Tempio Pausania, Un’altra decisione della Asl. Non è stata rinnovata la convenzione per il Paolo Dettori sui prelievi dei “linfonodi sentinella”.

Tempio Pausania, 11 ago. 2016-

Un’altra tegola che si abbatte sulle già ridotte facoltà del nostro ospedale. Da qualche giorno, si è venuto a sapere che non è stata rinnovata la convenzione tecnico-scientifica con un medico di medicina nucleare che si occupava presso il Paolo Dettori del prelievo del cosiddetto “linfonodo sentinella”. Cos’è un linfonodo sentinella?

fonte wikipedia

Al momento dell’intervento il chirurgo riesce a reperire il linfonodo sentinella osservandone la colorazione blu, se è stato usato il colorante vitale, o rilevandone l’alto tasso di radioattività, dovuto alla concentrazione del tracciante, mediante una sonda speciale, Gamma Probe, fatta passare in corrispondenza dell’area linfonodale (che può essere stata precedentemente marcata nel corso della scintigrafia).

È allo studio un metodo sperimentale, volto a evidenziare il linfonodo sentinella nel cavo ascellare senza ricorrere a traccianti radioattivi. Il protocollo di ricerca, validato dal Ministero della Salute, prevede l’utilizzo di un colorante biologico e non radioattivo – il verde indocianina o ICG. L’ICG viene iniettato sottocute nel quadrante interessato dalla neoplasia, in sala operatoria, appena dopo l’induzione dell’anestesia generale. A questo punto, stimolato da una lampada a raggi infrarossi, il colorante diventa fluorescente e si può vedere e seguire il suo percorso sottocute, fino al raggiungimento del linfonodo sentinella.

La corretta individuazione del linfonodo sentinella, in mani esperte, raggiunge valori molto alti, del 95-99%, se vengono usati insieme il colorante vitale e il tracciante radioattivo e consente di esaurire il trattamento chirurgico della neoplasia in un’unica seduta.

La metodica è stata proposta negli anni ’70 nella terapia del cancro del pene e del testicolo. Nel 1989 cominciò a essere impiegata nel trattamento del melanoma e successivamente, alla metà degli anni ’90, in quello del cancro della mammella[per estendersi, infine, a tutti gli organi.

Il successo della tecnica, che ormai è parte integrante della terapia chirurgica dei tumori maligni, è legato all’importanza delle risposte che l’esame istologico può fornire:

  1. La presenza di metastasi nel L.S. attesta che è in atto una diffusione locale del tumore. Non permette di stabilire il grado di coinvolgimento della catena linfatica ma, avendone accertato lo stato patologico, pone un’indicazione precisa all’exeresi della neoplasia ‘allargata’ anche a questa struttura (linfoadenectomia radicale).
  2. Il mancato riscontro di cellule neoplastiche nel L.S. porta a escludere la diffusione della malattia, almeno a livello linfatico. In questo caso tuttavia si possono sollevare alcune obiezioni:
  • il risultato potrebbe essere negativo in quanto per errore tecnico o per preparazione insufficiente non è stato prelevato il linfonodo sentinella.
  • si potrebbe trattare di un ‘falso negativo’. Cosa possibile ammettendo che le metastasi, per qualche motivo, abbiano saltato il L.S. raggiungendo direttamente quelli successivi.
  • la mancanza di metastasi nel linfonodo sentinella non esclude che possano essere presenti in altre vie linfatiche.

A questi dubbi, che in qualche misura inficiano l’attendibilità dell’esame, sono state date risposte convincenti, nel corso degli anni, da numerosi studi scientifici sull’argomento. Nella maggior parte dei casi si tratta di ricerche che riguardano la patologia mammaria, settore in cui la biopsia del linfonodo sentinella si è rapidamente affermata come valida alternativa allo svuotamento linfatico del cavo ascellare. Oggi pertanto si ritiene che:

  • l’impiego combinato del metodo della colorazione vitale associato a quello radioisotopico permette di identificare il L.S. nella quasi totalità dei casi (dal 93% al 99%)
  • dal punto di vista della stadiazione oncologica la biopsia del solo L.S. si pone come valida alternativa alla dissezione ascellare radicale essendo risultata predittiva in oltre il 95% dei casi.
  • la presenza di metastasi nel linfonodo sentinella giustifica la linfoadenectomia radicale ascellare. La loro assenza, in una determinata categoria di tumori, la controindica.

Allo stato attuale, questa mancata conferma di una pratica chirurgica che veniva eseguita nel nostro ospedale e che, come avete letto sopra, riguarda essenzialmente il cancro alla mammella, che come noto ha un’incidenza nella popolazione altissima, e che dà nel breve tempo risultati pari al 100% quasi di attendibilità, pone il quesito del perché si continui a togliere servizi indispensabili e dirottare tutto ciò che normalmente si faceva qui, all’ospedale olbiese. Vero che la biopsia veniva eseguita altrove, ma vero anche che appare incredibile che tutto sia taciuto senza una vera ragione, se non quella sbandierata dei costi. 

Siamo veramente all’assurdo!!

Non bastassero turnazioni disumane del personale dei vari reparti, non bastasse l’accorpamento, seppur temporaneo (?) di tre reparti in uno, non bastasse nemmeno sapere che un sesto piano del Paolo Dettori, rimesso a nuovo per l’Otorino, con tanto di cerimonia in pompa magna e annessa messa con benedizione, è oggi un magazzino, non bastasse ancora che in alcuni reparti il personale, sottoposto ad un vero massacro di troppo lavoro, non goda da anni di ferie (un monte giorni da spavento!), si continua a perpetrare un massacro nella sanità pubblica. Siamo stanchi tutti, di assistere impotenti a questo esagerato fuoco di fila di abusi e soprusi. Il tempiese, per sua natura, ama più le feste dell’ospedale, è cosa risaputa, meglio il “circenses al panem”, ma che ci si svegli in questa città addormentata. Ci si unisca per un bene comune di importanza vitale per tutti, si provveda ad una manifestazione collettiva dove dovrebbero tutti coinvolti, nessuno si escluda. Il nostro ospedale ha bisogno di tutti, che anche le classi che vanno in giro per il circences si coalizzino per organizzare un presidio fisso esterno all’ospedale, che venga mobilitata tutta l’opinione pubblica, che la si smetta di pensare al proprio orticello e chi ci si batta senza se e senza ma per qualcosa che merita sostegno a priori. Sappiate che i sanitari hanno mani e bocche legate, non cucite però. Venga dal popolo, non un grido di dolore ma un’adunata collettiva che sbatta in faccia, a questo strisciante malcontento da facebook, un’azione di popolo. Vera lotta non battibecchi da tastiera e presunzioni e ironie e bla bla bla. 

Antonio Masoni

 

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