Tempio Pausania, 21 lug. 2016-

Non si capisce il clamore delle rivendicazioni delle uguaglianze sociali sino a che non ci si imbatte in una foto che mi è stata inviata stamani. Tante, troppe cose ci sarebbero da dire. Una Sardegna che ha la vocazione al turismo, che predica questa sua propensione seppure non ve ne sia bisogno, visto il mare che abbiamo la fortuna di avere, le spiagge pulite e la tranquillità che giova ad una vacanza.
Ma non per tutti è così, non tutti hanno diritto di vivere il mare e la spiaggia. Guardate questa foto. Una passerella in legno per il transito dei bagnanti, ideale anche per un disabile, tra l’altro prossima all’acqua. Non si punta il dito contro il comune di Valledoria (foto scattata nel mare di La Ciaccia), queste storie sono nel quotidiano di quasi tutti i posti di mare. D’altronde, le passerelle a mare sono una conquista recente di alcuni posti di villeggiatura. La carrozzina col disabile rende difficile il lavoro degli accompagnatori, non arriva oltre quel limite, quella fastidiosa barriera architettonica della sabbia che costringe ad uno sforzo immane per far correre le ruote. Si deve solo alzare di peso carrozzina e disabile e spostarli assieme. Costerebbe molto un piccolo spazio di spiaggia riservato ai disabili ed una passerella dedicata solo a loro? Uno spazio per loro e per tutti, sia chiaro, ma tale da rendere più facile il tragitto e il godimento del nostro mare anche a chi non ha la facoltà delle proprie gambe. Giusto per rendere anche la loro permanenza sulla spiaggia un regalo alla dignità di tutti. Inutile dirvi che queste non si chiamano pari opportunità, non è mai stato così e probabilmente non lo sarà mai.
Eppure, ci vuole poco, pochissimo, per rendere tutti fruitori dello stesso bene comune. Basta poco, anzi pochissimo, per dare alla giustizia sociale almeno la parvenza di un diritto. Basta poco, anzi pochissimo, per aprire gli occhi e ascoltare anche il prossimo che rivendica attenzioni e non sa urlare. Basta poco, anzi pochissimo, per chiamarci tutti “persone”, esseri viventi, che non possono subire questi oltraggi alla dignità.
Antonio Masoni