Tempio Pausania, Essere “ex” di qualcosa, di qualcuno, di niente, di nessuno.

Deriva dalla parola latina “ex” che vuol dire “fuori da, di”, preposizione già utilizzata  con il significato attuale già nel tardo latino (XIII secolo) nell’espressione exconsul: ossia ex console. E’ di fatto entrata nel linguaggio abitudinario come una parolina che magicamente risolve tortuose elucubrazioni che richiederebbero tempo e lungaggini esplicative inutili. Diciamo “ex” e tutto ci appare chiaro. siamo stati tutti ex di qualcosa o di qualcuna/o, quando associamo la parolina nella sua eccezione più diffusa, l’amore. Non esiste una discussione tra amici, o conoscenti, che non si usi “EX” per ridurre anche il peso di argomentazioni diversamente estenuanti, o infinite spiegazioni che raccontano il vissuto di chi stiamo parlando o di noi stessi. 

“Ex”… accorcia, arresta persino il dialogo tra parti, introduce riflessioni nuove ma senza che le stesse debbano avere ulteriori dettagli. Già tutto viene racchiuso in un semplicissimo “EX”.

L’EX che vorrei considerare, senza forzare alcun ragionamento, semmai contribuire a qualche spunto sul suo uso frequente per ogni cosa, è quello che vuole rinnegare un passato di cui va poco fiero e si rifugia in alternative socio-politiche attuali e magari anche di moda pensando che il suo archivio storico, col tempo, possa ripulirsi automaticamente. E’ colui che pensa che tutto possa essere cancellato semplicemente dicendo di sé…sono un EX. Un ex sessantottino, un ex comunista, un ex fascista, un ex drogato, un ex alcolista, un ex inquisito, sono espressioni che di tanto in tanto si affacciano in ascolti fugaci, in convegni OUTING, inglesismo che indica l’abiura del proprio passato poco celestiale che “non per forza” è un’ammissione eccellente di colpa. A volte  è voler cercare riscatto in mode o correnti dallo spiccato sentore di populismo ma anche, e sarebbe una nobilissima motivazione, nel cambiamento della propria esistenza verso equilibrio di sostanza e fatti e non di sole parole.

La magnanimità del cambiamento verso lidi appropriati di una nuova vita, è azione degna che proietta l’essere umano alla riappropriazione dei pezzi che erano mancati nel suo trascorso. Un mosaico che ora viene ricreato perché ci si è convinti che quanto ha fatto parte della vita precedente, era fardello eccessivo che a poco era servito se non a rimanere in sella ad atteggiamenti e mode che sono state negative e non lo hanno condotto a nulla. Il riscatto del nulla precedente, EX del nulla, nel tempo che si era stati avvinti come edera o gramigna ad una finta omologazione verso il basso cosmico. Piccoli mondi che erano sembrati soluzioni e fughe da qualcosa che non piaceva allora. Queste forme di riscatto, come detto, risultano foriere di risultanze positive, l’avvicinamento migliore ad un nuovo paradigma che ci sosterrà nel cammino futuro.

 

La peggiore fuga dal passato, si attua quando vogliamo rinnegare il passato a parole mentre fatti, azioni, comportamenti, attestano l’esatto contrario. “Io sono sempre stato così”, ” E’ una questione di principio”, sono espressioni che risuonano spesso quando la difesa ad oltranza di errori passati, da rinnegare usando la parola “EX”, vengono ridimensionati nella loro gravità per dare di se stessi un’idea persuasiva, elusiva, del proprio vissuto. Ossia, se ero uno “stronzo” prima, oggi sono cambiato. Mica sempre avviene così. Se stronzo eri, stronzo sei rimasto e lo dico certo che chiunque cerchi “a parole” di convincere un altro di essere sempre stato integro, probo, onesto, proprio perché lo afferma senza che nessuno glielo chieda, è proprio perché sa di essere sempre “stronzo”. Sarebbe onesto, più che dire, dimostrare di essere cambiati. Nel momento stesso in cui si ribadisce di aver preso le distanze dal proprio passato poco edificante, avviene un miracolo. Abbiamo ammesso di essere stati stronzi e vogliamo cambiare direzione. Lo dobbiamo dire e dimostrare però, coi fatti.

Un giorno, un vigilante solerte nel suo lavoro, beccato nell’essere stato poco attento i una situazione di lavoro, fu convocato dal direttore di un importante istituto. Il direttore lo rimproverò aspramente e disse lui che certi errori non sono ammissibili, c’è un etica nel lavoro e nella vita, un comportamento che mai deve essere preso sotto gamba. Il vigilante si sentì umiliato e contrappose a quel rimprovero, una infelice frase. Disse: ” Direttore, se non per l’uomo, almeno per la divisa che indosso”, ovvero se non vuoi tener conto della mia umanità, fallo almeno per questa divisa che mi identifica. In cosa? In quale strana forma di protezione dovrebbe proiettarci una veste diversa?

Qual’è il ruolo che abbiamo nella vita e nel lavoro, quello di uomini (che possono sbagliare e chiedere anche scusa) o quello della pseudo proiezione dell’essere umano che cerca riparo in una divisa o in un camice o in un titolo o in una laurea o in una  caterva di libri scritti? Ecco, quel vigilante era un coglione con la divisa, quel medico era un coglione con il camice, quel dotto intellettuale era un coglione con titoli di studio e libri scritti a iosa. Quando costoro si affannano a definirsi EX, non credetegli, fingono per surrogare la loro presunzione e la convinzione di avere ruoli diversi nella società.

Ecco che la parola EX viene fuori di prepotenza a scagionare chi nella vita ha sbagliato e cerca rimedio ammettendo i propri errori mentre assume una valenza negativa quando si pensa ad apparire più che al valore intrinseco della dignità. E’ solo bieco opportunismo.  La furbizia, mai da confondere con l’intelligenza, viene usata dai mestieranti della menzogna che mai saranno o potranno essere EX coglioni.

Si nasce coglioni e tali si muore. 

Tutto questo per sostenere il concetto che la parola EX non si applica alla dignità umana, che non si può essere tondi se si nasce quadrati, non si può vivere sulle spalle degli altri se non si è pronti a reggere il pesante fardello delle difficoltà e delle disgrazie personali, che non nasciamo EX ma lo diventiamo a volte per necessità ed a volte per convenienza.

Quindi, concludendo, usiamo la parola EX che splende per la sua brevità e per la variegata applicazione ma che sia sempre accompagnata dal reale cambiamento del nostro modo di vivere e di convivere con gli altri.

Antonio Masoni

 

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