Tempio Pausania, un comunicato del F.I.U., Fronte Independentista Unidu dall’Assemblea degli attivisti.

Tempio Pausania, 23 feb. 2015-

La Nazione Sarde vive una fase storica di profonda frustrazione.

Coalizioni di centro destra e centro sinistra italiane si alternano a governare l’avanzata irrefrenabile di un deserto sociale, economico e culturale oramai dilagante di cui sono al tempo stesso causa ed effetto.

La società sarda sta precipitando nella miseria più nera. Ogni giorno decine di giovani e meno giovani abbandonano la nostra terra per non farvi più ritorno e ad ogni tornata elettorale assistiamo al pietoso spettacolo di avventutieri senza arte ne parte che si propongono come novatori e salvatori al medesimo tempo, alimentando il circolo vizioso di povertà, clientelismo, parassitismo, passività come accade nelle peggiori e più arretrate civiltà decadenti.

Il movimento indipendentista ha finora rappresentato una speranza per una grande fetta della popolazione, riscuotendo simpatia e attenzione crescente. Seppure profondomante diviso e frastagliato in mille componenti l’indipendentismo ha difeso efficacemente la nostra terra dal pericolo nucleare, ha contribuito a realizzare progetti economici alternativi alla monocultura del terziario e all’emigrazione, ha denunciato i danni causati dall’inquinamento industriale e post-industriale, ha sostenuto i comparti vivi della nostra economia e diffuso una nuova sensibilità su tematiche di fondamentale importanza come la democrazia energetica, ha sostenuto e rilanciato il dibattito sulla lingua e sulla cultura sarda come fattore di crescita, di modernità e di apertura al mondo.

Oggi l’indipendentismo è attraversato da un dibattito molto forte al suo interno.

Una parte di chi in questi anni si è dichiarato indipendentista ha deciso di unire il suo destino a quello dei partiti coloniali. Chi con il centro destra, chi con il centro sinistra, chi con la Lega Nord. Sembra folle ma è così, nel momento in cui sarebbe stato storicamente opportuno e razionale avviare un processo di ricomposizione nazionale delle forze di liberazione si è scelta deliberatamente la polverizzazione e il voltafaccia bruciando energie incalcolabili in termini di fiducia che pure in questi anni erano state capitalizzate. Invece la dirigenza di diverse organizzazioni indipendentiste o sedicenti tali ha preferito studiare soluzioni personali che potessero garantire ai propri capi ruoli di potere e di accesso a risorse economiche allettanti: nasce così il sovranismo.

Fortunatamente non tutti hanno seguito questi pifferai magici e attualmente il dibattito nel mondo indipendentista si sta facendo interessante anche alla luce di una generale ridefinizione delle analisi e delle strategie politiche.

Il Fronte Indipendentista Unidu è nato sulla spinta di una base indipendentista di garantire un processo democratico, partecipativo e trasparente all’indipendentismo e basandosi su un principio fondamentale: quello della non alleanza e non collaborazione con i partiti responsabili del disastro in cui versa la nostra terra.

Il Fronte Indipendentista Unidu non vuole e non può essere per statuto l’ennesima formazione indipendentista, perché di fatto ciò favorirebbe la disgregazione e non la ricomposizione del movimento di liberazione nazionale.

Pertanto il Fronte Indipendentista Unidu ha fin dalla sua nascita avviato processi di ricomposizione e di convergenza, sia a livello territoriale che nazionale, sia sul piato squisitamente politico che sui grandi temi della lotta all’occupazione militare, all’inquinamento industriale e alla lotta per il bilinguismo perfetto.

Il Fronte Indipendentista Unidu ha recentemente affrontato un serrato confronto interno attraverso un percorso pienamente democratico da cui sono emerse le seguenti delibere politiche:

1.       Il Fronte Indipendentista Unidu valuta positivamente la proposta maturata in seno a Sardegna Possibile dopo le elezioni regionali di aprire le porte ad associazioni, organizzazioni, movimenti, comitati e partiti che si vogliano riconoscere in una «comunità politica nazionale». Questa è una novità assoluta che non possiamo ne ignorare ne considerare tiepidamente. Dopo circa un quindicennio di settarismo e balcanizzazione viene fuori una interessante proposta di uno spazio politico dove movimenti civici e le diverse opzioni in cui storicamente l’indipendentismo ha trovato espressione possano convivere seguendo precise regole di convivenza democratica, sedersi paritariamente ad un tavolo comune (Sa Mesa), condividere valori comuni come il diritto democratico a decidere, ovvero il diritto all’autodeterminazione nazionale e l’indisponibilità di stabilire accordi con i fautori della miseria e della dipendenza economica, politica, sociale e culturale della nostra terra.

2.      Pertanto il Fronte Indipendentista Unidu farà richiesta scritta alla Mesa di Sardegna Possibile per entrare a farne parte e contribuire in questo modo alla costruzione di un serio e coerente patto nazionale capace di costruire una alternativa strutturata al sistema dei partiti coloniali e delle loro nuove stampelle “sovraniste”. Pensiamo infatti che la ricomposizione di due progetti politici nati per affrontare l’importante scadenza delle elezioni sarde e tutt’oggi in piedi sia da intendersi come un fatto di per se assai positivo e di contro tendenza alla diaspora, spesso incomprensibile, delle diverse componenti del movimento di liberazione nazionale.

3.      Pertanto il Fronte Indipendentista Unidu non solo decide di offrire il suo contributo militante e di competenze a questo nuovo corso intrapreso da Sardegna Possibile, ma invita calorosamente anche le altre associazioni,  i singoli, i sindacati e tutte le componenti indipendentiste a compiere la medesima scelta per iniziare a costruire  la dialettica del nostro metodo di liberazione, partecipato, civico e democratico, propedeutica alla costruzione del blocco nazionale.

Sappiamo che il percorso di ricomposizione strategica del movimento di liberazione nazionale non sarà ne facile ne lineare. Sappiamo anche però che si tratta di un passaggio storico fondamentale se vogliamo poter incidere nei reali rapporti di forza. Davanti a noi abbiamo un sistema politico, economico e sociale in completa decadenza ma che è ancora assai capace di mobilitare risorse e consensi facendo leva sulle paure, sulle speranze e soprattutto sugli interessi basici di gran parte della popolazione sarda. Un avversario potente capace di rigenerare ad ogni passo nuove illusioni e nuovi miti, tutti rigorosamente basati sulla dipendenza da ciò che viene proposto-imposto oltremare. Un tale progetto di dipendenza deve essere contrastato con tutta la nostra forza e serve una interconnessione di intenti, di competenze, di militanza fra chi ha dimostrato di essere organico agli interessi della nostra Nazione.

Nella recente storia del movimento indipendentista si è a volte avuta la capacità di stabilire un legame organico con le corde più profonde del sentire del nostro popolo. Si è però sempre trattato di rari istanti o di specifiche questioni che non riuscivano mai a massimizzarsi e a strutturarsi anche a causa del fatto che il movimento di liberazione non aveva una cabina di regia unificata.

Questo sarà il nostro compito: fare diventare questi singoli istanti tempo, queste singole esperienze storia. Questo è il motivo per cui il Fronte Indipendentista Unidu sceglie di cogliere questa scommessa, perché riteniamo maturo il tempo di uscire dalla fase tribale e populista dell’indipendentismo per andare a costruire un grande progetto di liberazione nazionale fondato sulla democrazia, la partecipazione e la coerenza.

Assemblea Nazionale degli attivisti del Fronte Indipendentista Unidu

Tramatza, 15 / 02 / 2015

Related Articles