Elezioni regionali: amene riflessioni

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Non mi faccio stregare da nessun partito; non c’è da andar fieri a seguirne uno in questo momento. Tantomeno sono propenso a dirottare voti per questo o quel candidato nelle prossime elezioni regionali. Dopo qualche tempo che non seguivo la politica nazionale, sono stato incuriosito dalla nutrita partecipazione di candidati tempiesi, fatto di per se rilevante e senza precedenti. Parlano tutti di distacco, di allontanamento dagli schieramenti e poi te ne vedi nove che decidono di provarci. Che sia una forma intelligente di emotività dinanzi allo sfacelo di questi ultimi anni è cosa evidente. Come dire: nessuno è più arrabbiato di me in questo momento e io voglio provare a rompere l’incantesimo che avvolge i sardi ancora con le orecchie sottese ad ascoltare il vecchio establishment che continua ad essere sempre lì, al solito posto di sempre, la poltrona. Nulla di strano che assisteremo ad un cambio di rotta ma più che una speranza mi appare un’utopia. Alla fine ci saranno sempre gli stessi, quelli che “il mio programma bla bla”, quelli che “se andiamo noi al governo bla, bla”. Ovviamente vinca “il meno peggio” perché di migliori in circolazione ne vedo pochi. Augurerei ai candidati locali di provare a strappare qualche consenso magari provando ad esprimere meglio le loro intenzioni e non come ho ascoltato in due trasmissioni nella TV locale…che uno poi si chiede: “ma a te ti ci hanno mandato o…??”. Il riferimento è ad un’aspirante suicida che non è stata capace nemmeno a leggere. Magari è pronta per qualche elezione condominiale, penso. O forse è stata messa in lista per i voti del suo pacchetto familiare, full optional, che tradotto in vil pecunia è di una manciata di voti. Ho pensato, mentre ascoltavo i suoi silenzi e la sua difficoltà alla semplice lettura, che è giusto provarci ma che sia altrettanto giusto provare pena per lei. La immagino in un incontro coi produttori del settore ovino, alle prese coi problemi della blue tongue e lei che, dopo adeguata lettura del dossier dell’assessorato all’agricoltura,  riesca solo a dire che sa benissimo che vuol dire lingua blu e non una nuova marca di tonno dalle pinne azzurre.

Scherzo ovviamente, per scansare dalla mente, il degrado della dialettica, sia essa politica che normale e per scongiurare gli elettori dal non andare alle urne. Andiamoci! E per una volta ancora pensiamo che il destino nostro e dei nostri figli ce lo abbiamo noi, in quella scheda ed in quell’esito.

 

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