Tempio Pausania, Abbanoa: delitto e castigo di una S.p.A. che in 10 anni ha raddoppiato le tariffe.

Tempio Pausania, 26 lug. 2018-

Un po’ di storia:

Con la Legge regionale n.29 del 17 ottobre 1997, la Regione Sardegna ha disciplinato la riorganizzazione del servizio idrico ad uso civile nel rispetto dei principi stabiliti dalla Legge nazionale n.36 del 1° maggio 1994, a sua volta adottata in recepimento della normativa europea.
La legge regionale prevede la razionalizzazione della gestione dell’acqua potabile, attraverso l’individuazione di un unico ambito territoriale ottimo (Ato), di un unico gestore, di un’unica tariffa. Ai comuni e alle province della Sardegna, riuniti in consorzio obbligatorio, denominato Autorità d’Ambito, è attribuito il compito per l’attuazione della riforma e la funzione di regolatore del nuovo sistema organizzativo idropotabile.
Con l’affidamento del servizio idrico integrato a un unico gestore, identificato nella società consortile Sidris, costituita dalle società di gestione esistenti (Esaf spa, Govossai spa, Sim srl, Siinos spa e Uniaquae spa) in funzione della loro fusione è stato avviato il processo di integrazione e di riorganizzazione dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione, riguardanti anche le restanti gestioni comunali che devono essere acquisite dal gestore unico. La fusione di queste società di gestione è stata realizzata dando origine ad Abbanoa spa, società a totale capitale pubblico locale, essendone soci i comuni della Sardegna. La società Abbanoa è subentrata così nell’attività svolta dai precedenti gestori e nei contratti di fornitura ai clienti.

Abbanoa spa parte  dal gennaio del 2006, anno in cui il gestore dei servizi idrici integrati della Sardegna diventa unico. Fu il governo regionale di Renato Soru che aveva eseguito già le prime sforbiciate ad Enti ritenuti inutili e eccessivamente costosi, accorpamenti di Enti che in precedenza erano autonomi, tagli a destra e a a manca, a determinare  l’adesione per tutti i comuni sardi al nuovo gestore idrico. Abbanoa acquisisce tutto del servizio idrico.

fonte La Nuova Sardegna: In linea di principio dovrebbe funzionare come una società che fa utili, ma ha il peccato originale di essere a capitale pubblico e di essere controllata dalla politica. Gli stessi sindaci detengono quote azionarie. Perciò agli amministratori delegati, nominati dalla politica, veniva male storcere il naso di fronte a impianti di potabilizzazione in condizioni pietose, impianti mal progettati e senza manutenzione, e reti formato colabrodo. I vertici di Abbanoa alla fine si tappano il naso, e prendono tutto, senza accertarsi delle condizioni e del contenuto del pacco. 

Debiti. Non basta: oltre ai buchi delle condotte, Abbanoa eredita anche le voragini di bilancio scavate dalle precedenti gestioni. Circa 50 milioni di euro all’anno, perdite che la Regione copriva con risorse pubbliche. Insomma, neanche nata Abbanoa si ritrova senza liquidità e con conti in rosso per 157 milioni di euro. Lo strumento per non affogare in questo mare di debiti, erano gli introiti delle bollette e il salvagente che la Regione prometteva di lanciare: una progressiva capitalizzazione societaria. Ma sino al 2013 non è mai stata realizzata se non per 33 milioni di euro. Poi nel 2014 finalmente Abbanoa incamera 142 milioni, e 20 milioni nel 2015, 15 milioni nel 2016 e 10 milioni nel 2017. Solo a distanza di 12 anni la capitalizzazione è completa. 

Ma prima, quando le casse erano esangui, c’erano solo le banche a elargire soldi. Nel 2012 i debiti ammontavano a 106,63 milioni di euro nei confronti delle banche e ben 283,77 milioni di euro nei confronti dei creditori (le cifre nel 2016 si ridimensionano rispettivamente a 69,04 milioni di euro e 145,87 milioni di euro).

L’idromostro, come fu ribattezzato, è una voragine, un colabrodo che si ritrova a fare i conti con reti idriche fatiscenti, che deve far fronte alla situazione debitoria con l’appesantimento delle bollette. La cosa, di cui tutti ci siamo resi conto, è che i costi si sono ingigantiti e quel bene prezioso, che prima non incideva nella spesa se non per cifre ridotte e alla portata di tutti, è diventato negli anni un peso enorme e per di più senza avere da  due anni e mezzo  il conforto della potabilità.

Qualche contabile, scrupoloso e attento, ha fatto ci conti del rincaro delle bollette a partire proprio dalla nascita della S.p.A., dal 2006. Il prospetto tabellare si riferisce ad un consumo di circa 200 m³ di acqua all’anno per un residente (nucleo familiare).

Si nota intanto l’importo raddoppiato con la crescita esponenziale delle percentuali del rincaro. In 11 anni di questo servizio, è stato calcolato che ogni contatore abbia calcolato oltre 4.000 € di spesa. Pazzesco! Chiaro che le tariffe tengono conto di un consumo medio e di un nucleo familiare di poche persone. La spesa, sale di molto a seconda del numero delle persone e dell’uso dell’acqua. Bastano però questi costi per evidenziare quanto scritto all’inizio. E’ giusto pagare l’acqua ma non è giusto sopperire ai debiti della società con le nostre bollette e e con le continue ricapitalizzazioni di una società da subito fallimentare. Oggi l’acqua, che nel frattempo, è sempre non potabile, ha costi proibitivi per una famiglia media già oberata da tassazioni esagerate e dal costo del quotidiano che è diventato impossibile.

In passato, spesso, abbiamo invocato il ritorno alla gestione municipale dell’acqua, anche perché nei comuni (sono una ventina) dove, a suo tempo, non si aderì ad Abbanoa, il costo dell’acqua è irrisorio e la gestione delle acque proprie  ha prodotto solo vantaggi alla popolazione.

A Tempio, ma anche altrove, oggi l’acqua rappresenta un bene di lusso e sono state tante in questi anni le polemiche e le giuste rivendicazioni su bollette stratosferiche. Persino la class-action, proposta qualche mese fa, nacque dall’esigenza di non dover pagare i conguagli illegittimi per un bene che ha avuto anche troppe interruzioni di servizio continue a causa della rete obsoleta. Nel caso di Tempio la non potabilità dell’acqua di rete nel quinquennio 2011/2015 i è perdurata per 151 giorni. E tutt’ora persiste, dal gennaio del 2016 quando un’ordinanza del sindaco vietò espressamente l’uso dell’acqua in quanto non potabile.

Alla luce di qualcosa di cui tutti ci siamo resi conto in questi 12 anni di gestione Abbanoa, ossia dell’inadeguatezza del servizio e del rincaro delle tariffe, resta in piedi una presa d’atto dell’amministrazione civica e della popolazione che le cose non potranno che continuare su quella falsariga della tabella esposta. Pagheremo sempre di più e di acqua potabile, manco a parlarne.

Antonio Masoni

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