Tempio Pausania, Cara Immacolata!

Tempio Pausania, 23 dic. 2015-

Ci sono storie che si devono raccontare per forza. In esse esistono tutti i componenti di questa nostra società famelica, assetata di spazi e denaro, al punto che conta poco se, alla fine, viene innaffiato solo qualche orticello mentre altri si seccano.

Ho, abbiamo, in tanti, un’amica comune, una donna che si è ritagliata una sua precisa collocazione nella nostra comunità. Lo ha fatto con competenza, capacità, professionalità, amore e determinazione. Doti che le appartengono, che sono insite nelle sue enormi qualità, lavorative e umane.

«Cara Immacolata, l’aver parlato con te l’altra sera, dentro quella bibilioteca che è la tua vita, mi ha illuminato e confuso. Da tempo, ormai, l’ascolto è parte vitale della mia personalità, me ne godo ogni giorno la preziosa alleanza che mi sorregge, mi sostenta come un buon cibo e diventa l’arma in più per difendermi da chi preferisce la bocca alle orecchie. Da sempre, e lo sai bene, nutro per te una vera gratitudine, in ragione della tua instancabile dedizione al  lavoro, alla direzione di una delle migliori biblioteche sarde e alla gestione di un teatro pregiato che, grazie a te e alle tue altrettanto preziose collaboratrici e collaboratori, hai preservato e tutelato in tutti questi lunghi anni.

Sapere, come sanno tutti, che è finita , mi ha fatto sprofondare nel più desolante stato di malinconia, quello dei “perché?”, dei “ma com’è possibile!”, dei troppi risvolti oscuri di questa vicenda. Inspiegabile, assurda, vigliacca.

Mi conosci e sai che, aldilà di questa mia propensione al bicchiere mezzo pieno, sono anche un uomo schietto che non si è mai, e dico mai, nascosto, anche quando avventate prese di posizione personali, mi hanno fatto apparire agli occhi di tanti, come il “detrattore”, il cattivo che vuole rovinare l’immagine di Tempio, che critica a priori. Tu, sai molto bene che il mio ruolo, esattamente come quello tuo, è sempre stato di infinito amore per questa comunità, che ho cercato, al pari tuo, di esaltare nelle sue potenzialità ancora inespresse e nel suo ruolo guida di questo territorio che è “unità” solo quando ci tolgono ciò che abbiamo sempre conosciuto e vissuto, mentre diventa prepotente ed insensibile singolarismo, quando ci si trova davanti all’insaziabile “fame” di qualche soggetto.

La gratitudine, si sa, non appartiene al genere umano. Oggi prevalgono gli interessi, i numeri, le conoscenze, i passpartout che aprono porte inaccessibili a tanti di noi, l’intraprendenza che prevarica liceamente o in maniera oscura. Il contenuto, alla fine, è quello che conta meno, così come quella profonda sapienza che hai sempre mostrato nel tuo lavoro.

Sono addolorato, e dopo averti ascoltato, lo sono ancor di più. Nelle tue parole leggevo un pianto nascosto. Una creatura che hai gestito meglio della tua stessa casa, che hai contribuito, tu con tutti gli altri addetti, ad iniziare da Marco, a farla apparire quell’opera d’arte che è sempre stata, ora è lontana da te, dalle tue meticolose e puntuali organizzazioni, sempre all’altezza e sempre col sorriso.

Un altro pezzo di storia che si perde, un altro baluardo di certezze che se ne va, insieme alla convinzione che la riconoscenza non è mai esistita. Oggi, ti danno il ben servito in ragione di una gara d’appalto dove l’offerta concorrente, è stata portata ai minimi termini, pur di non perdere l’orto vicino, si preferisce investirci una somma che  non potrà mai coprire le spese per farlo produrre.

Azioni che, nel tempo, abbiamo visto tante volte, accompagnate dall’imprimatur di chi bada solo a 10 cent di risparmio senza valutare come andrà a finire quella nuova gestione. Come dire, si percorre la strada nuova, incerta e irta di incognite e si lascia la sicura, strada vecchia, quella che ha assicurato l’efficienza, la professionalità. la sicurezza e l’arrivo ai grandi traguardi.

Non ti dico altro, solo  che in te ho sempre avuto un’amica più che un’interlocutrice, che conosco bene anche la  forza e la determinazione che hai sempre posto nel tuo lavoro e che non smetterai mai di avere.

Forza cara Imma, Tempio non deve esserti solo riconoscente per il tuo lavoro, Tempio deve capire che non si può sempre vivere assoggettati al solo, unico plenipotenziario delle nostre peculiarità migliori. Per quanto possa valere il mio parere, Il Teatro sta a te e alla tua gestione come un neonato sta alla sua madre.

Buon Natale, amica cara!»

Antonio Masoni

 

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