Tempio Pausania, A Millantar mancano le risposte perché non si possono fare domande…. tuttavia….

Tempio Pausania, 15 mag. 2018-

A Millantar esistevano delle regole severe, regolate da un altrettanto Regolamento severissimo che aveva regole e regolette regolamentate da regoli regolari. Tant’è che quando Tarlok emetteva le sue ordinanze a Fake City, scriveva sempre “Regolare!” e uno si chiedeva se fosse un avviso di regolare qualcosa, la manopola del combustore per esempio, oppure un’asserzione che imponeva di eseguire in modo normale un compito oppure un aggettivo che asseriva che era una cosa “regolare”.  Chessò, tipo…”com’era il salotto ieri?” “Regolare, come al solito!”. Il senso lo da, come tutti sanno, il tono della voce ma in una ordinanza che tono volete ci sia? Era lasciato tutto alla libera interpretazione dei lettori.

Tuttavia, proprio perché regnava da anni l’incertezza della manna dal cielo, procrastinata di mese in mese, vi era più di uno che qualche domandina se la faceva. A tavola, quando gli esodati dal salottificio Clen Clen si apprestavano a spartirsi il parco banchetto, si parlava e anche tanto. In casa di Gaius, il prode eroe che osò fare una domanda e a cui fu mozzato il dito medio per evitare insani gesti, si era soliti sbottare all’indirizzo del Re, non sempre con tenere e virtuose parole bubboliche (equivalenti a bibliche) bensì con bestemmie che laceravano l’aria come fulmini sparati dallo psicotrone metafisico e metà quantico.

” Tiè, prenditi questo sbuffo gastrico, puzzolente Re delle acciughe stitiche” – gridò un giorno Magnacapra, la sorella di Gaius (assatanata per essere stata esclusa tre anni prima dalle ancelle di corte), dopo aver emesso una violenta puzzetta dalla finestra di casa. In casa tutti risero ma si sa, il diavolo fa le pentole e si lascia i coperchi. Quelle urla e quel fetore furono intercettati dalle spie che oramai erano dappertutto. La famiglia fu catturata in flagranza di scoreggia e arrestata in massa, previo taglio dell’altro dito medio di Gaius. Ora, non chiedetemi perché fu amputato solo lui che già aveva 4 dita alla mano destra e che ora ne aveva 4 anche a sinistra. A domanda rispondeva che aveva 16 dita perché lo stesso destino era già segnato anche per quelle dei piedi.

REGOLAMENTO: detto del regolamento che regolamentava le regole regolari, esso più volte fu disatteso. Serpeggiava, come scritto, il malcontento perché tutti volevano la manna e la manna era una epocale presa per il culo. Lo sapevano o non lo sapevano che la manna era una bubbola derivata dalle minchiate quantiche del Re?

Vi porto in dote qualche piccolo esempio di come fosse cagionevole il cervello dei millantariani fidelizzati, proteso alla ricerca del mondo migliore ed in realtà dentro la più gigantesca bubbola del pianeta.

Nel duemiladiciaspettami del A.T. (Anno Tarlok), com’è scritto nel testo Sacro, a pagina 11-11-11 del paragrafo 1500, si legge quanto segue.

“Erano anni duri, ma talmente duri che il prode Farò Palaz, fu inviato nel deserto del Webinar, terra arida e senza acqua manco a pisciarla. Farò era un abilissimo muratore che fu mandato a costruire un villaggio UGUALE nel deserto. Mai era stato in un deserto e per non aver timore di attacchi missilistici dalle basi militari di Sticaz, che ricorderete essere stato un possibile finanziatore rispedito al mittente, furono temerari seppure cagati addosso. Sticaz odiava Tarlok ed aveva giurato di fargliela pagare per l’oltraggio subito a Fake City. Palaz portò con se l’amico fraterno Tor Mura, sgobbone dedito all’edilizia casereccia. Il loro compito era di visionare e evidenziare (toh, tutto torna sempre alla Stabilo!) il villaggio UGUALE da edificare nel giro di 6 mesi millantariani, equivalenti a 200 anni terrestri. Presero la corriera CQ24 delle 2.30 del mattino perché il deserto del Webinar era lontanuccio qualche migliaio di chilometri millantariani, cioè, circa meno quasi, 2.000 chilometri terrestri.

“Vedrai Tor – disse Farò – quanto ti piacerà il Webinar! Esso è una distesa di sabbia, ma meno della spiaggia di Mogadiscio dove siamo stati la volta scorsa”.

“Bah – rispose Tor – a me basta che si lavori,mi va bene tutto”

Arrivati sul posto, strabuzzarono gli occhi dinanzi alla immensità e Farò, ancor più atterrito del suo VCME (vice capo muratore esperto), disse:

“Andiamocene subito prima che arrivi il cemento!”

Tornarono dopo due anni a palazzo e si recarono da Tarlok. Entrarono genuflessi, come voleva il copione e con la testa china, dissero al Re.

“Re, ma dove cazzo ci hai spediti? Davvero volevi costruire un villaggio UGUALE sul Webinar?”

“Pezzi di merda di cammella veneta! E tornate così? Dopo tutto questo tempo non mi avete portato nemmeno un africaans in dono?”

“Ma noi dovevamo visionare ed evidenziare la costruzione di….

“Taci Palaz! Secondo te io ti mando perché voglio costruire qualcosa? Ora uscite in giro e raccontate le meraviglie del Webinar, di cosa avete già edificato che non voglio ritrovarmi a maggio senza una cazzata da raccontare al popolo!”

“Ma Sire – disse Tor – non abbiamo fatto nulla laggiù”

“Nulla? Lo chiami nulla? Avete fatto tanto invece. Avete da imparare che bisogna raccontare balle e più ne racconti e più la gente ti segue. Prendi, per esempio, sora Ninfa, la pompista. Lei parla di angeli e di divinità al popolo e in cambio secondo voi cosa chiede il popolo?”

“Una pompa? – azzardò Tor, il più spregiudicato dei due.

“Esatto, una banalissima,umile, etica, spirituale, mistica, epocale…POMPA! Lei accende la luce con una pompa e tutti sono felici. Capite?”

“Oh si – dissero libidinosi i due e lasciarono il palazzo per raggiungere Sora Ninfa e le sue epocali pompe.

Le domande, i dubbi, furono abolite dall’inizio della Fuffa, perché è lecito domandare ma è discrezionale non rispondere. E, a Millantar, regnava la discrezione.

Seguirono anni terribili, con i millantariani con le domande sulla punta della lingua. Li vedevi dubbiosi e timidi che non riuscivano neanche a parlare bene. Avevano sempre la bocca impastata, come se i denti li avessero lavati con la merda di cammella veneta che sul pianeta certo non difettava. Si incontravano in strada e si scambiavano parole in una strana lingua tipica di chi ha la bocca piena di merda, seppure mistica onomatopeica e meditativa.

“Zao, zome ztai (Ciao, come stai)?”

“Zo bwene. E zu?”

“Bwene gwazie”

Mentre Suorpaolina ammoniva su idiotbook i millantariani a colpi etici di vaffa, Fra Gandolfo da Norcia seminava pietre preziose aspettando che crescessero alberi luccicanti di gemme e Truffarelli dettava le tabelline ai suoi discepoli:

” 1×1?” “1”, rispondevano in coro i giovani rampolli del pianeta- “Bravi!!””vediamo ora se conoscete la tabellina del quidocoin. 1×1500?” ” Un cazzo””” “Bravissimi, siete sulla buona strada, continuate così raga…avete un futuro!

La quiete regnava apparente su Millantar perché nell’ombra della Fuffa spuntò un nome nuovo di trinca, tal Tontini LTD Financial Zero, esperto di cartomoneta di cacca a doppio incasinamento criptico. Ma questa è un’altra storia che vi narreremo la prossima volta….continua

Antonio Masoni

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