Tempio Pausania, 5 mag. 2018-
Tempi bui per Millantar, il pianeta delle fuffa, il re Tarlok doveva fare i conti con le ripercussioni del nuovo regolamento e le complicanze del popolo che mal digeriva qualsiasi rinvio alla data fatidica della manna. Non credevano più alla magia e a i trucchetti da baro che sino a quel momento erano stati messi in opera per distrarre dall’evento epocale ed a Fake City montava la rabbia e il malcontento. Suorpaolina, la messaggera degli angeli a cui spettava il compito di vigilare idiotbook, non faceva altro che liquidare i denigratori, o coloro che semplicemente chiedevano delle spiegazioni sul ritardo.
“Ma io chiedevo solo se e quando potrò farmi la protesi alle gengive”
“No, tu sei una detrattrice mia cara, sarai bannata per il resto dei tuoi giorni!” Pam, patapam, tratratratrratatatatatatatata…e giù mitragliate di improperi verso la dolce donzella che aveva osato chiedere. Da tempo, i fulmini e gli strali di Corte si abbattevano sui dubbiosi che in massa organizzarono un improrogabile ESODO di massa da Millantar. Il noto disegnatore del tempo, Arzigogolo Pinturicchio, immortalò quel periodo funesto per il pianeta in questa tavola ormai storica che è contenuta nel Testo Sacro La Bubbola e che qui sotto viene riprodotta.
La fuga iniziò in una giornata di festa per Millantar, era la festa di San Maurizio, scelta proprio per la valenza epocale di quel giorno, che era un momento di sfrenata gioia e allegria di tutti i millantariani, come raccontato in precedenza. Obiettivo dell’Esodo, manco a dirlo, era il pianeta dei New Detractor’s distante pochi anni quantici da Millantar dove erano almeno certi di conoscere qualche chicca paradigmatica sul progetto fallito. La stanchezza di un viaggio lungo, estenuante, seppur necessario, portò i millantariani a patire “pene” (nel senso di sofferenze, non fate i finti tonti) indicibili e immani svuotamenti intestinali da fame. Gorgoglii e rumori gastro intestinali che, nell’immenso corteo che lasciava Millantar, erano una colonna sonora che accompagnò la fuga.
” Ho fame, non mangio da 5 giorni – disse Sfigatus – questa fuga sta accelerando la mia fine fisica e anche quantica, cosa me ne faccio di questi intrugli omeopatici macrobiotici che fanno cagare? Non basta che sono prosciugato dall’inedia?”
” Non badarci Sfi (su Millantar imperversavano i diminutivi dei nomi propri)- rispose Test (iculus) – almeno non ti ammali di tumore. Già lo sai vero che non è bello ciò che è bello ma che è bello ciò che piace?”
“Cazzo c’entra ora questa stronzata?”
” Una più, una meno…..mica è cambiata la nostra vita dopo 3 anni che ne sentiamo dal Re!”
Erano quasi tutti della Plebe Organizzata, quella che si componeva di umili uomini e donne che avevano ansimato inutilmente per la manna e che continuavano a nutrirsi di muschi e licheni senza aver mai visto uno straccio di gallinella da farsi in brodo. Deperiti, sfiniti, continuavano a marciare verso il pianeta della normalità, com’era stato ribattezzato New Detractor’s, in mezzo a strade polverose, impervie e con la sola speranza di un riscatto della dignità calpestata da anni di attese e minchiate epocali.
A palazzo non è che l’esodo lo presero benissimo e la furia del re e dei suoi cortigiani più stretti, ebbe un innalzamento sotto forma di inasprimento delle leggi e la promulgazione di nuovi editti mirati alla condanna. E’ di quel periodo l’emanazione dell’editto del dito medio mozzato che nella Bubbola è trascritto in questo modo.
“A partire da oggi, 32 settembre A.D. MMIXCFP,
Chiunque venga trovato in scarpe da ginnastica e tuta pronto a darsi alla fuga, sarà prima torturato con l’asportazione del dito medio di entrambe le mani (così i mancini non ci fottono), indi condannato ai lavori forzati, intesi come un periodo di galera da passare nelle carceri di Fake City previo giudizio sommario e insindacabile. Le “pene” (ancora una volta intese come sofferenze) andranno da 1 a 10 anni quantici (un anno quantico era di circa 12 anni normali, previa cottura al dente). Dopo il carcere, il colpevole sarà avviato alla partecipazione al corso di allineamento e alle 4 regole del cazzo per convincerlo all’adesione. Il tribunale di Fake City, secondo la Magna Carta (nel senso di grande e non di atto di invito alla triturazione di cibo a base di cellulosa) che ne sancisce l’autorità,decreta che tale editto entrerà in vigore con immediata ottemperanza. F.to Tarlok il mecenate”.
LA MAGNA CARTA: era la voce indiscutibile del progetto, che attraverso una serie di articoli e commi e sottocommi e sottosottocommi, stabiliva che la vita, le azioni, l’operato, il lavoro, dovevano essere sanciti e codificati in alcuni punti sostanziali. Un esempio veniva dall’art. 1, noto come quello del quid.
art. 1 Uno è il quid, uno è l’euro, uno sono io e voi non siete un cazzo. Date e non vi sarà restituito, donate e non vi sarà fatta colpa di nulla. Il primo comma all’art. 1 attestava che 1a) Il costo di un caffè non vi rende poveri. Il primo sottocomma affermava art. 1 aa) che giorno è oggi? Mentre il primo sottosottocomma art.1 aaa) Che tempo di merda!.
Così variegata ma già così sostanziosa nella sua stesura finale, la Magna Carta era l’orgoglio del Re che in essa vedeva riflessa la sua vera natura di fuffatore del nulla cosmico. Complicare per ottenere, raccontare fregnacce per mantenere gli equilibri.
A proposito di equilibri, a Millantar viveva anche l’equilibrista Sfigatellus, noto circense del trapezio piramidale, inventore del metodo EQI (acronimo di Equilibristi Quantici Idioti) che aveva costruito la sua sfiga sulla fuffa piscotronica a doppio avvitamento cilindrico con multilevel annesso, il quale induceva gli iscritti a corsi estenuanti dove apprendevano a contare sino a 10 su una mano sola ed a psicopseudo panzane un tanto all’etto. A vedere gli esiti di questa terapia scassapalle, c’è da rilevare che ebbe un successo inaspettato lo Sfi, dal momento che scrisse anche un secondo metodo noto come quello del dito in culo. In altre parole, ai seguaci, dopo aver ingurgitato ettolitri di nozioni inutili, veniva chiesto di mettersi un dito in culo e loro eseguivano seguendo una pratica volgarotta, mirata però a raccontarne le sensazioni.
“Cosa sentite – disse in una seduta lo Sfi – vi sentite meglio ora? Dovreste provare un senso di liberazione di energia psicosomatica alcalina e devianze dalla vostra natura genetica. Chi è uomo dovrebbe sentirsi donna e chi è donna deve sentirsi semplicemente deflorata dove non batte il sole”
“Beèèèèèèèèè…..beèèèèèèèèèèèè…” asserivano i corsisti, beati e, come si suol dire, inculati.
Oltre allo Sfi, a corte vegetava anche un’altra seria professionista della materia, la dottoressa Papponi Minchietti Vien dalla Montagna, col fiorellino che si bagna e la tasca che si nutre. Strano personaggio, laureata all’Università On The Road di Fake City che, dopo la laurea si era dedicata all’osservazione della stupidità e al come sfruttarla per i propri fini personali. Ella, dall’alto di una cattedratica investitura planetaria, proponeva un mini combustore con chiave a brugola incorporata che emetteva della luce puzzata sulle parti affette da tumore. Attenzione, luce puzzata non è proprio una prassi semplice. Bisogna capire che oltre alla luce la mini macchinetta emetteva anche odori sgradevoli di fogna che accentuavano il disagio del paziente che, oppresso dall’insostenibile fetore, decideva che era meglio tenersi il tumore. Ecco perché la Papponi si faceva pagare prima e senza fattura, non si sa mai!. La dottoressa Papponi era solita anche dare dei lassativi prima del trattamento per far evacuare i pazienti ai quali veniva chiesto di evitare di emettere flatulenze che già ce n’erano abbastanza.
Nel frattempo, l’esodo di massa aveva dato inizio al passaparola per rimpiazzare chi lasciava. Convinto che solo una sana comunicazione fosse basata sul nulla esponenziale all’ennesima potenza, il re cambiò strategia e annunciò l’imminenza della carta. I millantariani furono colti di sorpresa dall’ennesimo annuncio epocale e ancora una volta, da beati minchioni, caddero nel tranello. In realtà Tarlok aveva contratto un accordo con partners internazionali di riconosciuta valenza. Tra i tanti, Tontino Gabbarelli, proprietario di una delle scatolette orientali di un sistema di scatole vuote che rubavano di qui per rubare anche di là. Un genio Tontino, che si apprestava ad un partenariato col Re. Da semplice tipografo che stampava volantini col ciclostile, era divenuto un imprenditore internazionale che esportava scatolette di tonno, le svuotava del contenuto e da ognuna di esse, costruiva una scatoletta orientale piena d’aria fritta, ma con olio extravergine di fuffa. Per far questo, il Gabbarelli usava le scatolette di tonno pescato nell’oceano Mortifico che bagnava le coste di Fake City. Il tonno del Mortifico, noto come “dalle pinne quantiche”, era molto ricercato ed apprezzato nei mercati internazionali che stavano da tempo facendo code massacranti per investire nel progetto. La fila era enorme, una decina di chilometri di finanziatori che cercavano un colloquio col Re per poter investire ed avere ritorni importanti per le loro imprese. Perse le occasioni con Stokaz e Magnaxius di cui avete avuto notizia, un giorno toccò a Totò La Regina, importatore mondiale di stragi e immersioni nell’acido, di origini sicule ma con passaporto australiano.
” Buongiorno Tarlok, io sono La Regina”
“Ahahahahah…lei una regina? Si accomodi alla porta che non ho tempo da perdere con i regnanti!!”
“Un equivoco ci dev’essere Messia, Vossia non ha capito…io sono Totò La Regina, e non penso di avere bisogno di presentazioni!”
“Ops, scusi Totò ahahahahahahah…ho già tutta la raccolta dei film suoi…..Totò la truffa è il mio preferito…ma mi faccia il piacere!! Se ne vada che altrimenti chiamo i Fuffanieri a cavallo”
” Errore ci fu, io sono qui per investire nel progetto. Li vuole o non li vuole sti soldi?”
“Ops e Riops…mi scusi….quanto è disposto ad investire?”
“Diciamo che io le confeziono 10 stragi e 50 immersioni nell’acido e lei mi fa entrare nell’affare”
“E cosa me ne faccio di stragi e immersioni…in primis la strage è in corso e non me ne occorrono altre, in secundis ho l’acquaponica denaturalizzata e effervescente, in terzibus (il latino era piuttosto contorto), lei non mi piace affatto. O ci mette fischi e vagonate di euro o mi salti la porta!”. A questo imperioso gergo d’autore, persino Totò La Regina dovette cedere e scappò via come tutti gli altri in precedenza. Con Tarlok non c’era trippa per gatti. O soldi o nulla.
La Bubbola racconta decine di episodi come questo dai quali emergono i tratti inconfondibili de Re e della sua supponenza spregiudicata e arrembante. Fottere il prossimo era il suo mestiere e non poteva certo farsi fottere da qualcuno, benché col nome altisonante e con nomea anche peggiore della sua.
Di questo e di altro gli esodati parlavano mentre cercavano la normalità del pianeta confinante di New Detractor’s, accerchiati da rapaci avvoltoi che svolazzavano su di loro proponendo alternative al mondo che stavano per lasciare. Qualcuno ci cadde, qualcun altro evitò di ricaderci ancora, ma le insidie di chi bazzica nelle truffe sono sempre in agguato e non sempre si riesce a comprendere la differenza che c’è tra una triglia fresca e una marcia. L’occhio? Si, basterebbe ragionare, seppure anche l’occhio voglia la sua parte. Non esistono limiti all’intelligenza ma nemmeno alla stupidità.
….continua
Antonio Masoni