Tempio Pausania, Cinque gravissimi aspetti di criticità della revisione costituzionale targata Renzi/Boschi, di Giuseppe Palma. Rubrica economica a cura di Antonello Loriga.

Tempio Pausania, 14 set. 2015-

Fonte scenarieconomici.it

Ho già scritto molto sulla elaboranda revisione costituzionale  (il cosiddetto DDL Boschi), quindi non mi dilungherò.

Coloro che volessero approfondire le mie critiche e i miei suggerimenti potranno (ri)leggere questi miei precedenti articoli:

Oltre a quanto appena premesso, preciso di aver scritto e pubblicato – già nel 2013 – un personale progetto di revisione costituzionale, intitolato: “Progetto di riforma alla Parte Seconda della Costituzione italiana. Semipresidenzialismo e fine del bicameralismo” (Editrice GDS, maggio 2013), pubblicato come dossier anche sul sito della FondazioneASTRID (Fondazione per l’analisi, gli studi e le ricerche sulla riforma delle istituzioni democratiche e sull’innovazione nelle amministrazioni pubbliche): http://www.astrid-online.it/risultato-ricerca/index.html?q=Progetto+di+riforma+alla+Parte+Seconda+della+Costituzione+italiana.+Semipresidenzialismo+e+fine+del+bicameralismo&docType=&qautore=Giuseppe+Palma&startDate=&endDate=&searchDate=0

Il mio suddetto progetto di riforma veniva altresì inserito nella BIBLIOGRAFIA PARLAMENTARE  (Camera dei deputati), quindi a disposizione di tutti i parlamentari: http://storia.camera.it/bpr/faccette/*:*?aut=Palma+Giuseppe#noNav

Ciò detto, nonostante abbia più volte inviato suggerimenti sia a parlamentari che a membri del Governo, nessuno sembra più curarsene (fatta eccezione per un iniziale interesse che nel tempo è andato scemando).

In questa sede mi limiterò ad evidenziare – succintamente – cinque gravissimi ASPETTI DI CRITICITA’ della revisione costituzionale che l’attuale Legislatura intende portare a compimento (il testo è già stato approvato dalla Camera dei deputati e attualmente – sempre in prima lettura – è all’esame del Senato della Repubblica. Una volta giunti all’approvazione del medesimo testo da parte di Camera e Senato, bisognerà attendere almeno tre mesi per l’eventuale approvazione, sempre da parte di entrambi i rami del Parlamento, in seconda lettura):

1) eliminando il bicameralismo paritario, l’elaboranda revisione costituzionale non prevede un adeguato sistema di PESI e CONTRAPPESI idonei a supplire alcune funzioni di garanzia insite nel bicameralismo perfetto. A tal proposito, come avevo io stesso previsto nel mio progetto di riforma, una buona soluzione sarebbe stata quella di prevedere l’elezione diretta del Presidente della Repubblica (cioè un Capo dello Stato eletto direttamente dal popolo e con maggiori attribuzioni) in un momento diverso dell’elezione del corpo legislativo. Dotarsi di un sistema sostanzialmente monocamerale (con una legge elettorale che assegna il premio di maggioranza alla lista “vincente” e non alla coalizione) e di un Presidente della Repubblica eletto dai partiti produrrà, ne sono certo, gravissimi danni al funzionamento democratico delle Istituzioni;

2) secondo quanto previsto dal testo oggi all’esame del Senato, il bicameralismo paritario sopravviverebbe in alcune materie come ad esempio la revisione costituzionale. Tuttavia, la decisione di prevedere un Senato NON ELETTIVO (composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori a vita) crea non poche criticità sotto l’aspetto dellalegittimazione democratica di un organo non eletto che sarebbe investito addirittura della “funzione costituente”. E medesimo discorso vale anche per l’elezione del Presidente della Repubblica, il quale verrebbe eletto – se la riforma del PD restasse quella che conosciamo – sia dalla Camera che dal nuovo Senato (in seduta comune), quindi anche da quei 100 senatori NON ELETTI. Pur prevedendo la riforma maggioranze più ampie per l’elezione del Capo dello Stato (2/3 dei componenti nelle prime tre votazioni e 3/5 dei componenti dalla quarta alla sesta votazione), dalla settima votazione sarà sufficiente la maggioranza dei 3/5 dei votanti e non dei componenti (in pratica una maggioranza assoluta travestita da finta maggioranza qualificata), quindi ad eleggere l’unica Istituzione di garanzia rimasta potrebbe essere la sola maggioranza parlamentare, la quale, con il superamento del bicameralismo paritario, si troverà nell’appetibile posizione di poter esercitare la dittatura. Ecco perché, di fronte ad un sistema monocamerale e ad una legge elettorale (Italicum) a forte vocazione maggioritaria, sarebbe stato opportuno prevedere – al fine di garantire la sussistenza di pesi e contrappesi – l’elezione diretta del Capo dello Stato, al quale sarebbero dovuti essere attribuiti maggiori poteri soprattutto in termini di garanzia. Ciò avrebbe comportato il mutamento della forma di governo da parlamentare a semi-presidenziale, ma – al cospetto del superamento del bicameralismo paritario – l’elezione diretta del Presidente della Repubblica avrebbe di certo garantito un adeguato bilanciamento delle attribuzioni ai diversi organi dello Stato;

3) la Parte Seconda della Costituzione sta per essere riformata da un Parlamento “eletto” attraverso meccanismi elettorali dichiarati INCOSTITUZIONALI (Corte Costituzionale, sentenza n. 1/2014). A tal proposito occorre sottolineare che, oltre a trattarsi di parlamentari NOMINATI e NON ELETTI, la composizione parlamentare dell’attuale Legislatura è gravemente delegittimata dalla circostanza che un numero elevatissimo di deputati e senatori siedono in Parlamento per effetto di un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale (la pronuncia di incostituzionalità ha riguardato anche la mancata previsione della facoltà per il cittadino elettore di poter esprimere le preferenze per i candidati). Avremo dunque un’ampia riforma costituzionale per mano di un Parlamento delegittimato. E se anche la Consulta è corsa a precisare in sentenza che il Parlamento è comunque legittimo nonostante l’incostituzionalità del Porcellum, le valutazioni giuridico-costituzionali non possono che essere tutte di natura critica;

4) uno dei Padri Costituenti, Piero Calamandrei, sosteneva (a ragione) che il Presidente del Consiglio dei ministri non dovrebbe mai essere presente nelle aule parlamentari durante le discussioni in materia di revisione costituzionale. L’elaboranda riforma, pur essendo formalmente di esclusiva competenza del Parlamento (secondo la procedura dettata dall’art. 138 Cost.), nella sostanza è stata scritta (ed imposta) dal Governo! E il Parlamento, sordo e schiavo, è ormai abituato a votare tutto quello che il Governo impone! Alla faccia del principio della separazione dei poteri! Ricordo ancora l’immagine di Matteo Renzi aggirarsi di notte nell’aula di Montecitorio poco prima che la Camera votasse il testo che oggi è al Senato;

5) al momento il testo della riforma è stato approvato dalla Camera dei deputati a soli COLPI DI MAGGIORANZA (con addirittura le opposizioni che uscirono dall’aula), e medesima violenza sta per essere consumata anche al Senato. Vi ricordo che la Costituzione è la Carta fondamentale dello Stato, quindi ogni tentativo di revisione chiederebbe il buon senso di trovare la più ampia convergenza possibile! La Costituzione del 48′ fu approvata a larghissima maggioranza; l’attuale revisione, invece, sarà probabilmente licenziata da una sola parte politica la cui composizione parlamentare è frutto – lo ripeto – di un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale!

Tutto ciò premesso, cari parlamentari e illustri membri del Governo, fermate queste inaccettabili violenze sulla nostra Costituzione! Non è una cosa di vostra proprietà! La Costituzione è l’ultima barriera a difesa della libertà e della democrazia; essa può essere, sì, revisionata nella sua Parte Seconda, ma non stuprata! Lo stupro e le violenze alle quali stiamo assistendo sono davvero inaccettabili! Fermatevi!

Chi afferma che bisogna “fare le riforme”, in fretta e a tutti i costi, dice solo idiozie! La Costituzione ci è stata lasciata in eredità dai nostri nonni ed è frutto della Liberazione dal nazi-fascismo. Ma non solo: la nostra Costituzione  è, soprattutto,  il risultato di Secoli di guerre, rivoluzioni, lotte sociali e sofferenze: 

  • che cos’è se non la proiezione dei Versi di “Marzo 1821” del Manzoni?
  • che cos’è se non la reazione naturale al sangue sgorgato dal petto di Goffredo Mameli?
  • che cos’è se non il frutto maturo dei principi contenuti nella Costituzione della Repubblica Romana del 1849? 

Se non si parte da tutti questi presupposti, non è possibile nutrire Amore alcuno per la Carta fondamentale dello Stato!

E se ve lo dico io ci potete credere, visto che – amandola – ho scritto un progetto di riforma alla Parte Seconda avendo nei suoi confronti tutto il rispetto, l’Amore e l’ammirazione possibili!

E concludo. Sembrerebbe ormai certo che, non essendo possibile – visto il contesto politico – raggiungere la maggioranza qualificata prevista dall’art. 138 Cost., la riforma sarà sottoposta (secondo quanto previsto dalla medesima disposizione costituzionale) areferendum popolare di tipo confermativo (cioè senza quorum costitutivo), quindi l’augurio è quello che i cittadini boccino questo scempio… Vox populi, Vox Dei!

Giuseppe PALMA

Related Articles