Tempio Pausania, Vada come vada, “il 18 luglio deve essere un momento di unione e di forza”, Paolo Dettori avrebbe detto così.

Tempio Pausania, 14 lug. 2017-

Strano giorno oggi, 14 luglio. Evoca una giornata importante per la Francia, la famosa presa della Bastiglia, una giornata che la storia ci ha riportato come di rivoluzione di un popolo che nel 1789 si riprese in mano la perduta democrazia e diede inizio alla Rivoluzione Francese, simbolo della lotta perpetua contro la tirannia della dittatura, contro la miseria di quei tempi dominati dal regno di Luigi XVI. Occorse una rivoluzione per sconfiggere il male, occorre oggi la stessa determinazione di un popolo per far valere quei diritti che questa tirannia, che nulla ha di democrazia, sta perpetrando ai danni della società civile, eseguita attraverso la lenta ma inesorabile strategia della perdita dei diritti civili e la continua vessazione che sta portando dritti dritti alla fine completa dello stato sociale.

Fosse vivo Paolo Dettori, un politico tempiese che si fece strada nei complessi meccanismi di  vera democrazia di quel tempo, avrebbe certo non permesso che questo avvenisse. Dettori fu un uomo integro, che troppo presto, purtroppo, lasciò lo scenario della politica ( nato nel 1926, morì a soli 49 anni nel 1976) ma la sua carriera fu dirompente, energica, attiva, efficace e improntata alla lotta, seppure la sua appartenenza alla DC possa far pensare ad altro.

Appartenente alla corrente morotea, nel giugno del 1957 fu eletto per la prima volta consigliere regionale della Sardegna per la III legislatura regionale. In seguito fu confermato consigliere regionale nella IV, V, VI e VII legislatura regionale fino alla morte. Dopo essere stato vicepresidente del gruppo consiliare democristiano, nel novembre del1958 fu chiamato a ricoprire la carica di assessore regionale del Lavoro e Pubblica Istruzione nella I giunta Corrias.

Divenne poi assessore regionale dell’Agricoltura e Foreste nella II giunta Corrias dal 1961 al novembre del 1963, quando lasciò l’esecutivo regionale per divenire presidente del gruppo consiliare democristiano del Consiglio Regionale.

Fu eletto presidente della Regione Sardegna il 30 marzo del 1966, mantenendo tale incarico fino al 1º febbraio dell’anno successivo. Dettori fu sostenuto da una giunta di centrosinistra (DC-PSI, PSDI e PRI). Durante la sua presidenza, la Regione Sardegna abbandonò il tradizionale moderatismo nei rapporti con lo Stato centrale per inaugurare la “politica contestativa” coinvolgendo in una clamorosa manifestazione popolare i sindaci del territorio, che ebbe una partecipazione trasversale.

Queste brevi note sulla sua brillante, seppure breve, vita politica, dovrebbero essere un inno alla lotta a questa specie di stato ibrido che ormai ha perso il proprio potere di governare, lasciandosi guidare, meglio dire manipolare, in tutto e per tutto da poteri forti che risiedono nella UE.

Quell’ospedale non a caso porta il suo nome. Edificato nel 1961, ricevette impulso e maggiore considerazione sanitaria proprio durante il passaggio politico di Paolo Dettori e, giustamente, gli venne intitolato.

Oggi, Paolo Dettori, avrebbe usato di tutto per evitare questa sconfitta, proferito parole rivoluzionarie su questa scellerata perdita dei servizi, su questa totale dicotomia tra ciò che dev’essere la democrazia e quello che invece è diventata, dipendente da cifre, numeri, calcoli, tagli, senza un minimo accenno alla sconfitta dell’uomo, come umanità.

“Il 18 luglio – avrebbe detto Dettori – deve essere un momento di unione e di forza”. Noi, per una volta, dovremmo rispondere SI a questo appello e dire NO alla perdita del nostro diritto alla salute”

Antonio Masoni

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