Tempio Pausania, L’Analisi Transazionale, “Per i lettori più esigenti: Berne e Freud”, di Rita Brundu (7^)

Tempio Pausania, 26 feb. 2018-

L’Analisi transazionale, argomento particolarmente sentito ed importante. Prosegue il viaggio, a cura di Rita Brundu, alla scoperta di noi stessi e del mondo delle relazioni interpersonali. Per chi volesse riprendere dall’inizio questo percorso informativo a questi numeri i relativi articoli precedenti della stessa autrice:   –  – 3°-  –  –

La divisione tripartita della personalità nel modello degli Stati dell’Io ci ricorda un altro famoso modello tripartito, quello di Sigmund Freud, che suggerì l’esistenza di tre “entità psichiche”: Il Super Io, l’Io e l’Es. Nei suoi primi scritti Berne ha tenuto molto a sottolineare la differenza tra il suo modello e quello di Freud. Prima e più importante osservazione: gli Stati dell’Io Genitore, Adulto e Bambino sono ciascuno definiti in termini di segni comportamentali “osservabili”. All’opposto il Super- Io, l’Io e l’Es sono concetti puramente teorici. Non potete guardarmi o ascoltarmi e dire se sono “nel Super- Io”, ma potete giudicare attraverso l’osservazione se sono nello Stato dell’Io Genitore. In secondo luogo gli Stati dell’Io si riferiscono a persone con specifiche identità, mentre le tre entità psichiche freudiane sono generalizzate. Quando una persona è nello Stato dell’Io Genitore non sta semplicemente agendo in modo genericamente “genitoriale”; sta riproponendo i comportamenti, le emozioni e i pensieri di uno dei “suoi” genitori o figure genitoriali. Quando è nel Bambino non si limiterà a comportarsi “da bambino”; esibirà dei comportamenti che ha messo in atto durante “la sua infanzia” accompagnati dalle emozioni e dalle esperienze che li accompagnavano. Il modello freudiano e il modello degli Stati dell’Io non sono la stessa cosa, e nemmeno sono due cose contradditorie. Sono semplicemente modi diversi di definire la personalità (da “L’analisi transazionale, guida alla psicologia dei rapporti umani”, che ho già citato).

Bene, a questo punto, spero abbiate il desiderio di leggere un libro di Berne. Se sì, io vi consiglio “Ciao!… E poi?” La psicologia del destino umano, Ed. Bompiani.

FREDERICK PERLS e la terapia della GESTALT

Ma, per il momento, continuate a leggere: “Nati per vincere”, Analisi Transazionale con esercizi di Gestalt. Constaterete come alcuni terapeuti, per raggiungere l’obiettivo desiderato, si avvalgano di terapie diverse. In questo caso M. James e D. Jongeward integrano l’Analisi transazionale con un altro metodo di approccio ai problemi umani: la terapia gestaltica. Nell’Analisi Transazionale il soggetto raggiunge l’autoconsapevolezza soprattutto cognitiva, su un livello razionale, spesso analitico; mentre nella terapia della Gestalt la visione interiore si focalizza soprattutto sul processo emotivo. Come ben potete considerare, entrambi gli approcci potranno essere di valido aiuto per raggiungere “l’insight” completo di voi stessi. Uso il termine inglese con un po’ di dispiacere perché a me piacerebbe usare esclusivamente quelli italiani, ma…è un termine ormai entrato nel linguaggio corrente anche della psicoterapia italiana. Ma adesso concentriamoci nella terapia gestaltica che Frederick Perls ha sviluppato e, soprattutto, su alcuni dei metodi usati all’interno di questa. Secondo Perls vi sono personalità prive di totalità, in certo modo “frammentate”, consapevoli cioè solo di una parte di se stesse. Scopo della terapia della Gestalt è di aiutare le persone a diventare un tutto unico e completo, consapevoli di queste loro parti “frammentate”. Unicamente di Perls è la “tecnica della sedia”.

I suoi strumenti sono: a) la “sedia calda” destinata alla persona che ha scelto di sperimentare la terapia; b) una sedia vuota posta davanti a quella calda e sulla quale la persona proietta le diverse parti di se stesso; l’opzione c) sarebbe una bella scorta di fazzolettini per chi verserà le lacrime…! Con la tecnica della doppia sedia, il soggetto può raggiungere la consapevolezza delle proprie “parti frammentate” dando inizio a un dialogo e agendo in vari ruoli, cambiando sedia ogni volta che cambia ruolo. L’impiego della “sedia calda” può aiutare a chiarire anche i rapporti fra persone diverse. A immagina che B stia seduto sulla sedia di fronte a lui e gli parla dicendogli quello che realmente pensa. Diventa poi B e risponde ad A. Vengono così, a volte, alla superficie risentimenti o sentimenti mai rivelati; ma che, una volta riconosciuti, possono venire capiti e risolti.

Ma, secondo me, ancora più interessante è l’interpretazione dei sogni che si può fare seguendo la teoria di Perls, che dice: “…tutte le diverse parti del sogno rappresentano frammenti della nostra personalità…ciò che dobbiamo fare è unificare i diversi frammenti del sogno”. In altre parole il sogno, tutto il sogno, è il sognatore. Ogni persona e cosa che appaiono nel sogno rappresentano qualche aspetto di chi sogna.

Vi faccio un esempio: giorni fa io ho sognato una coppia (un uomo e una donna) che si avvicinavano pericolosamente a un mare in tempesta, incuranti delle onde che sferzavano gli scogli. Io li osservavo da lontano, come in un video, e commentavo come fossero arditi e spericolati nel fare questo. Provavo apprensione e dolore nel guardarli. Non capivo il senso, e ho provato la tecnica di Perls. La donna della coppia ero io, ma ero io anche il mare in tempesta, le onde e gli scogli; e mio era pure il commento e il sentimento d’apprensione e di dolore. Ho provato a ricostruire il puzzle. E, considerando che in questo periodo ho ripensato spesso a una mia storia d’amore molto coinvolgente che risale al 1979, ho realizzato che il sogno ricostruiva perfettamente quella storia! Il mare in tempesta rappresentava metaforicamente come mi sentivo all’interno di quella storia; le onde e gli scogli , invece, il dolore che mi sferzava non solo l’anima ma anche il corpo. Ed ero sempre io che, dopo tanti anni, l’osservavo con apprensione e dolore.

Quest’altro esempio lo ritroverete continuando a leggere “Nati per vincere”: un uomo faceva un sogno ricorrente, in cui compariva sempre un tavolo. Quando gli venne chiesto d’immaginare se stesso come un tavolo, borbottò: “Che sciocchezza! Io non sono una scrivania!”. Ma, con un po’ d’incoraggiamento riuscì a superare quella che potremmo dire la paura del palcoscenico e iniziò la sua recita:”Sono un grande tavolo. Sono pieno zeppo di cose degli altri. Ognuno ammucchia qualcosa su di me. Mi scrivono sopra. Mi pungono con le loro penne. Mi usano soltanto e non posso muovermi”. Ad un tratto esclamò:”Ma sono proprio io! E’ vero! Proprio io, come una scrivania, lascio che tutti mi usino e tutto quello che faccio è starmene seduto lì”.

Provate anche vi a ricostruire i frammenti di un vostro sogno, ricordando che solamente voi potete farlo. Infatti “solamente voi” conoscete bene la vostra storia. E’ unica. Diffidate quindi di quelle persone che propongono delle teorie d’interpretazione valide universalmente per tutti. E’ come quando con l’Analisi Transazionale analizzate il vostro copione: esclusivamente voi lo potete fare. Il terapista, o qualsiasi altra persona, può solo darvi un aiuto.

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