Tempio Pausania, i falsi miti dell’economia (3). Rubrica a cura di Antonello Loriga.

Tempio Pausania, 22 nov. 2014-

antonello loriga

      Uscire dall’euro sarebbe un disastro  FALSO!

Tornare alla Lira sarebbe in verità piuttosto semplice e, con le dovute cautele, non comporterebbe ricadute negative sulla nostra situazione economica.

Come primo passaggio, il governo dovrebbe ricominciare a tassare in Lire. Non avendole nessuno, si creerebbe immediato bisogno di Lire. Lo Stato quindi comincerebbe a pagare cittadini ed aziende (ad esempio rimborsi di tasse ecc.), dipendenti e fornitori in Lire, che in tal modo acquisterebbero subito valore.

È possibile che in questa fase iniziale la nuova Lira possa subire una svalutazione, ma sarebbe possibile anche l’opposto, ossia una rivalutazione. Dipende tutto dalla domanda. Così è stato ad esempio per l’Euro. C’è da tener conto anche del fatto che, in caso di svalutazione, migliorerebbe la situazione dell’export italiano.
In caso di svalutazione molto accentuata, del 30% ad esempio, lo Stato, riottenuta la sovranità monetaria, potrebbe comunque bilanciare la svalutazione con immissione di moneta in favore di imprese e cittadini.

      Se l’Italia tornasse alla lira farebbe default  FALSO!

Uno Stato in possesso della propria sovranità monetaria non può tecnicamente mai fallire, in quanto il potere di emissione di moneta gli permette di onorare sempre i debiti interni ed esteri.

Con la nuova Lira ci sarebbe inoltre la possibilità di attivare politiche monetarie per la piena occupazione. Lo Stato potrebbe mantenere la stabilità dei prezzi e controllare l’inflazione, ritirando, se necessario, la moneta in eccesso attraverso la tassazione.

Se l’Italia tornasse alla Lira adottando gli opportuni accorgimenti tecnici (vale a dire: con una Banca Centrale sottomessa al Governo, che emette moneta “fiat” non convertibile in oro o in altri beni, senza alcun ancoraggio a tassi di cambio fissi con altre valute, con piena libertà di fluttuazione sul mercato), riacquisirebbe la propria sovranità monetaria, e il governo si troverebbe nuovamente in una condizione di forza, perché potrebbe permettersi di effettuare scelte di politica monetaria in favore dei propri cittadini e gestire al meglio gli attacchi speculativi dei mercati di capitali privati.

E se non ci credete, ascoltate uno che se ne intende: “Se uno Stato ha moneta propria, un governo non potrà mai fare bancarotta a causa dei debiti emessi. Gli Stati Uniti sono sempre in grado di pagare ogni debito, perché possono sempre stampare moneta per farlo” (Alan Greenspan, economista statunitense, ex Governatore della Federal Reserve).

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      Se usciamo dell’euro i mercati ci puniranno  FALSO!

 Il problema è mal posto. In realtà non è che i mercati “puniscano” o “premino”: non hanno proprio una morale. Essi cercano solo di investire dove vedono l’opportunità di realizzare profitti e speculazioni.

Oggi sono i mercati ad investire nell’ideazione e realizzazione di progetti, idee, ricerca, addossando i costi sociali di queste attività sulla collettività (disoccupazione alta, crisi ambientale, globalizzazione nelle scelte). Se l’Italia, invece, tornasse ad avere la propria moneta, sarebbe il governo a poter investire per creare condizioni di piena occupazione e di pieno stato sociale. Potrebbe regolare l’economia in chiave democratica, contrastando con efficacia proprio la dittatura dei mercati, cioè tutte le distorsioni e gli squilibri causati dai mercati stessi.

       Se usciamo dell’euro i Paesi europei ci puniranno  FALSO!

L’Europa, e in particolare il sistema Euro, è la punizione.

Germania e Francia fanno le regole e gli altri Paesi le subiscono. La gabbia dell’Euro è un vero castigo, una dittatura finanziaria soprattutto per i Paesi del Sud Europa (Italia, Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo, i cosiddetti “PIIGS”).

L’Euro è un sistema criminoso attraverso cui si impongono perdita di sovranità, austerità e ricatti che finiscono per condannare all’impoverimento graduale fasce sempre più ampie di popolazione.

Basti pensare all’obbligo del pareggio di bilancio – vero e proprio suicidio politico ed economico che, su richiesta esplicita della Germania, l’Europa ha imposto nelle Costituzioni di questi Paesi attraverso la ratifica del Fiscal Compact, con l’obiettivo di far cedere definitivamente altro potere e sovranità agli organismi non eletti degli Eurocrati (Commissione Europea in primis).

Col  pareggio di bilancio lo Stato potrà spendere ogni anno solo un importo pari a quello che ha prelevato con le tasse dalle nostre tasche: anzi, nel Fiscal Compact il governo italiano si è impegnato a tassare in misura addirittura maggiore rispetto alla spesa (surplus di bilancio)!

Ricordiamo che la spesa pubblica finanzia le scuole, gli ospedali, i trasporti, in generale i servizi al cittadino. L’obiettivo è ricattare i governi futuri impedendo loro di fare scelte democratiche per accelerare le privatizzazioni (acqua e servizi pubblici essenziali in primis, in barba ai referendum popolari) che fruttano enormi profitti all’élite finanziaria e rendono schiavi noi consumatori di beni primari (il fenomeno è chiamato in gergo tecnico “captive demand“).

Consideriamo poi il caso di Paesi che, come Svezia ed Inghilterra, non hanno aderito all’Euro, ma fanno parte comunque dell’Unione Europea: questi Paesi non subiscono diktat e ricatti da parte degli altri Stati, conservando piena autonomia in politica economica e monetaria. Peccato che l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, certo in modo non casuale, consenta l’uscita unilaterale dall’Unione Europea, ma non dall’euro. Pertanto, non certo per colpa nostra, il recesso dalla moneta unica deve necessariamente andare di pari passo con l’uscita dall’Unione Europea.

Del resto avremmo un enorme appiglio nel  fatto che, come fa notare il Prof. Guarino, rinomato costituzionalista, la disparità di trattamento fra i vari Stati viola l’articolo 11 della Costituzione italiana (l’Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie”).

Se l’Italia uscisse dall’Euro, altro che punizione: sarebbe una vera liberazione anche per tutti gli altri Paesi prigionieri di questo incubo.

      La MMT è quella teoria americana che incoraggia l’emissione di denaro all’infinito   FALSO! 

L’emissione di denaro è una prerogativa di ogni Stato sovrano, che può decidere se e come usare lo strumento della MMT (Modern Money Theory) non certo per “stampare denaro” e basta, ma per arrivare al pieno impiego di cittadini che oggi sono obbligati alla disoccupazione o al precariato (come milioni di giovani e non solo).

Le persone “assunte” dallo Stato non dovrebbero venire impiegate tanto nella produzione di beni di consumo, quanto piuttosto in molteplici attività e servizi atti a migliorare la qualità della vita dei cittadini nel rispetto dell’ambiente, come per esempio: asili, ospedali, servizi sociali, tutela dei beni ambientali ed artistici, protezione civile, ricerca e sviluppo delle fonti energetiche alternative, creatività, edilizia ecc.

Con la MMT l’emissione di denaro è, pertanto, connessa alla produzione di beni e servizi (c.d. spesa produttiva). Non si spinge mai oltre agli obiettivi di piena occupazione in relazione alle risorse del Paese, non crea inflazione.

Inoltre i cittadini sono visti come risorsa collettiva e non come merce da sfruttare. (1)

Ricordiamo tuttavia che nessuno Stato dell’Eurozona è sovrano: perciò, per poter conseguire lo scopo descritto, occorre recuperare la sovranità nazionale e monetaria.

(1) Si veda ad esempio:
Warren Mosler, La disoccupazione è un crimine provocato  da chi non capisce la moneta moderna

Mathew Forstater, Piena occupazione e sostenibilità ambientale

 

      Il pareggio di bilancio serve a risanare l’economia   FALSO!!!

Uno Stato che spende più denaro, in favore dei propri cittadini ed aziende, di quanto gliene toglie tramite le tasse (cioè uno Stato che spende a deficit di bilancio) è oggi diventato illegale e anticostituzionale.

Lo Stato è, pertanto, obbligato al pareggio di bilancio (cioè se darà 100 in ricchezza finanziaria dovrà come minimo toglierne altrettanti con le tasse). Meglio ancora, però, se realizzerà il surplus di bilancio (cioè se darà 100 e toglierà ad esempio 150). In pratica saremo matematicamente impoveriti.

Questa regola è stata inserita nella nostra Costituzione modificandone l’art. 81, così come previsto nel Fiscal Compact di cui l’Italia è firmataria.

Il governo avrebbe potuto ottenere questa rigidità di bilancio anche senza modificare la Costituzione, ad esempio attraverso l’introduzione di un’altra legge ugualmente vincolante, ma la maggioranza qualificata dei nostri politici, da buoni “servitori”, ha agito nel pieno impegno di volerci impoverire.

Da notare che, come detto sopra, la spesa pubblica riguarda le scuole, gli ospedali, gli asili nido, i trasporti, i servizi al cittadino.

      Il denaro che guadagniamo è di nostra proprietà    FALSO!

Il denaro che usiamo sostituisce il baratto e rappresenta una sorta di compromesso tra due persone che compiono uno scambio.

Il denaro è una risorsa finanziaria data in cambio di un bene reale all’atto dell’acquisto. Vendendo un bene reale acquisisco un bene finanziario (il denaro).

Il denaro è un’idea rappresentata da cifre sul tuo conto corrente o da contante, ma il denaro non è una merce ed ha valore solo se esistono due soggetti, uno che lo spende ed un altro che lo accetta.

In realtà ogni banconota rappresenta un credito che passa da un creditore all’altro. In pratica rappresenta il debito che il compratore ha verso il venditore. Possedere una banconota significa avere in mano la garanzia di accettato pagamento futuro. E’ come se qualcuno ci avesse lasciato un documento che attesta la riscossione di un credito che passa dalle sue mani alle nostre.

Lo scambio di denaro in realtà è una cessione di credito da un individuo all’altro.

      

      Se non fossimo entrati nell’Euro l’Italia sarebbe fallita   FALSO!

L’Italia è nel pieno vortice della crisi dell’euro, che costringe i suoi cittadini in una condizione di continua sudditanza e ricatto, proprio a causa dell’Eurozona, e non “nonostante” essa.

L’ingresso nella moneta unica è stata una delle cause principali del declino economico e sociale italiano degli ultimi 20 anni. Con una politica economica espansiva, e conservando la sovranità monetaria (o meglio recuperandola, perché l’aveva persa già fin dal 19811), l’Italia avrebbe potuto salvaguardare meglio la domanda interna, tutelando cittadini ed imprese.

In piena sovranità monetaria e grazie alla spesa a deficit positiva, l’Italia della “Liretta” dal dopoguerra era riuscita ad entrare nel G7 (cioè nel Gotha dei sette Paesi più industrializzati al mondo), e negli anni ’70-’80 aveva il più alto tasso di risparmio privato al mondo. Risparmio privato oggi quasi del tutto azzerato dalle politiche economico-finanziarie perseguite a partire dall’entrata nell’Euro.

(1) A partire dal divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia del 1981, la Banca d’Italia non è più stata obbligata ad acquistare in via residuale i titoli del debito pubblico italiano non venduti in asta ai privati: un fatto che segna l’inizio della perdita del potere di mantenere i tassi d’interesse al livello desiderato da parte del Tesoro. Da quel momento la spesa per interessi sul debito pubblico esplode.
Si vedano ad esempio:
http://www.youtube.com/watch?v=FGZZ4s2udSM
http://memmt.info/site/dove-e-andato-a-finire-il-risparmio-delle-famiglie-italiane/

L’obiettivo politico del pareggio di bilancio è quindi quello di  impedire ai governi futuri di poter fare scelte politiche democratiche di spesa in favore della popolazione, ovviamente a tutto vantaggio delle azioni speculative private.

Il fine di quest’azione ricattatoria e criminale è favorire la distruzione della democrazia e accelerare il processo delle privatizzazioni già da molto tempo in atto (come detto, acqua e servizi pubblici locali in primis, in barba ai referendum popolari!!!), che fruttano  ingenti profitti all’élite capitalistica e al contempo rendono i cittadini sempre più intimoriti e sudditi.

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