Tempio Pausania, in ricordo di un padre.

Tempio Pausania, 29 giugno 2014 Santi Pietro e Paolo.

Scrivere per me è cosa di tutti giorni. Lo faccio per passione, per piacere e per raccontare qualche volta le emozioni che attraversano certi giorni, quei momenti in cui riemerge fortissima la mancanza di qualcuno. Mio padre si chiamava Paolo e mio figlio porta lo stesso nome. Perdonatemi se mi lascio andare ad un ricordo per un uomo che per me, così come qualsiasi padre è per un figlio, è stato riferimento e sostanza. Sarebbe stato il suo onomastico, lo è per mio figlio oggi, ma per noi era un giorno diverso perché forse più importante di altre date canoniche. Lo festeggiavamo in allegria, quando ancora era tra noi, e lo aspettavamo con impazienza, più della finale di un mondiale dell’Italia e più della Boheme o della Turandot, opere che lui ascoltava piangendo. Questa è per te padre.

“Dissi un giorno ai miei piedi,
camminate sempre dritti.
E poi ordinai ai miei muscoli di non cedere,
e loro moltiplicarono l’energia.
Dissi ai miei ricordi,
restate dentro l’armadio e non uscite.
Essi ubbidirono e praticarono il silenzio….
Ai miei occhi imposi di restare chiusi,
per non guardare il vuoto che avanzava…
non diedero ascolto e restarono aperti,
ma caddi lo stesso…

Nel pianeta senza nome riposai dalla fatica
e mi addormentai accanto al fuoco,
e quel sonno fu sogno di quiete, finalmente.”

Oggi è un giorno che era festa per noi…

Se fossi qui,
nel pianeta col nome che amavi tu,
lo stesso del padre e del padre di tuo padre,
potresti raccontare di lei,
di quella sposa.
Di quel giorno, di quel trombone,
e del clarino e dei tuoi amori…
Ti ascolterei come facevo sempre,
senza riuscire mai a leggere quella malinconia degli occhi chiari,
gli stessi che ora specchiano i miei oggi
e quel che resterà di me nel pianeta col nome,
quello che tu amavi tanto.
Ciao Paolo.

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