Tempio Pausania, “Sardegna: il tramonto di un paradiso”, documentario presentato ieri in città.

Tempio Pausania, 17 apr. 2016-

Intuizione o casualità? La data di presentazione a Tempio del film documentario “Sardegna: il tramonto di un paradiso” avviene alla vigilia di un appuntamento referendario di estrema importanza. L’Italia viene messa dinanzi al quesito se scegliere di interrompere le trivellazioni (le ultime, in virtù di concessioni pluridecennali, cesserebbero nel 2034) o se continuare, senza soluzione di continuità, a farsi del male, così come da tempo, da sempre si potrebbe dire, sta facendo.

Il film dei 7 ragazzi sassaresi, i Lion’s Lab, studenti con la passione delle riprese video, supportate da un bagaglio invidiabile di passione, competenza e di attaccamento alla propria terra, denuncia alcune delle troppe brutture che la Sardegna ha subito e continua a subire. Il tramonto di un’utopia, potremmo chiamarla, quella della industrializzazione selvaggia che  ha provocato ferite insanabili, se non dopo decenni di risanamenti che vengono scritte in agenda, quasi sempre alla vigilia di appuntamenti elettorali, e poi disattese come una sentenza di morte che si sta solo rinviando e lasciando ai posteri.

Se qualcuno avesse ancora la speranza che la politica possa servire  a qualcosa, stanti così le cose, si deve ricredere. Ci ha provato qualche commento superfluo, inadeguato del pubblico, a sottolinearne un’importanza che ci si ostina ancora a definire volontà. Questa politica, che vive e si alimenta del potere di Mister Saras, o dei suoi simili, incentrato escluisivamente sul profitto, senza badare a chi e a cosa si viene a danneggiare, è del tutto inservibile. Lo stesso illusionista in platea ha reiterato il suo messaggio di abitante di un mondo parallelo dove proababilemente egli vive, che “se la politica ha fallito, la stessa può ancora salvare“. Azz…che illuminato! Non ce ne saremmo accorti se non fosse intervenuto con cotante pillole di saggezza idiota!

Adeguato invece il commento di Fiorenzo, uno che non te la manda a dire, e che ha definito nauseante la politica del sentiero, quella stolta direttiva che si vuole seguire sulla traccia di qualcun altro, come se fare ciò che hanno fatto i nostri padri sia la migliore delle soluzioni. Se i nostri padri sono stati quelli che il film ha evidenziato, chiaramente. Rompere i legami col passato, autodeterminare il futuro, fare una vera rivoluzione culturale, questo si deve fare. Lo hanno dimostrato i 7 ragazzi, con assoluto distacco dalla politica da cui hanno preferito non ricevere sostegno a supporto economico al loro lavoro. Hanno viaggiato, documentato, ci hanno messo la loro bella faccia pulita e convincente, si sono presi le loro responsabilità senza demandare né domandare. Un esempio! Una lezione, quella loro, che vale quanto una qualsiasi carica istituzionale, tale è la forza, il coraggio e la determinazione. A proposito di istituzioni…dov’erano ieri le persone che avrebbero dovuto occupare quelle sedie di prima fila miseramente vuote? Tutti invitati e tutti assenti! 

Allora che fare?

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Un momento della partefinale della serata di ieri

Nella parte finale del bellissimo documentario lo dicono: la Sardegna non è terra di selvaggia industrializzazione, le conseguenze sono quelle che fanno casistica nei tabulati dell’incindenza altissima di patologie tumorali, derivate manco  dirlo, dai poco ossigenati scarichi industriali, dall’inquinamento dell’aria, dal deposito a terra di milioni d polveri sottili che uccidono, persone, animali e terre. La Sardegna è bellezza, è natura, è turismo, è mare, spiagge, tradizioni, agricoltura, è vino e cibo sani. La Sardegna non è e mai sarà altro. Quale sentiero dunque? Occorre una vera rivoluzione che può partire anche da questi 7 giovani sardi che hanno avuto coraggio e che stanno provando a dimostrare nelle scuole (ancora poche per la verità), nei comuni dell’isola, già 25 proiezioni prima di ieri, al ritmo di 3/4 alla settimana, ovunque. Hanno iniziato da Porto Torres che sta pagando in maniera disastrosa le conseguenze della petrolchimica. Tumori come se povesse e stato di allerta quotidiano sullo stato dell’aria. Risanamenti? Certo che si, c’è solo da sapere quando arriveranno le prossime elezioni.

Bisogna che le scuole vedano questo filmato, i miei alunni – ha detto una maestra elementare presente – stanno facendo un lavoro molto interessante sulle biomasse, sui rifiuti e su come si devono smaltire“. Ecco, questi sono i messaggi da lanciare. Questo è l’impegno dei nostri docenti, prendere coscienza e provare a scardinare questa mentalità ottusa che “tanto non cambia nulla”. Proviamo tutti a crederci un tantinello di più e non lasciare soli questi ragazzi.

La taga consegnata a Lion's Lab da Nicola Fenu di Save Limbara
La targa consegnata a Lion’s Lab da Nicola Fenu di Save Limbara

Bello il gemellaggio, consolidato da una targa consegnata alla fine, tra Save Limbara, iniziativa di un “allor solitario Don Chisciotte” Nicola Fenu, che ha voluto sancire questo rapporto che dev’essere intrecciato tra tutti, giovani e meno giovani, tra chi con intelligenza e sensibilità, vuol dire “Basta!”.

“Sono sardo e per me essere sardo significa avere in custodia quello che mi hanno lasciato”. Migliori parole nel film non si sono sentite. Bravi a quiesti ragazzi e a tutti coloro che decidono di prendere in mano il loro destino e provano a cambiarlo se lo stesso ha preso quel “sentiero” tracciato da chi ha lucrato, sperperato e ha permesso che la Sardegna fosse terra di conquista per mercenari del nord o arabi o faccendieri che giocano ai dadi la vita dei sardi.

Ecco l’intervista a Carlo Gaspa, il regista del film e a Nicola Fenu, fondatore di Save Limbara che invito a seguire nella pagina social e nel sito web.

Amare la tua terra non è un obbligo, è un dovere, non è un semplice atto d’amore, è un gene che dev’essere trasmesso in eredità alle generazioni che verranno.

Antonio Masoni

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