Tempio Pausania, 4 set. 2017-
Sergio Deligios, 47 anni il prossimo novembre, rivenditore di auto, è stato chiamato in causa per una vicenda che vi abbiamo raccontato 4 giorni fa riguardante un nome apparso su un pezzo di cartone lasciato sul parabrezza di una Opel Corsa su cui era stato gettato dello sverniciatore.
Conosco Sergio da una vita, una persona che la rabbia la metteva nel campo da tennis giocando ma che è estremamente calma e serafica nella vita come nel lavoro. Le ultime macchine le ho comprate da lui e non solo perché lo conosco ma anche perché conosce il suo lavoro e sa curare il rapporto col cliente sempre in modo professionale.
Il fatto era accaduto durante la notte del 30 agosto, su una autovettura posteggiata in via Toscanini (trav. Viale Giovanni XXIII), zona nella quale Sergio Deligios aveva sino a circa 4 anni fa la sua attività di compravendita di auto. La mattina del 31agosto il giovane 25enne tempiese (omettiamo ancora il nome) aveva ritrovato la sua Opel Corsa danneggiata da uno sverniciatore che aveva corroso la sua auto in tutta la sua volumetria. Un danno di circa 2500 euro che il giovane dovrà purtroppo ripagarsi. Una beffa, non era lui la vittima designata ma proprio il rivenditore di auto, Sergio Deligios.
Lo stesso aveva letto il nostro articolo ma, per garantire la privacy garantita alle parti in causa, lo stesso pezzo non conteneva nomi e cognomi di nessuno. Non se ne è curato all’inizio, avrà pensato a tutto ma non certo a se. Invece, stamani, è stato chiamato dai Carabinieri della locale Stazione per dare la sua versione dei fatti.
Siamo stati successivamente contattati da lui per questa dichiarazione che nasce sotto forma di intervista amichevole.
« Non ti nascondo – ci dice – che sono caduto dalle nuvole. Avevo letto l’articolo ma mai ho pensato che si parlasse del sottoscritto. Innanzitutto, io non ho mai avuto una macchina come quella Opel Corsa di mia proprietà, semmai ne ho vendute diverse ma guarda caso mai di quel colore. In secondo luogo, non ho più nella zona, dove è stata danneggiata la macchina, la mia attività perché sono qui in via Amendola da quasi 4 anni».
« Hai questioni passate con qualcuno, debiti di gioco non pagati o altre vicissitudini che possano giustificare quel tuo nome scritto su quel pezzo di cartone messo su quella macchina?»
« Lavoro a Tempio dal 1993, mai avuto problemi con acquirenti o debiti di gioco con qualcuno. Qualche contrattempo certo, capita nel lavoro, ma non certo tali da far pensare a vendette. Debiti di gioco? Non ho mai praticato alcun genere di gioco se non quello sportivo. Non capisco come si sia scritto il mio nome su una macchina che non è mia, non ne ho mai avute nemmeno di simili. L’ultima Opel Corsa che ho venduto risale a 7/8 mesi fa ma non aveva quel colore. Nella Opel danneggiata non c’era il mio porta targa, il marchio della mia attività (SD Plurimarche). E’ una macchina estranea a me completamente, non è stata venduta da me. La sola cosa che assocerebbe il fatto a me è la zona dove prima c’era il mio autosalone. Ma, come detto, non sono in Viale Giovanni XXIII da quasi 4 anni. Come ho dichiarato ai Carabinieri della Stazione di Tempio, se avessi avuto il minimo sospetto di qualcuno a cui ho fatto qualcosa, avrei fatto il nome. Mi conoscono tutti e sanno chi sono e la mia onestà parla per me. Anche scavando nel mio passato, non trovo nulla che giustifichi l’atto subito dal ragazzo né altro che riconduca a me».
La chiacchierata con Sergio procede serenamente ma non manca anche il suo rammarico per ciò che è capitato alla macchina del giovane al quale, stamani stesso, ha fatto visita portando la sua solidarietà e il suo conforto per qualcosa che non lo riguardava e che ha subito il malcapitato 25enne. Lo infastidisce molto il fatto accaduto, anche perché, come ha precisato ” ha subito lui un danno che era destinato senza motivo a me. Lo conosco per averci giocato spesso a calcetto. Un bravissimo ragazzo che ha subito un errore nato da un altro errore enorme”.
« Se proprio avessero voluto colpire me, – prosegue Sergio – perché non accertarsi se quella era la mia macchina? O perché non prendersela col mio attuale autosalone? Sono dispiaciuto perché lui è un bravo ragazzo, madre e padre sono persone oneste. Con i genitori ho parlato stamattina. Non ce l’hanno con me ovviamente ma sono abbattuti moralmente per qualcosa che non riguarda né loro né me. Non è collegabile a me il ragazzo né come amico, siamo come detto solo conoscenti occasionali, né come cliente. Veramente assurdo tutto».
« A questo punto come si potrebbe inquadrare questo atto verso la macchina di un estraneo a te e che però richiama a te per quella scritta?».
« Bah! Se fosse stato diretto a me, come indicherebbe il cartello, io penso che uno dovrebbe accertarsi se la macchina è la mia. Inoltre, saprebbe anche dove lavoro, basta guardare la pagina internet. Perché andare a rovinare la macchina di un estraneo a me? Sono talmente tanti i dubbi che mi porto appresso che non capisco veramente nulla di quanto accaduto. Forse vandalismo fine a se stesso? Allora, perché il mio nome? Escludo anche un movente di vendetta da parte di concorrenti in questo lavoro anche perché quella macchina non era la mia, né mai l’ho avuta».
I Carabinieri, che stamattina hanno informato Sergio Deligios di questo fatto, hanno chiesto allo stesso delle delucidazioni. Deligios, però, come già scritto, afferma che nulla esiste di collegabile con l’auto colpita, con la vittima dell’attentato così come non ha alcuna responsabilità su quanto successo.
Antonio Masoni