Tempio Pausania, Ci perdoni assessore, siamo fatti all’antica, non avevamo colto la bontà della sua riforma.

Tempio Pausania, 13 set. 2018-

Caro assessore Arru, le scrive un cittadino qualunque, un sardo come lei, quasi coetaneo, io del ’57, lei del ’60. Lei medico, io no. Lei politico, io no. Lei ha strumenti in mano con cui può cambiare il corso degli eventi e del futuro dei sardi, io no. Lei può, insomma, io non posso che affidarmi ad una tastiera e provare a riflettere su questa sua ostinata convinzione che la Sua riforma sia stata mal interpretata dai sardi, e quindi anche da me. Le pongo alcune domande, alcune frutto della conoscenza personale che ho dall’inizio della riforma della rete ospedaliera, altre che hanno un valore legato agli aspetti umani, quasi nostalgici, per quanto sta accadendo da alcuni anni.

Lei venne a Tempio, a sostenere la sua riforma ma anche per appoggiare, cosa che fecero un po’ tutti in quel periodo, le liste in lotta per le amministrative della mia città. La prima volta fu però l’anno precedente, il 2014, era l’inizio del suo mandato, quando arrivò a Tempio e capì che questa città era poco disposta ad accettare perdite di servizi, già in atto. Incontrò le catene del Popolo dei Lucchetti, alcuni amministratori della città e del territorio, simbolicamente legati alle ringhiere, un gesto che qualcuno appellò “pagliacciata di carnevale” ma che nel nostro ricordo, e nell’impegno di tutte quelle persone e della città, voleva dire altro, che insomma non eravamo e NON SIAMO disposti ad accettare che ci si passi sopra come un caterpillar ed a rinunciare ai nostri diritti. Eppure, la speranza su di lei, personalmente l’avevo. Il fatto che al telefono mi disse che sua moglie era di queste parti, non so perché, mi indusse a sperare sulla clemenza della forbice sul Paolo Dettori. Non fu così, Tempio e il resto della Sardegna, avrebbe pagato a caro prezzo la sua visione della sanità. Perché? Perché si era convinto che la sua era Sanità Moderna, un modello adottato da altre parti e che stava dando risultati eccellenti? Su quali basi poggiava questa sua affermazione? Perché non dire la verità, cioè che il suo compito era risparmiare sui costi e bisognava sfrondare qua e là, come ha puntualmente fatto (meglio eseguito)?

Da allora, 2015, sono passati ulteriori 3 anni, col Dettori in continua emorragia di personale, servizi, carenze dei presidi anche quelli indispensabili. Non sono state sforbiciate, ma vere mannaie piovuteci sulle nostre garanzie di tutela e di assistenza. Manifestazioni clamorose come l’ultima del luglio 2017. Da lì ad ottobre dello stesso anno la speranza che nulla ci sarebbe stato tolto. Una forbice ha diversi modi per essere utilizzata, può eseguire un ricamo attento, entrare nei minimi spazi di un campo operatorio, la si usa per sfoltire qualcosa o per rompere definitivamente anche la migliore delle opere d’arte al mondo. Pensi alla Gioconda e ad una forbice in mano a qualche pazzo! Lungi da me pensare che un ospedale sia un’opera d’arte ma nel nostro caso, è anche più importante. Rappresenta la sicurezza di una intera porzione di Gallura di avere sempre un servizio pronto a qualsiasi prestazione, chiaramente senza la pretesa di avere le specialità che non c’erano mai state e che nessuno aveva mai richieste.

In altre parole, assessore Arru, abbiamo assistito alla disfatta dei nostri diritti basilari, tra cui quello alla salute. Quest’ultimo, persona del mestiere e dotato di intelligenza qual è, lo ha capito e dunque, perché si è convinto che fosse l’unico sistema per garantire assistenza ai sardi quando venivano meno proprio gli elementi fondanti dell’assistenza? Capisce che sia difficile spostare su una autoambulanza un infartuato che spera solo nella tempistica per salvarsi o, come accade oggi, nell’ausilio di quell’elicottero che funziona male, pochi i mezzi e troppe le chiamate. O quella gestante che sta per avere il suo bambino e che si vede trasportata al centro più vicino perché a Tempio, o a La Maddalena, non c’è più attivo il Punto Nascita? Criticità irrisolte, senza un comune denominatore che è stato bypassato da lei e dalla sua amministrazione, che doveva rispondere in primo luogo alla tutela della salute pubblica.

Estendo questo pensiero agli amici dell’ormai ex Paolo Merlo di La Maddalena, privato di quasi tutto, lasciato al destino di un elicottero pronto o di una condizione climatica favorevole per la sicurezza dell’intervento. Pieno degrado assessore, migliaia di persone affidate ad un traghetto, ad un elicottero, emergenza che prima non era necessaria. Ma si sa, il diavolo fa le pentole ma le lascia incomplete dei coperchi, e anche lei sta conoscendo, oltre che il dissenso per questa riforma da parte di tutti i cittadini sardi, compresi quelli della sua città, Nuoro,  anche il veto del Ministero su una materia che dovrebbe essere di sola competenza della regione ma di fatto non lo era, e mai lo sarà. Come potrebbe esserlo se una regione decide quel che lei e l’ATS avete deciso?

E’ il mio pensiero assessore Arru, non ho la pretesa che legga e che intuisca che nasce da un cittadino qualunque che non è medico, né politico, né possiede bacchette magiche, né può determinare altro se non qualche elemento di ragionamento nei miei lettori.

Rifletta assessore, non risponda al partito, ai ragionieri della sanità che camminano con la calcolatrice in mano, con chi le aveva dato dei costi sui servizi che hanno cambiato la sanità a terra per favorire quella aerea, che ha capito da subito non erano finalizzati al risparmio. Faccia un passo indietro e guardi in faccia la realtà attuale. Due sono le scelte, o cambia quanto ha erroneamente pensato fosse una buona riforma, o lasci il suo mandato. Forse qualche sardo apprezzerà il gesto di abbandonare prima che il mese del freddo e del carnevale a Tempio lo stabilisca nelle urne.

Lei è sardo, come me, e una cosa abbiamo in comune, non dimentichiamo niente di quanto subiamo. Non ci crede? Eppure lei che vive e lavora in questa terra millenaria, dovrebbe sentire quanto siamo più noi sardi ad essere legati alla Sardegna di quanto la Sardegna, che voi rappresentate, sia legata a tutti i suoi figli.

Avevamo delle strane abitudini, assessore, quando stavamo male, si andava in ospedale. Le vecchie usanze, lo sa, sono molto difficili da abbandonare.

Con rispetto,

Antonio Masoni

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