Tempio Pausania, l’arte denigratoria si nutre di polvere e espelle letame. In declino il «faccio e lascio fare».

Tempio Pausania, 5 dic. 2014-

Rare volte a Tempio ci si entusiasma per qualcosa. La natura dei tempiesi è questa. Fondamentalmente apatici e distaccati  dal “made to Tempio”, di solito cerchiamo in altri luoghi e in altri laghi (cit. Valerio Scanu) i riferimenti culturali ed artistici; al punto che disperdiamo le risorse, quelle poche destinate alla musica, ricercando altrove ciò che potremmo avere tranquillamente in casa. Certo, manca la cosiddetta popolarità dei nostri talenti e, nel caso di Mario, è stata necessaria una passerella importante per poter esprimere il proprio talento. Mi domando e dico, ma qualcuno  cavalca il carro dei vincitori? Io credo di no,  perché nulla ci deve Mario, o chi per lui. Si chiama appartenenza. Sissignori! Qualcosa che sfugge di mano per cose decisamente importanti e che invece ritroviamo in cose apparentemente futili, ma solo in apparenza. Quando un nostro artista, come in questo caso, ha giocato le sue carte e lo ha fatto con bravura, forse anche con un pizzico di fortuna, abbiamo il dovere di NON essere menefreghisti e identificarci in quella esplosione di popolarità di cui anche noi, nel nostro piccolo, facciamo parte. Se Mario va avanti, è la città che si da una buona ragione, nella sua rottamata esistenza, di sopravvivenza e deve cercare di fondere identità con la ricaduta di possibili buone cose.

Quali? Beh, immaginate solo il fatto che Mario davanti a milioni di telespettatori citi il nome della città, cosa che ha fatto spesso. Tempio Pausania sarà la città di nascita di un artista che si sta proiettando nella musica che conta. Quando un nostro talento nell’arte, o in qualsiasi altro campo dello scibile, ha visibilità oltre i confini territoriali e regionali, è sempre un ottimo veicolo  per far conoscere la nostra città.

A volte mi sorprendo che certi dettagli siano visti come fumo negli occhi e che ancora sopravvivano individui che, aprioristicamente, si distanziano da questo specifico evento e da altro.

Categorie? Sono i nullafacenti,  i finti intellettualoidi, gli apatici cronici, i senzatesta, gli elucubratori del “no buono”, quelli che giocano a tamburello con l’intelligenza, coloro che stanno in prima fila storcendo il naso persino alle cosce della Bellucci, individuandone la caviglia ingrossata. Perché noi altri siamo imbecilli, travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, gli stolti che apprezzano senza tornaconto, gli stupidi, gli opportunisti, i perbenisti, i falsi buonisti. Ha ragione qualcuno che ha scritto:”Gente che rosica”, vera questa cosa. Trascendere nel fanatismo è sempre pericoloso ma essere dalla parte di un nostro concittadino, quando questi sta avendo dei riconoscimenti, è sempre una forma di coesione e di sano campanile che non guasta mai. Aldilà di questo, io gioisco perché sento che l’avventura di Mario sia una favola che dobbiamo prima cosa rispettare e, seppure per qualcuno a malincuore, dobbiamo vedere come una cosa positiva e che fa del bene anche a quei denigratori, a tutti quelli che spazzano via, con il loro sarcasmo becero, gli applausi di chi invece sente come propria questa avventura.

Sarcasmo: l’ultimo rifugio per le persone modeste quando l’intimità della loro anima è stata troppo violata (Fedor Dostoevskij )

Sarò moralista? E chi se ne frega di cosa diranno. Scrivo ciò che penso e, prima di mettere su un foglio, ho mediato tra i tanti, per fortuna la quasi totalità, messaggi di felicità per Mario e quei pochi detrattori che esaltano se stessi andando per forza controcorrente, come i salmoni che risalgono il fiume per riprodursi. Per motivi simili si dissociano dalle battaglie per l’ospedale, per il tribunale, per qualsiasi cosa per cui valga ancora la pena lottare seguendo coesione e appartenenza e, siccome non hanno nulla da fare, spendono il tempo a sparlare degli altri. A volte non si ha più la pazienza di riderci sopra e allora….isoliamoli! Non portano idee, portano danni.

“Tutto quel che dici parla di te: in particolar modo quando parli di un altro” (Paul Valéry)

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