Tempio Pausania, Secondo incontro per il Paolo Dettori, una decisione attesa da parte degli altri comuni del distretto.

Tempio Pausania, 8 mag. 2018-

Era il secondo appuntamento quello di stasera dalle 18.30 presso la Sala di rappresentanza del Municipio di Tempio contro la recente chiusura del reparto di Ginecologia e Ostetricia. Un’altra occasione per fare il punto sugli sviluppi dell’intesa scaturita dall’Unione dei Comuni proprio nell’incontro previsto stamani e che ha visto, finalmente, una unanimità a favore di ulteriori ordinanze contro l’ATS sempre improntate alla immediata riapertura del reparto.

Oltre al sindaco Biancareddu e al vice Aisoni, anche gli assessori Quargnenti, Marotto, Lattuneddu, i consiglieri Pirrigheddu, Pirinu, Pala, Aurora Careddu e l’avvocato del comune l’avv. Giusy Demuro.

Alla luce di ulteriori gravissime deficienze nel nostro ospedale, che mano mano che trascorrono i giorni vengono evidenziate, le contromisure appaiono inderogabili, urgenti e soprattutto forti. Sono state proposte delle Mamme di Gallura, stasera presenti in gran numero, degli amministratori e da altri cittadini presenti alla riunione. Le vie politiche sono state tutte percorse, quelle diplomatiche hanno funzionato sino a che non ci si è resi conto che a decidere era soltanto una persona strapagata per tagliare teste e che persino la legge appena varata era del tutto inconsistente e semplicemente una facciata per coprire quello che, come dicevamo, sta avvenendo sotto gli occhi di medici e sanitari sempre più preoccupati che il destino sia stato già scritto.

Le notizie giungono tutte negative, manca tutto, dal farmaco più banale ai presidi indispensabili, dai medici che sopperiscono come possono alle lacune in organico ai troppi viaggi verso altri ospedali, Olbia in primis, che stanno provocando disagi e rischi continui specie se si tratta di partorienti. La situazione sta peggiorando di giorno in giorno e preoccupa che una insufficiente, per non chiamarla inutile, classe politica stia passivamente assistendo alla fine della sanità pubblica nell’isola.

Come ribadito già altre volte, se Tempio piange, altrove non si ride di sicuro. Questa decisione assunta dall’ATS e dal suo direttore piemontese, sta provocando la fine della sanità pubblica sarda. E dire che questo signore, spalleggiato quanto basta per caricarsi anche la responsabilità di avere fatto tutto da solo, è stato scelto proprio per questo. C’erano 250.000 ragioni per scrivere il suo nome, ce ne sono appena due per giudicare il suo operato: Una bastardata, a danno dei sardi, e nel caso di nostro interesse, dei galluresi. E tutto per far quadrare bilanci, ridimensionare sprechi (dove stanno gli sprechi?), mettere la croce rossa su servizi fondamentali in un ospedale, decidere anche che a Tempio non si nascerà mai più, forse a Tempio si potrà morire; di malattia, ma anche di attese, di sofferenze, di banalissime appendiciti, per viaggi di speranza con le contrazioni in atto, di una classe di uomini subdoli che risultano pure apprezzati per la loro vigliacca opera di distruzione. Che bellezza, cari lettori, sapere che a questo aguzzino abbiano anche dato 250.000 euro all’anno per disintegrare la casa della salute in Sardegna e nessuno che mai ne abbia chiesto la testa. E chi lo dovrebbe fare se non la stessa coalizione politica che ne ha favorito la poltrona? E cos’altro ci si deve aspettare da questi consenzienti politici che già non abbiano abbondantemente dimostrato in 4 anni di lavoro? 

La lotta si farà e sarà anche dura, questo si è detto stasera e si stanno mettendo a punto, come già riferito nel precedente incontro, tutte le possibili strategie. Dalle ordinanze di tutti i sindaci del territorio alle vie legali che stanno proseguendo il loro iter, dalla ricezione di ogni singola mail che attesti interruzione di servizio e denuncia immediata alle autorità militari (Carabinieri), alla occupazione degli uffici regionali a quella dei comuni del territorio sino ad un corteo di accoglienza se il direttore ATS Moriano deciderà di arrivare a Tempio dove sarà accolto dal tripudio gioioso di tutti noi.

Antonio Masoni

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