Tempio Pausania, il diritto di cronaca e la facoltà di sbagliare senza venire investiti da epiteti irriguardosi. I mali dei social network.

Tempio Pausania, 21 giugno 2014-

Faccio un lavoro senza soldi,  come spesso ho fatto in vita mia. Non vengo pagato per scrivere e nemmeno per essere letto. Il lavoro di chi pensa di fare un lavoro utile ai propri concittadini, e chiaramente a se stesso, si carica di responsabilità di cui qualche volta mi faccio carico , quando le notizie sono di prima mano e qualche volta no perché le stesse  arrivano da fonti che si definiscono “certe”, anche quando non lo sono. Certo si sbaglia. Ma pensate voi, censori dei social che mi avete caricato di “vergognati” siate senza peccato? 

Alcuni amici che conosco bene sono stati vittime in passato di errori giudiziari e del ludibrio e gogna di questi novelli giudizi supremi che, basandosi sui giornali o su quanto sentito alla televisione hanno appiccicato tatuaggi nella fedina penale del prossimo senza curarsi di dare nemmeno la smentita quando il vero giudice ha sentenziato l’estraneità ai fatti accaduti. Questo basta per definire ipocrita il loro comportamento e per affermare, senza timore di smentita, che i colpevoli non sono solo quelli che scrivono piuttosto coloro che danno sempre per scontato ciò che leggono. Come dire, era scritto sul giornale…quindi è vero! 

Vedete cari lettori, io potrei vivere senza scrivere perché, come detto, farlo non mi da nessuna gratificazione monetaria ma solo umana. Quando capita di sbagliare, e ripeto sbagli ne facciamo tutti, ho sempre il coraggio di rimediare e fare un passo indietro. Quanti di voi lo fanno? 

Pochi sanno che il povero uomo deceduto nel rogo io lo conoscevo  e quando era poco più che un ragazzetto venne da me per fare lezioni di tennis. Lo ricordo bene, Massimo. Era timido, impacciato e taciturno. Poi il tempo è passato e come capita ci si perde di vista. Ne risento parlare stamattina, dopo  una informazione che mi ha mandato una mia amica che mi diceva che era successa una tragedia a Tempio nella notte. Purtroppo era vero e la telefonata fatta ai Vigili del Fuoco mi ha confermato questa tremenda notizia. Nella frenesia di attingere ad altri particolari su quanto accaduto, ho ricevuto altre info sbagliate che non mi sono curato di filtrare (altro errore). Chiedo scusa per questo. Ma che c’entra con la mancanza di rispetto? Abbiate almeno il buon senso di pensare voi al poco rispetto che avete per il prossimo che avete accanto e alla poca sensibilità verso gli altri. Si, perché gli altri siamo noi. Quindi voi, io e tutti. Quando accusate gli altri di poco rispetto verso chi muore siete certi che voi avete rispetto verso tutti gli altri?  Che grandi giudici che siete tutti!

Mi chiamo Antonio Masoni, faccio il giornalista a tempo perso, non sono professionista ma sono tempiese e, non so per quanto ancora, ma tengo davvero a questo stazzo di case di pietra dove sono nato io e i miei figli. Senza riempirvi di vergogna, così come avete fatto con me voi oggi,  ergendovi a giudici supremi del pianeta terra, dall’alto di una lungimirante ed inequivocabile cultura del nulla, sappiate che continuerò a scrivere per Tempio e per le persone che hanno la necessaria capacità di comprensione, di tolleranza e rispetto verso il prossimo. Di tutti gli altri faccio a meno!

Vi lascio alle vostre sentenze, ai vostri giochetti, ai vostri cuoricini infranti, alle vostre esposizioni di figli appena nati e alla vostra mal celata ipocrisia verso gli altri. Il rispetto è un dovere di tutti  verso tutti, così come lo ha avuto una collega di lavoro della vittima che, privatamente, mi ha chiarito l’equivoco sorto per omonimia e che per questo ringrazio. Antonio Masoni

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