Tempio Pausania, Millantar in agitazione, troppi caffè bevuti a casa del Re hanno reso nervosi i seguaci?

Tempio Pausania, 30 mag. 2018-

Era da tempo immemorabile che si attendeva la data, non quella data e non data, ma la data della dazione, che come tutti sanno era per i millantariani la manna sperata. Giunta era l’ora, finalmente, che le porte del paradiso si aprissero per i famelici abitanti del pianeta della fuffa e finisse di colpo la povertà estrema, pene (non quello eh, ma nel senso di sofferenza!), disgrazie, e crisi nel salottificio Clen Clen che aveva allontanato i lavoratori a causa della mancata cordata finanziaria truffica epocale che mai era venuta a palazzo.

Negli anni, furono tante le prove provate della fedeltà dei seguaci, quelli tosti e cazzuti, che avevano spinto il progetto facendolo decollare nel mare quantico del nulla, e la data finalmente era arrivata per lo strisciamento di una card vuota su una cazzo di macchinetta. Finiva l’incubo di chi per anni aveva sperato  e aveva resistito alle masturbazioni cerebrali del messia.

Anni di inedia, battaglie cruente, fuochi e inceneritori che sprigionavano fumi acri e maleodoranti delle ultime gomme di macchina bruciate per scaldarsi dal rigido inverno su Millantar, dove tra gennaio e marzo si toccavano anche i -700°C con tanti assiderati per il freddo e i pochi fortunati che da Sora Ninfa, e la sua prediletta discendente, Gegia, note pompiste, si scaldavano con altri mezzi. Nonostante l’apporto e il calore delle due pompiste, al freddo dell’inverno millantariano non c’era proprio rimedio. Anche gli ultimi fuscelli delle colture cazzoponiche erano andati bruciati nell’implacabile combustore a doppia brugola storta.

Però, quel prossimo evento epocale, si ricorda anche perché Re Tarlok aveva  stampato un libro di minchiate sociopsicotroniche che sperava di spacciare, manco fosse la fuffa regale del pianeta, a 10 boh, dicendo però che invitava a palazzo per un caffè. Potete immaginare l’afflusso! Migliaia di persone ogni giorno in fila per il caffè, mica per quella cazzata del libro, e disposti a pagare anche 10 quidcoin euro punti della Mira Lanza, per bere qualcosa. Il caffè, è cosa nota, rende nervosetti e schizzati alcuni, e anche i più tosti millantariani, chiamati calcestrunzi plintati e incolonnati, uscivano di testa e avevano le visioni misticolibidopsicodevianti e dopo aver bevuto vedevano cose strane e inquietanti.

“Tu cosa vedi – chiese Gonzon a Fraccus, uno dei calcestrunzi – a me è apparso un dio con l’uccello enorme che volava! Bellissimo! L’uccello era enorme e svolazzava su per Ruttor (il vulcano di Millantar) cercando quidfloreali”

“Ohi – disse Fraccus – quello che hai visto volare è il tuo cervello…nessun dio ha un uccello enorme, è cosa nota che non copula nessun dio, al più hai visto il Dio delle città, e delle immensità, se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi, quello dei Pooh”

Quell’oceanico, incontrollato consumo di caffè, produsse la crescita di mentecatti, fuorviati e abbacinati sempre e solo dalla stessa solfa dell’evidenza che a Millantar era la sola cosa che funzionasse.

Su New Detractor imperversava la festa e l’allegria per quanto accadeva nel pianeta vicino. Era tutto un fiorire di scommesse su quanto sarebbe durata, in quanti sarebbero evasi dal pianeta e su quanti anni avrebbero dato a Tarlok quelli che stavano controllando dal satellite verdolino a strisce gialle che era attento ad ogni mossa del sovrano.

Non solo il caffè, tuttavia, si era messo di mezzo a sconvolgere la testa dei millantariani. Furono diverse le conseguenze dell’attesa epocale. I mercati crescevano e gli scommettitori sul progetto erano diventati tantissimi. Come prima reazione alla notizia, ci fu l’ascesa del mercato del pesce, il cosiddetto mercato stittico e il commercio dei cavalli segaioli, il mercato pippico.

Alle corse al Pippodromo di Fake City era tutta una scommessa clandestina. L’euforia derivata dal caffè e dalla data imminente, aveva scombussolato, più di quanto già non fossero, i cervelletti dei seguaci. Non era insolito assistere all’ennesimo coup de foudre, il colpo di fulmine che aveva determinato il big bang di Millantar. Tutti furono presi dalla smania della scommessa al Pippodromo e ovunque.

Alle corse

“Mi gioco a 1.500 quidcoin europunti della Mira Lanza che vince Zoppetta, la cavalla angloarabafeniciacartaginese – scommise Gaius, sempre più penalizzato dalla mancanza del dito medio che aveva osato mostrare ad un TGQUID-

“E giocateli – gli disse Corruptus, l’allibratore di Fake City – tanto anche se perdi, cosa vuoi che siano i quidcoin? Niente perdi, niente vinci!”

Nei locali

Scommetto tutto ciò che posseggo in tasca che tu nelle tue tasche hai zero” – disse Fra Gandolfo da Norcia a Truffarelli.

“Ci sto!” – svuotò le tasche e in effetti non c’era niente. “Hai vinto, ora mostrami cosa eri disposto a scommettere”

“Ahahahah – rise Fra – e cosa cazzo vuoi che abbia? Nulla come te!”

Risero di gusto entrambi, mentre Tontini LTD, che il Grana lo aveva, ma se l’era giocato, scommise su entrambi che senza accorgersene gli avrebbe infilato un dito nel culo, prima ad uno e poi all’altro, senza usare le mani.

“Ma dai -risposero Fra e Truffarelli – come puoi farlo se non con le mani”

“Dai girati prima tu” -disse Tontini a Fra.

“OOOps….fatto…guarda le mani, guarda le mani”. Truffarelli confermò all’amico a ponte davanti a Tontini che le mani erano in alto e che effettivamente a Fra un qualcosa nel culo glielo avevano inserito. Pene e smarrimenti di un’attesa spasmodica dell’evento epocale e distrazioni per ingannare il tempo e profanare qualche deretano grassottello.

Nei superstores Signorsì

“Se io le mostro che ho due pere secche con me nascoste addosso, lei mi omaggia due pere fresche? – disse Maghella, la bagascia avvizzita e decadente di Fake City, maestra di vita di Sora Ninfa e Gegia.

“Accetto– rispose la commessa. Quale sorpresa colse la cassiera che pagò la sfida, dopo aver visto  le tette avvizzite a forma di pera secca di Maghella adagiate flaccide sulla cassa!

Le scommesse assunsero una dimensione spropositata ovunque. Si cercava di mettere fieno in cascina per poter finalmente, dopo l’arrivo della manna, assicurasi una vita agiata e comoda, sotto tutti i punti di vista. I tempi della carestia stavano per terminare? Il tempo su Millantar stava cambiando? I ciechi avrebbero finalmente riacquistato la vista? I fart selfie (il selfie scoreggia) erano finiti? I cartelli nel salottificio Clen Clen sarebbero spariti? L’Inter avrebbe finalmente vinto qualcosa?

Lo sapremo solo alla prossima epocale puntata….continua

Antonio Masoni

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