Tempio Pausania, « Quel maledetto 12 giugno del 2013, la mia vita cambiò all’improvviso», la storia di un uomo di Tempio a cui la moglie ha sottratto le figlie.

«Successe tutto all’improvviso, senza che tra me e lei ci fosse stato mai un litigio grave o discussioni particolari su come stavano crescendo le nostre bambine»

A parlare così è Gianni Deperu, giovane tempiese, origini luresi, che vive in città e che è stato, suo malgrado protagonista di una vicenda surreale, che definire assurda è usare un termine poco consono. A quest’uomo, esattamente il 12 giugno del 2013, furono sottratte le sue figlie, due gemelle, dalla moglie M.G. di Sassari con cui lo stesso abitava a Tempio. Due bambine gioiose, allegre e piene di vita che si ritrovano in quella maledetta giornata senza un padre e senza l’amore dei nonni. Qualcuno certo avrà visto Deperu nonno con una carrozzina duplice a passeggio con le amate nipotine in questi anni passati (ora le bimbe sono a Sassari a scuola)

Piero Deperu, il nonno, è molto conosciuto a Tempio. 30 anni di agente di custodia e 20 anni da autista del vescovo di Tempio. Nella sua attività, ora è in pensione e si occupa di video, di vescovi ne ha conosciuti tanti e lui stesso è molto conosciuto come persona oltreché onesta anche irreprensibile dal punto di vista morale.

«Leggere sui giornali del tempo, all’indomani di quel giorno straziante e pieno di lacrime e dolore per la mia famiglia – dice Piero – che addirittura venivo sospettato con mio figlio di maltrattamenti  verso le mie nipoti e verso mia nuora, mi fece cadere il mondo addosso».

La vicenda ebbe vasta eco nei giornali e anche nella TV sarda principale. Videolina, dove il servizio, non confutato da alcun fatto ma solo basato sulle dichiarazioni di questa “presunta Madre coraggio”. parlò di inferno e di abomini in casa, in un paese della provincia di Sassari, i nomi dei protagonisti e del luogo furono omessi. Si parlò allora di segregazione, di impedimenti all’uscita della donna e delle figlie, di maltrattamenti.

Le cose, come chiaro quando ancora non si conoscono le due campane, non stavano così. La sottrazione dalla loro abitazione delle bambine, fu architettato dalla donna e da altre compici, tra cui una collega di lavoro (la donna lavorava in un supermercato), che misero in piedi una premeditata sceneggiata proprio fissata per quella data del 12 giugno 2013. Ecco cosa scrisse l’Unione Sarda in data 16 giugno 2013. Riporto la foto dell’articolo:

Dello stesso tenore altri due articoli apparsi su Tiscali on line e sulla Nuova Sardegna che vi mostro:

 

articolo nuova sardegna

Al tempo, quegli articoli apparivano chiari, di disarmante e cruda verità, perché, ditemi chi non darebbe ragione ad una madre quando dichiara le cose che la stessa dichiarò allora? Qualcuno ha pensato che se tutto poi si sgonfia, come è realmente accaduto, c’è stata un’intera famiglia di oneste persone che ha subito un tempo infinito di pene e dolore?

Il piano prevedeva l’uscita delle bimbe di casa alle 9.00 della mattina di quel giorno per andare al parco delle Rimembranze al parco giochi. In quel parco, ovviamente, le bambine non ci misero piede e la madre, che il marito sapeva al lavoro, quel giorno non andò al lavoro (il piano era stato pensato a tempo debito). La ricerca del padre e del nonno fu infruttuosa. Le bambine non c’erano. Le stesse, assieme alla madre, scortate  due carabinieri (avvertiti che in quella casa bimbe e madre erano segregate). aspettavano l’auto della complice che arrivò a Rinaggjeddu proprio mentre il padre e il nonno stavano cercando la mamma con le bambine al Parco giochi e al supermercato.

La sottrazione delle bambine, reato per il quale la donna è ora sotto inchiesta e verrà giudicata, la causa contro di lei è iniziata il 9 febbraio di quest’anno, determinò la fuga della donna, delle sue figlie e della complice (un’amica sassarese) verso la città turritana. Da allora 40 giorni esatti senza notizie, da parte del padre e della famiglia di lui. Le bambine erano nascoste a Sassari e non si sapeva dove. Ben presto, il piano che si basava su una falsa dichiarazione della donna di presunte segregazuioni e maltrattamenti, fu scoperto. Tuttavia, le bambine furono affidate alla madre e al padre fu concesso di vederle una volta ogni 15 giorni,  il sabato e la successiva domenica pomeriggio, allorquando lo stesso le riaccompagnava a Sassari dalla madre. La storia ha altri piccoli e grandi aspetti che omettiamo per non renderla troppo intricata.

Merita dire una cosa su tutte. Non appena la magistratura si è resa conto che la donna aveva dichiarato il falso, c’era stata la contro denuncia del padre, ha capito che sotto c’era una macchinazione e uno stato di salute della donna che ne aveva pregiudicato la stabilità emotiva. Il caso fu archiviato (19 febbraio 2014) dal G.I.P.  di Tempio, dopo accurate indagini, ivi comprese numerose testimonianze, su richiesta della procura, per quanto concerne la posizione di Gianni Deperu. Le accuse furono dall’inizio giudicate insussistenti, ivi compresa la denuncia della donna, comprese le posizioni dei suoceri e della sorella di Gianni e pertanto nemmeno sono state iscritte nel registro degli indagati. Il giudice ha dichiarato una “bufala” la denuncia della madre. Gianni era ed è un padre esemplare e mai, né lui, né il nonno o la sorella, avevano segregato o maltrattato la donna e le bambine (falsa dichiarazione quindi). Tutto l’apparato “bellico” della donna fu ritenuto falso ed infondato e di conseguenza diffamatorio. L’uomo, difeso da Mario Perticarà del foro di Tempio, ha fatto una smentita ufficiale che i giornali, come al solito, hanno anche pubblicato in sintesi ed a caratteri minuscoli. Quando si tratta di crocifiggere i titoloni, quando si deve dichiarare “ci siamo sbagliati, scusate”, allora si usano poche laconiche righe che quasi mai nessuno legge. Ecco perché galluranews, che testata giornalistica non è ma è un blog di informazione molto letto, ha voluto ascoltare Gianni e Piero per sentire quella campana che per anni è stata sorda e muta.

Nel frattempo, però, per anni la mannaia della gente si era scagliata sul Deperu figlio che per molti è sempre “un carceriere”, quando è invece una brava persona che ama le sue figlie. Speriamo presto arrivi la sentenza su questa messinscena terribile e crudele di questa donna, peraltro, come hanno precisato ieri Gianni e Piero Deperu, è una grande lavoatrice e sino a quel giorno esemplare nel comportamento.

La gravità della sottrazione ha anche avuto ripercussini sanitarie. Le due bambine, dalla nascita, hanno qualche problema di salute e le cure alle quali erano sottoposte a Tempio dov’erano monitorate in ospedale, sono state interrotte.

Altri dettagli:

Il giudice istruttore del tribunale di Tempio a giugno si esprimerà sull’affidamento, mentre la donna rischia tanto così come tutte le complici di questa assurda vicenda giudiziaria. La causa delle bambine, è seguita dalle dottoresse Elvira Useli e Paola Vagnoni. L’udienza è stata aggiornata al prossimo ottobre quando continuerà il processo penale a carico di M.G.

Galluranews pensa sia ora che anche i Deperu,  padre e nonno di queste due povere creature, vittime di qualcosa che assomiglia abbastanza ad un atto scellerato e folle, vengano riabilitati davanti agli occhi della gente dopo tutti questi anni di tormenti. Abbiamo voluto scrivere di questa vicenda perché speriamo serva a coloro che nei social, che anche i Deperu frequentano, venga ristabilità la giustizia e la serenità nei riguardi di brave persone che meritano rispetto.

Una nota di chiusura di questa vicenda che presto sarà conclusa: a queste povere creature, sdraricate dalla casa e dalla famiglia, spostate come pacchi postali da una parte all’altra, questa donna avrà pensato o la follia è un male silenzioso che ci fa scordare di esseri indifesi che hanno solo una cosa da chiedere alla loro infanzia: il diritto alla serenità ed alla gioia?

Buona fortuna Gianni, te la meriti e buona fortuna a te Piero, nonno amorevole. La giustizia, seppure lenta, sarà finalmente portata a compimento e attorno alle vostre care bambine, ritornerà la magia e l’abbraccio degli affetti di cui in questi anni sono state private.

Antonio Masoni

 

 

 

 

 

 

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