Tempio Pausania, L’angoscia del farmaco salvavita. Difficile trovarne alcuni, una storia dei nostri tempi.

Tempio Pausania, 16 apr. 2017-

Il problema di reperire mensilmente nelle farmacie alcuni farmaci, sta diventando un vero dramma per alcune persone affette da malattie che hanno necessità  della terapia che si giova solo di farmaci salvavita. Cosa sono i farmaci salvavita? Semplice, farmaci che evitano la morte. La mancanza di essi, in certi casi, può essere sostituita da altri  ma che non hanno gli stessi effetti. Nello specifico, rispondendo ad una chiamata da parte di un amico, parlo di artrite reumatoide. Alcuni dati, presi dalla rete, aiutano a capire meglio di che malattia si tratti.

Dati Wikipedia:

L’artrite reumatoide (AR) è una poliartrite infiammatoria cronica, anchilosante e progressiva a patogenesi autoimmunitaria e di eziologia sconosciuta, principalmente a carico delle articolazioni sinoviali. Può provocare deformazione e dolore che possono portare fino alla perdita della funzionalità articolare.

La condizione può presentare anche segni e sintomi in organi diversi. Si differenzia dall’osteoartrosi perché interessa inizialmente la membrana sinoviale e non la cartilagine, colpisce con meno frequenza e in età più giovane rispetto all’osteoartrosi; sono più colpite le donne (rapporto 3:1). Interessa l’1-2% della popolazione e il numero dei casi aumenta con l’età, infatti è colpito il 5% delle donne oltre i 55 anni. L’esordio si osserva prevalentemente al termine della adolescenza o tra 4º e 5º decennio di vita; un secondo picco si osserva tra i 60 e 70 anni. Una variante precoce dell’AR è costituita dall’artrite reumatoide dell’infanzia

La causa di insorgenza non è completamente nota. Vi è una risposta infiammatoria della sinovia con rigonfiamento delle cellule sinoviali, eccesso di liquido sinoviale e sviluppo di tessuto fibroso nella sinovia. Colpisce anche l’osso sottostante e la cartilagine, con assottigliamento e distruzione. La condizione può anche manifestarsi con infiammazioni diffuse nei polmoni, nel pericardio, nella pleura, nella sclera dell’occhio e con lesioni nodulari diffuse nel tessuto sottocutaneo. La diagnosi viene principalmente fatta sulla base dei sintomi e con la radiografia. L’analisi del liquido sinoviale può contribuire alla diagnosi differenziale.

Il trattamento comprende sia la prescrizione di farmaci sia altre misure al fine di controllare l’infiammazione articolare e prevenire il danno articolare e la conseguente disabilità. Il trattamento non farmacologico consiste nella terapia fisica, nella terapia occupazionale e cambiamenti nell’alimentazione. Farmaci antidolorifici e antinfiammatori, tra cui gli steroidi, sopprimono i sintomi ma non fermano la progressione della condizione. Farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD) possono rallentare o arrestare la progressione della malattia. Il ricorso a tecniche di medicina alternativa non è supportato da alcuna prova scientifica.

Nella sintesi espressa, già si ricavano alcune importanti informazioni. La più importante è che questa malattia autoimmune è cronica e uno dei suoi aspetti peggiori è il dolore che rende invalidi. La malattia può essere rallentata con farmaci specifici tra cui, nel caso dell’amico che ha sollevato il problema, uno in particolare che si chiama commercialmente Cimzia, (Certolizumab) che è un anti-TNF (Tumor Necrosis Factor ) di ultima generazione.
Sono questi i farmaci su cui si basa l’intervento terapeutico precoce e, nonostante l’avvento dei nuovi farmaci biologici, mantengono immutata la loro preminente posizione nelle strategie terapeutiche anti-reumatiche. I farmaci attivi solo sui sintomi (cortisone e anti-infiammatori non steroidei) non impediscono che il danno articolare proceda e quindi non vanno impiegati da soli.

IL CASO:

Una chiamata telefonica di circa un mese fa, da parte di un amico, mi informa che il Cimzia, dispensato dalla ASL non era disponibile. L’Artrite Reumatoide che ha colpito la moglie, si cura con quello e le alternative con i cortisonici, anche questa cosa risaputa, provoca effetti collaterali pericolosi. Il giorno dopo chiamo la ASL per saperne di più, bisogna capire il perché stia succedendo questa mancanza del farmaco indispensabile alla vita di quella donna.

Con grande disponibilità, la ASL mi fa sapere che tutto era risolto e che i problemi del rifornimento di questo farmaco erano imputabili al rendiconto di fine anno, al bilancio insomma. Dal nuovo anno, ed in particolare dal mese di febbraio, non ci sarebbe stato più problema ad avere la scorta di questo presidio farmacologico. Bene, il mio amico e la moglie potranno stare tranquilli.

Ieri, 15 aprile, l’amico mi richiama. 

Sai che martedì mia moglie finisce il Cimzia (la fornitura avviene di mese in mese secondo le disposizioni di legge vigenti) e Olbia non ne ha e Sassari nemmeno? Pare che il costo sia eccessivo e in questo momento è bloccato l’approvvigionamento“. Per capirci, un mese di cura costa € 1683,42.

Che dire. Posso solo provare a saperne di più. Chiamo l’A.I.R.A. Associazione Italiana Reum Amici, con sede a Lodi che è riconosciuta dal Ministero della Sanità e che si occupa a 360 gradi delle malattie reumatiche e delle persone che ne sono affette.

Una voce gentile, tipica di persona che capisce che quando ci si rivolge a loro è perché esiste un problema e capisce anche che l’educazione è fatto sostanziale e non optional, mi informa. In Italia, per quanto sono i dati in loro possesso, non esiste il problema di avere questo farmaco. “Strano – mi dice – che in Sardegna non lo abbiate. Tuttavia, mi adopero subito per saperne di più. Mi richiami nei prossimi giorni e le faccio sapere qualcosa“. Mi dice questo dopo che io gli  precisato che non sono in possesso di dati sul resto dell’isola e che sto parlando solo del nord Sardegna. Richiamo l’amico, riporto a lui tutte le informazioni avute e gli lascio anche i recapiti telefonici dell’AIRA.

RIFLESSIONI:

Una prima cosa bisogna dirla. I farmaci biologici di ultima generazione, elettivi in alcuni casi per curare certe malattie degenerative, sono una spesa enorme per il SSN. Tutto, come si vede, torna alla radice dello stesso problema di sempre: la spesa pubblica. Che gli sprechi veri siano deprecabili è assodato, come pure appare evidente che dietro l’industria del farmaco esistano tali mostruosi interessi e business criminali che una regola deve pur esistere. Ma quando ci si trova dinanzi a casi come quello della storia della donna di Tempio, quando il limite insuperabile è rappresentato dalla “spesa pubblica”, qualcosa bisogna dirla. Nulla che già in questo blog non abbiate già letto e che non sia assimilabile a quanto sta accadendo nella sanità a Tempio e in tutto il paese. Non siamo più Stato, siamo colonia di un insieme di ex stati che hanno svenduto la propria sovranità, la propria costituzione ai mercati finanziari.

Quindi, cosa fare? Lamentarsi non serve, piangere sortisce solo l’effetto che è ampiamente quello voluto da chi ci ha portato in questa deriva che è solo sfascio e basta dello stato sociale. Tutto lo stato sociale, lavoro, scuola, sanità, giustizia, perdono ogni giorno qualcosa. La miseria è alle porte di tutti e ancora si pensa che la politica attuale serva a qualcosa. Ancora non basta? Aspettate, qualche arabo ci e vi salverà.

Antonio Masoni

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