Tempio Pausania: catene e libero arbitrio.

Tempio Pausania, 27 maggio 2014-

Vivere alla catena, come un cane di grossa taglia che prova a spezzare quel legame stretto con quella che ritiene essere la vita che lo aspetta, è una condizione che attanaglia molti di noi. Ci si sente comunque felici, perché quei soli momenti in cui il padrone ti porta un boccone per te è vita, sazia i tuoi appetiti e ti uniforma alla sola vita che pensi esista. Avete mai provato a spezzare le catene? Avete mai voluto ascoltare chi vi dice che può esserci un’altra vita per voi di cui non volete fidarvi, come di tutte le cose che ignorate? Eppure, il desiderio di rompere le catene è legittimo, appartiene all’uomo libero, a chiunque di noi sappia pensare in altra direzione, a tutte le persone che smarrito l’orientamento verso quella stabilità interiore necessaria per vivere, decidano che nemmeno il cane nasce per essere alla catena seppure non ce lo dica e riesca ad abituarsi che è l’unica delle vite possibili.

Scegliere è possibile, spezzare i legami col passato doloroso è indispensabile, conoscere un’altra vita è cosa buona e giusta.

 Se spezziamo le catene: cosa penserà di noi quel padrone che ci teneva legati e noi ci sentivamo appagati da quel tozzo di pane che ci dava tutti i giorni? Forse ci cercherà, o forse non lo farà. Si rassegnerà ad averci perso o proverà ancora ad inseguirci con un guinzaglio per riportarci a quella catena e a quel tozzo di pane?

 La catena è il possesso, la metafora della vita priva di vita, del respiro senz’aria, dell’amore senza amore, del rifiuto senza mai un consenso, del senso senza senso, del domani senza oggi e del futuro senza presente.

Il paradigma dell’esistenza è l’esistenza stessa vissuta senza vincoli morali da falsi benpensanti, quei capostipiti della finta coerenza capaci di incatenare servendosi della loro forza interiore che è essa stessa dimostrazione tangibile di una vita propria priva di libertà interiore e mancante della capacità riflessiva su come la vita vada vissuta, senza condizionamenti. Come dire, certe persone sono figlie della propria incapacità di vivere e agiscono sugli altri provando a dimostrare che quella che gli altri stanno vivendo è una vita sbagliata.

 A noi spetta la scelta e solo a noi è data facoltà di dissuadere gli imbonitori frustrati dalla loro aggressione morale. 

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