Tempio Pausania, Ho visto la povertà e non mi è piaciuta, di Antonio Masoni.

Tempio Pausania, 4 nov. 2015-

Oggi, ho conosciuto la povertà, una signora irrispettosa che mi ha parlato attraverso una sua figlia illegittima, vittima di un coito occasionale. Aveva occhi tristi e abbassati a terra, mani indurite dalla fatica e quel pudore che lascia sgomenti, intriso di rabbia e solitudine, di perse speranze e urla silenziose drammaticamente indecenti. La povertà mi ha guardato e ha parlato con me, un dialogo tra sordi che non hanno bisogno di chiarirsi nulla. Era tutto evidente, dalla desolante casetta, vuota come la vita che trafigge al costato e descrivibile come una poesia ermetica. Una mossa di scacchi giocata da un destino beffardo, un cazzotto allo stomaco ad un peso piuma da un mediomassimo furioso.

Aveva tuta in acetato e capelli raccolti, su una faccia sbiadita dal dolore, occhi spenti, piccoli,  dentatura aguzza e sottile, dove si contavano gli spazi vuoti, come un domani che non arriva mai. La notte forse potrà cancellare quel ritratto di false illusioni sino al mattino dopo, quello che riaprirà la conta infinita delle tristezze vissute, dei dolori patiti, delle umiliazioni subite.

La povertà mi ha sorriso, per un attimo. Ho risposto timidamente a quella circostanza non attesa,  inviatami senza averla richiesta né provocata. Non me l’aspettavo e ho sentito il groppo che mi saliva in gola.

Ho deposto le armi e mi sono allontanato da lei. Sulla strada di casa ho pianto, un misto di lacrime confuse con la pece nera che avvolge le anime dei nuovi desaparecidos di questa umanità allo sbando, di questi figli di un Dio minore che non sai mai dove trovino la voglia e le forze per continuare la guerra con questa vita bastarda.

La vita non insegna mai abbastanza all’umanità che mi circonda, me compreso. Siamo tutti avvezzi a studiare dal Bignami della vita, da quello spicchio di terra che ci coltiviamo e dal quale non siamo capaci ad uscire. Che c’importa in fondo? Che cosa contano i poveri in questo mondo di poveri ma fottutamente disinteressati verso chi sta male?

Questo pensiero mi brucia ancora. Dal finestrino della macchina mi andrebbe di sventolare un fazzoletto bianco, segno di resa ma anche di quella purezza vista coi miei occhi, quella grande dignità che oggi la povertà mi ha voluto insegnare. Non basta però, penso che il non ribellarsi ad essa sia ancor peggio che provare a rifuggerla dal nostro quotidiano.

Domani, forse, la rivedrò ancora in qualche altra tuta o con la sigaretta accesa e proverò ad insultarne la causa, gridando a chi non la conosce: pensiamoci, non giudichiamo, aiutiamo in silenzio chi cerca di allontanarsene. La povertà è il peggiore dei crimini ma chi la subisce è stato ammazzato due volte almeno. La prima volta quando è nato, la seconda quando è morto davvero di disperazione.

Il male più grande e il peggiore dei delitti è la povertà (George Bernard Shaw)

Antonio Masoni

Related Articles