Tempio Pausania, gli intellettuali a cosa servono? Riflessioni di Lucio Verre.

Tempio Pausania, 16 dic. 2014-

Lucio Verre
Lucio Verre

Sento spesso dire da amici e conoscenti che la tal persona si dà delle arie, è polemica e ha sempre da criticare. Effettivamente esistono persone così. Quando si discute hanno sempre (o quasi) una risposta per tutto o hanno sempre una opinione propria che diverge da quella di tutti gli altri; molte volte danno l’impressione che si diano delle arie, che si mettano in “cattedra” per insegnare agli altri, che si sentano superiori agli altri “comuni mortali”. Vogliono sempre essere al centro dell’attenzione e si mettono in evidenza in ogni occasione. Ogni volta che si cerca di prendere una decisione formulano critiche e innescano polemiche senza fine. Spesso cercano di imporre la propria idea a scapito delle altre ostentando una sicurezza che non ammette repliche. In alcune occasioni simulano una falsa umiltà che cerca di nascondere il loro vero pensiero. Ebbene sì! A primo acchito sono effettivamente molto antipatici. Ma vorrei fare anche alcune riflessioni sul perché si comportano così e cercare motivi di attenuazione dei giudizi negativi. Intanto c’è da dire che molti di questi comportamenti sono tipici di una categoria di esseri umani che si possono definire “intellettuali” (anche questo termine è associato all’antipatia). Chi sono costoro? Intanto, per cominciare, di essi si può dire che sono afflitti da una grave forma di patologia: la curiosità; sono curiosi per tutto ciò che li circonda: per la natura, gli esseri umani, la conoscenza della storia, dell’arte, della scienza, dei mestieri manuali, ecc. Tutto li incuriosisce; e allora leggono, si informano, chiedono spiegazioni, approfondicono, studiano sui libri, seguono le trasmissioni culturali e di informazione, leggono perfino tutte le etichette apposte sui cibi che comprano al supermercato. La loro malattia è il sapere. Ma cosa fanno di questo sapere? Ebbene lo regalano e lo fanno gratuitamente. Quando sono in compagnia cercano di donare agli altri quello che hanno imparato, con tanto sacrificio, per il puro desiderio del dono; non hanno nessun guadagno a fare tutta quella fatica per spiegare ciò in cui credono e sono spesso insistenti perché credono fermamente nelle idee e negli ideali di cui sono portatori. Certo non hanno sempre ragione e spesso sbagliano, come tutte le persone. Ma se non avessero quella sicurezza come potrebbero fare a difendere le proprie opinioni. Anche se eccessivamente sicuri e polemici sono loro che mantengono il livello democratico elevato; sono loro che si ribellano al potere anche a costo di rimetterci personalmente; sono loro che, esprimendo senza paura le critiche, cercano di modificare le decisioni prese troppo superficialmente; sono loro che si fanno carico di disobbedire a ribellarsi alle ingiustizie; sono loro che tendono a modificare le convenzioni sociali e a promuovere l’innovazione; sono loro che vedono sempre più avanti degli altri e sono proiettati nel futuro; sono loro che criticano le tradizioni quando non permettono lo sviluppo umano; sono loro che si caricano del peso di combattere per un mondo migliore. E’ vero! Non sempre riescono nel loro intento; a volte falliscono; a volte, credendo di migliorare, scivolano in comportamenti peggiori di quelli che hanno criticato; a volte indulgono troppo a pensare di essere nel giusto. Ma cosa sarebbe il mondo senza di essi? Basta percorre la storia del genere umano; saremmo in preda a dittature di ogni sorta impegnate a ridurre gli esseri umani a un branco di pecore ubbidienti e intente solo a brucare. Certo un po’ di narcisismo fa parte integrante degli intellettuali. Ma non è superiore al narcisismo che è normalmente accettato in altre categorie di persone che si mettono in mostra. Pensate agli attori, ai musicisti, agli artisti in genere, ai politici; di recente anche i dirigenti pubblici e privati sono afflitti dalla sete di successo pubblico. In questi casi però siamo abituati ad accettare l’eccentricità senza discuterla. Perché per gli intellettuali non è così? Forse dovremmo difenderli di più; difendere il loro ruolo sociale, che ci è utile, e sostenerli, senza fastidi e senza invidia, ma sempre dicendogli, a viso aperto e senza astio, dove sbagliano. Forse dovremmo ascoltare con attenzione quanto dicono e gli allarmi sociali e naturali che evidenziano, senza emarginarli nella consuetudine di ancoraggio alla nostra pigrizia intellettuale. Gli intellettuali sono scomodi e “faticosi”, ma ci aprono sempre mondi nuovi e ci fanno vedere il retro delle medaglie. Cerchiamo, per il bene comune, di non farli scomparire dalla vita sociale.

Gli intellettuali si annidano in ogni categoria sociale. Certo sono presenti in massa tra le attività culturali: insegnati, docenti universitari, presidenti di associazioni, ecc. Ma si incontrano ovunque: tra gli imprenditori, tra i dipendenti, tra gli artigiani, tra gli operai, tra i contadini, solo per fare degli esempi. Anche il genere non fa preferenze; donne e uomini sono egualmente colpiti dal piacere della conoscenza. Allora forse dovremmo sforzarci tutti per diventare noi stessi un po’ più intellettuali, per migliorare la nostra vita. Non deleghiamo più a altri l’esercizio del pensiero.

E per riderci un po’ sopra, vi racconto una storiella “universitaria” dopo quella “carabiniera”.

Il Signore un giorno decise di creare un essere superiore tra gli uomini; un essere che avesse una grande intelligenza, una statura morale al di sopra di tutti, una affabilità e una competenza meravigliose, una cultura immensa, una capacità decisionale infallibile, una lealtà senza mezze misure. Quel giorno il Signore creò il “DOCENTE UNIVERSITARIO”. Dopo qualche tempo, essendosi accorto di avere generato un essere troppo perfetto, decise di equilibrare la situazione creando il suo opposto: un essere spregevole, falso, ipocrita, avido, egoista, stupido, ignorante. Quel giorno il Signore creò il “COLLEGA DEL DOCENTE UNIVERSITARIO”.

Buona giornata a tutti.

 Lucio Verre

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