Insulti razzisti da un cestista contro i sardi.

Certo fa pensare che lo sport, per mia convinzione alieno al razzismo becero, ne sia in realtà pervaso e, in alcuni casi,  anche profondamente. Il notiziario regionale di Tiscali ha riportato questa notizia che vi propongo tal quale.:

Commenti a sfondo razzista, su Facebook, da parte di Federico Cara, astro nascente del basket italiano noto alle cronache per i 52 punti messi a segno in una gara tra Under 21. Il bersaglio? Le squadre sarde con cui il ventunennne giocatore della Virtus Valmontone si è confrontato in questa stagione.

Come riporta il sito specializzato IsolaBasket, Cara ha commentato così l’ultima trasferta in terra sarda: “La cosa bella di Sassari? Il volo di ritorno per Roma. Magari ve s’allaga il palazzetto con n’altra alluvione, zingari deportati”. E ancora, sulla bacheca del giovane cestista si possono trovare frasi come “cagliaritani magari morite domani” o “sempre e comunque Sestu me…da”.

Per tacere degli insulti agli arbitri accusati di aver regalto alle squadre di casa le partite disputate in Sardegna. Negli ambienti del basket isolano, spiega infine IsolaBasket, si valuta l’ipotesi di rivolgersi alla Procura federale.

Non intendo scatenare reazioni da parte di chi legge ma solo mettere l’accento su due punti fondamentali. Il primo che esiste in Italia questa convinzione in una percentuale molto alta di persone. Ci considerano veramente zingari e si augurano in tanti che la Sardegna viva altre tragedie come quella di novembre. Pochi lo dicono ma tantissimi lo pensano. Evidente che l’associazione della parola zingaro ad un sardo non viene esaltando lo spirito “libero” degli zingari, etnia che ha radici nella storia e con una grande cultura, ma dal loro comportamento deviato verso la sporcizia, i loschi affari e le ruberie. Si conoscono molti sardi che dicono degli zingari ciò che questo cestista dice dei sardi. Il secondo punto in discussione è che noi abbiamo sempre dato l’idea che siamo facili da manovrare e convincere, per giunta mezzo idioti e sempre pochi nel numero. I veri sardi, quelli che rivendicano autonomia reale e sdonagamento dalle vessazioni dello stato centrale si contano su una mano. La maggior parte sono ben adesi alle lobbies dei partiti nazionali, agli interessi del piccolo orticello che garantisce loro molto di più del “pane quotidiano” e magari li proietta nell’arena di Montecitorio ad ingrassare il portafogli  di privilegi, rimpinguare il bottino da portare a casa. Diventano complici dei boss della politica, i veterani reduci da decine di legislature e perpetuano il loro sostanzioso patrimonio uscendo da una porta e rientrando dall’altra.

Fossimo liberi, ma liberi davvero, avremmo circoscritto questo fenomeno e avremmo gestito noi la nostra terra e il nostro popolo e avresti visto che ce ne saremmo fregati del mal pensare, comune a tanti, sulla Sardegna; il signor Federico Cara, cestista, la palla se la sarebbe “ficcata” in altre parti del corpo e in Sardegna, sempre che avesse trovato il coraggio per venirci, sarebbe stato una nullità così come uomo, così come cestista. Pocos, locos y mal unidos, siempre, a presto.

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