Tempio Pausania, Quel 28 luglio 1983. A trentatre anni dal rogo di Curragghja la città ricorda i suoi morti.

Tempio Pausania, 26 lug. 2016-

28luglioAnche ques’anno si avvicina una data importante per la memoria della nostra città: il 28 Luglio. Trentatre anni fa sulle colline di Curragghja si consumò una delle tragedie più terribili della storia dei roghi nell’isola. Un incendio devastante in cui persero la vita 9 uomini generosi  che cercavano di fermare le fiamme che minacciavano la città, una tragedia che lasciò un segno indelebile nella memoria collettiva.

Alle vittime (Diego Falchi, 43 anni, maresciallo del Corpo Forestale; Salvatore Pala, 40 anni, maresciallo del Corpo Forestale;Tonino Manconi, 50 anni, ex segretario comunale di Aggius e Bortigiadas; Claudio Migali, 37 anni, vigile urbano; Tonuccio Fara, 36 anni, muratore; Luigi (Gigi) Maisto, 24 anni, operaio tessile;Mario Ghisu, 35 anni, operaio forestale: Sebastiano (Nino) Visicale, 32 anni, impiegato; Silvestro Manconi, 44 anni, muratore), alle quindici persone che rimasero ferite e a tutte le vittime degli incendi è dedicato il giorno della memoria.

Il ricordo di questa giornata sarà commemorato attraverso una serie di appuntamenti giovedì 28 luglio.

Si inizierà alle 17, 30 con la deposizione di una Corona d’Alloro nel monumento presso il Viale Caduti di Curragghja;

Seguirà alle 18 e 30 una Santa Messa nella Cattedrale di San Pietro.

Alle ore 19. 15 sarà deposta un’altra Corona d’Alloro presso il Monumento Funebre nel Cimitero Cittadino.

Alle 21,30  è prevista al Teatro del Carmine  la narrazione teatrale .

Era il 28 luglio, e faceva molto caldo… così potrebbe iniziare il racconto di una tragedia terribile che colpì la città di Tempio. Nessuno dimentica quel giorno, a nessuno passerebbe mai per la mente che quella giornata sia stata solo morti e distruzione. Fu una tragedia senza eguali, tanto che la data è segnata come giornata nazionale dei caduti negli incendi. Nove persone e nove famiglie si persero tra le fiamme. Anche i sopravvissuti, e le cicatrici subite, sono sempre state oltre le piaghe che ancora portano. La morte è un tatuaggio nel cuore di chi non muore, resta a vita. Dovrebbe essere una giornata di ricordo e lo sarà certo per tutti coloro che l’hanno vissuta, anche da spettatori inermi, spaesati dinanzi al potere di fiamme pesanti e alte che avvolgevano tutto e tutti, chi tra le fiamme e il fumo ha perso la vita e chi, come il resto della comunità, smarrì la forza di resistere al rogo. E fuggì, com’era giusto fare, lasciando a chi avrebbe dovuto farlo per lavoro il compito di salvarci tutti. Il tempo ha proposto varie verità e ipotesi sul perché delle modalità e sulla stoltezza di chi, pensandosi eroe, pensò di affrontare il potente nemico armato solo di coraggio. A tutti, eroi veri e presunti, il fuoco non risparmiò la sua ferocia. Li lasciò lì, carbonizzati, bruciati, agonizzanti, feriti. 

Una giornata nazionale per le vittime degli incendi questo prossimo 28 luglio, mica una sagra della zuppa, evento concomitante in quel di Aggius, proprio nelle stesse ore delle celebrazioni per i morti di Curragghja. Poco male, anche Aggius pianse molti anni dopo due giovani morti, un uomo e una donna, morti asfissiati dalle esalazioni tossiche di un impianto di riscaldamento difettoso. Poco male se a Tempio imperversava il Carnevale e la festa continuò. “The show must go on”, seppure tutte le morti forse meritano un maggiore rispetto. Non esiste una morte migliore, una peggiore, tutte si livellano come diceva Totò. Alla fine di tutte le vite c’è sempre una cassa, un cimitero e un fiore. Qualcuno dice che la sagra andava annullata. Ad Aggius si scusano ma l’ultimo giovedì di luglio, giorno fissato dal calendario per l’evento, quest’anno è il 28 luglio. Che fare? Annullare! Certo, era la cosa più ovvia, la sola che metteva al riparo da una nascente polemica in atto tra i due comuni per altre vicende. Però non esiste un paese migliore o peggiore, proprio come una morte. Il rispetto deve sempre essere al primo posto di un vicinato stretto così come di un’appartenenza alla stessa terra. Le cose sfuggono di mano talvolta, anzi spesso, e ci si lascia andare a commenti inappropriati e fuorvianti, esagerati e violenti a volte, nella falsa logica di una importanza superiore all’altra. Si torni sulla terra dell’umiltà e si porti rispetto per tutti, nella vita e nella morte, senza differenziarsi mai. L’arroganza non è un pregio, la presunzione nemmeno. Si ritorni leggeri su questa terra, memori del fatto che la vita di tutti è un soffio, spesso quello di un vento di fuoco che lasciò il segno indelebile su questa città e non solo.

Antonio Masoni

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