Tempio Pausania, Devono o vogliono tappare il buco? Perchè mica convince questo fatto che a pagare siano sempre gli stessi.

Tempio Pausania, 18 dic. 2015-

Tappare il buco, questo il “necesse est” della Sanità in Sardegna, dove gli sprechi sembrano usciti fuori all’improvviso come coriandoli a Carnevale. Lo strano è che sono coriandoli tutti dello stesso sacco, spacciato per una sanità più moderna ed efficace, più consona ai tempi di  tecnologie avanzate (e gli acronimi che si sono inventati per dare quel certo non so che al nome vero!!), che sembra la sola arma capace di dipanare la matassa. E si fa presto a disegnare una cartina geografica, tracciare i confini dei territori meritevoli e di quelli che devono solo “pagare” il tributo maggiore per i cosiddetti sprechi. Quindi si disegna una cartina che assomiglia sempre più a ciò che scrivevo tempo fa. Una cornice bellissima ed all’interno una crosta senza senso e valore. Premialità alla cornice, ai suoi incredibili e fantasmagorici servizi, tipo le strade di collegamento, e svuotamento strategico di tutto ciò che nell’interno vi è compreso, persone e risorse, senza distinzione. 

I 400.000 euro di sprechi sono stati individuati a Tempio e a La Maddalena, per restare in Gallura, e in altri centri sardi, sede di presidi sanitari, rei di aver gettato incalcolabili denari per uno scopo maligno e sciatto: avere cura dei pazienti. Cosa orribile, di questi tempi, dove la gente si ammala come non mai di ogni patologia esistente per sport e per puro diletto. Quindi si taglia, e giù la mannaia!

“Divide et Impera”, il motto latino più usato, per provocare rivalità e discordie tra popoli della stessa terra, onde giustificare un dilagante potere occulto di lobbies finanziarie truccate da manager, nemmeno tanto mascherate con la Kandura addosso, o impalpabili distrazioni di masse con persone che si scannano sui social, a colpi di vaffanculo.

Si sa, il potere logora chi non ce l’ha e noi in alta Gallura non ce lo abbiamo più. La millenaria cultura, decantata farsa dei nostri tempi, la nostra storia stessa, è stata surclassata dai nuovi arguti dominatori del proscenio politico ed imprenditoriale. Dunque, non potendo contare più su una tutela politica mafiosa e arrogante, ci si rivolge ad una ribellione, quasi sempre assopita, di pochi che provano a svegliare gli animi offesi nella dignità ma incapaci di provocare un legittimo putiferio di genti, tale da spaventare, almeno, il famelico pescecane insaziabile.

E così avviene, reparti accorpati, mancanza di personale sanitario che non può essere sostituito né integrato, un servizio veterinario che prima agiva in autonomia territoriale ed ora è stato inglobato nelle fauci del precedente pescecane, turni massacranti del personale medico ed infermieristico. Sino a farlo scoppiare e giustificare la chiusura “per mancanza di numeri”. Beh, provateci voi a far sopravvivere un’azienda di prodotti ittici se nel mare non c’è più l’acqua. 

Notizia di questi giorni, è lo spostamento probabile  dei veterinari da Tempio ad Aggius. Motivo? Pare che la ASL non abbia rinnovato il contratto di locazione degli uffici appositi, ubicati nel palazzo Belvedere, per mancanza di fondi. La soluzione? O si trovano locali del Comune da mettere a disposizione, oppure si trasferisce tutto ad Aggius, comune che a quanto pare dispone di questi locali. A Tempio che resta? Non lo so! Se va via il tribunale, a breve toccherà alla scuola pagare il conto salato degli sprechi e quindi si attueranno contromisure idonee per toglierci qualche istituto perché mancano i numeri. Però a pagare sono sempre gli stessi, così come a legiferare e decidere sono sempre gli stessi arroganti imbonitori di efficienza e modernità, in giacca e cravatta o con la Kandura addosso.

Non ci vorrei cadere nella trappola del campanilismo, perché ho sempre creduto nel “territorio”, ma oggi mi rendo conto che la diplomazia politica non ha dato nessun esito e che a finire in padella sono sempre gli stessi poveri pesciolini. E qualcuno vuole convincermi ancora che la spending review non c’entra con la sanità e che la stessa in Sardegna ha spazio di autonomia piena. Beh, lo stiamo vedendo.

Antonio Masoni

 

Related Articles