Aggius, 3 mar. 2016-
Quando muore qualcuno che non si conosce personalmente, ma di cui se ne intuisce il vuoto lasciato, occorre affidarsi a chi di quella persona ha avuto modo di osservarne il mondo, quello spazio interiore che a pochi è dato sapere. Paolo lo abbiamo visto tutti in paese, tutti sapevamo della sua esistenza eppure, tra le tante misteriose pieghe della nostra vita, esiste l’errata convinzione che essa avesse poco di speciale, anzi, a dirla tutta, nulla. Così, leggendo un ricordo su facebook, gli occhi cadono spontaneamente su un breve, intenso, poetico e drammaticamente vero pensiero. Ringrazio Gavino Minutti per averlo espresso e per avermi dato il suo assenso a pubblicarlo assieme alla foto scattata magistralmente da Paolo Masu. Grazie Gavino Minutti.
«Paolo, oggi hai preso congedo da questo terra. Chissà da quando lo volevi. Forse non vedevi l’ora di lasciare la solitudine che ti ha tenuto compagnia. Parlavi con gli animali e i tuoi cani, ed essi parlavano con te, volendovi bene. Non conosco la tua storia, la tua vita. So che è stata cruda. Non so se l’hai cercata, di sicuro l’hai accettata. Pativi le persone che ignoravano la tua esistenza, la tua dignità. Lo leggevo nei tuoi occhi tristi. È così che la vita muore nel cuore, e per non soffocarti, l’hai inghiottita intera. Gavino Minutti»
La morte ha questa sfacciata crudezza, ogni tanto sa distanziarsi dalle ipocrisie, sa essere distante dalle nostre malefatte terrene e ci affianca all’eccezionalità della vita vissuta, sia essa stata in sofferenza o nella fecondità della benevolenza.
Riposa in Pace Paolo!