Tempio Pausania, Leva finanziaria, come sollevare miliardi di euro con un caffè.

Tempio Pausania, 31 mar. 2018-

Dal Libro Sacro, La Bubbola, unica copia sopravvissuta alla strage dei testi per mano dei molossi di palazzo, abbiamo estratto uno dei capitoli più fantastici, quello che determinò l’iniziale botta de culo del Tarlok, La Leva Finanziaria, artificio con cui conquistò i pollai d’Italia e tutte le aziende a conduzione ignorantica del pianeta. Le altre copie del Testo dei Testi, con ben 2 o trenta regolamenti e modifiche dello statuto, furono letteralmente mangiate dai seguaci incalliti, tant’è che si narra che cagarono palle galattiche per il resto dei loro anni con cui furono anche ideate fiction’s telefuffiche e cinematografia parereligiosa (che pare e non è), come il ben noto cult movie su Madre Terenzia di Cacarella, uno dei quartieri di evacuazione di Fake City.

La parola che a Millantar veniva usata più spesso era “leva finanziaria”, qualcosa che la maggior parte dei residenti nel pianeta della fuffa confondeva, dubbiosi come quando pensavano ai salumi di Felino che credevano si producessero da leoni, tigri e iene consenzienti di farsi togliere un cosciotto senza fiatare. A Millantar, si sa, tutto era fantasia e immaginazione, sin da quando udirono per la prima volta quella paroletta magica proferita da palchi qualificati più di quelli che ospitavano la premiazione della sagra della mortadella. Ma cosa diavolo era sta leva finanziaria? Google a quei tempi era sconosciuto, e le sole informazioni possibili erano ricavate dalla lettura delle pietre laviche del vulcano di Fake City, il temutissimo Ruttor, già più volte responsabile di eruzioni cosmiche che avevano riempito di paura la città. L’ultima eruzione di Ruttor, che qualcuno asseriva fosse l’oracolo della volontà del Re Tarlok il mecenate, determinò distruzione e fuoriuscita di lava incandescente che causò crescita esponenziale della stupidità collettiva.

Le pietre laviche venivano lette dai guru della fuffinanza di corte, tutti esperti e consapevoli che una leva avrebbe fatto risorgere l’economia del pianeta e dato finalmente sollievo al mega progetto che tutto il cosmo invidiava. Quasi per gioco, gli abitanti di Millantar si improvvisavano anche con gli stuzzicadenti esercitandosi a sollevare massi di qualche tonnellata ma assistevano delusi alla rottura delle minuscole leve. Ci voleva qualcosa di grosso, pensavano, un bastone mica da ridere. I tentativi di sollevare il masso con mazze da baseball non ebbero miglior sorte, così come i vani esercizi di magia quantica, energetica più di una red bull con acquaponica, che finivano tutte in una perdita di tempo. Il masso non si spostava, i mercati erano silenti e passivi, Soros non citofonava mai a palazzo e Agnelli aveva altro da fare. 

Per favorire gli dei, fu fatto anche un pellegrinaggio ad Assisi. Come Assisi, cosa c’entra con Millantar? C’è sempre una città di Assisi nel cosmo e verso di essa, prima o poi, verrà fatto un pellegrinaggio sulle orme di un Santo. Gli scrittori del tempo narrarono di quella Mission verso Assisi e di come il popolo, che pagava 10 quidcoin di viaggio ovunque andasse, pensava che solo un miracolo potesse far sollevare il masso.

Assisi, era una ridente città con tante vetrine e botteghe artigianali, ovunque trading on line ammiccavano ai passaggio della carovana che a confronto al Moulin Rouge  gli adescatori che ti sbattevano dentro i localini, erano dilettanti. Fra Gandolfo da Norcia, a suo agio in quella vivace cittadina, era il capo spedizione e tutti lo seguivano nelle sue dotte, quasi epocali, dissertazioni dove dava prova di uno scibile smisurato e psicotronico. In realtà Fra era fuffico, ordine minore della congregazione a cui apparteneva e nota per dire una idilliaca minchia e successivamente l’esatto opposto (un’altra idilliaca minchia) ossia imbastiva una conversazione e poi tracimava con parole poco etiche, anzi direi oncogene verso quelli che reputava “gnurant’s” ma utili per l’obolo mensile che donavano. Il tour procedette sereno, con qualche lieve perturbazione gastrocefalopodica di qualcuno che aveva ingurgitato quantità spropositate di fuffixolo, una caramella senza zucchero che dava effetti paranoici e disturbi intestinali a chi superava le dosi consigliate. Alcuni erano interessati alle botteghe dei salumi, altri a quelle dei rosari e altri ancora alle chiese evangeliste dell’ultima corona di spinelli, la congregazione che rappresentava in quel borgo la leadership religiosa-mistico infovisiva. Si ricorda di quella giornata la scomparsa di Quiddur, un evanescente personaggio della Fake bene che appariva e scompariva quasi per magia.

“Mi vedi ora? – proponeva agli amici – guarda adesso?”. Flop, scomparso d’incanto e divenuto una card, una quid meteora, una raccolta punti. Quiddur era il jolly che lo stesso Tarlok usava a suo piacimento quando gli serviva. La sua scomparsa dal tour non fu tenuta in grande considerazione, tutti si erano abituati al suo bizzarro comportamento.

Il tour, ribattezzato Human Circus of Idiots, raggiunse la Basilica delle Pie Illusioni di Assisi, laddove il popolo raccolto in preghiera mistico casereccia, doveva invocare la leva finanziaria giusta per sollevare il megamasso di Fake City.

“Dio delle città, e delle immensità, lo so che tu ci sei e hai viaggiato più di noi – il canto si levava alto nella basilica tra strizzate di palle dei molossi di guardia che guardavano il gregge per non farlo distrarre e ammiccanti e lascivi sguardi peccaminosi alle dolci fanciulle del coro – ma quassù non siamo in cielo e bla bla bla”. Il suono celestiale di quelle voci angeliche e paradigmatiche si era espanso sino al centro del borgo, distante circa 1 quid Km dalla basilica e gli abitanti di Assisi si erano frantumati anche gli ultimi lembi di palle per il fastidio che stavano provando. Il temutissimo Fraccus, energumeno picchiatore del paese, radunò altri suoi facinorosi amici e decisero di andare a levigare le facce di quella massa indolente e noiosa che cantava a squarciagola. Da dire anche che ad Assisi, si era creato un movimento antagonista del mega progetto di Millantar che minava il loro business, ossia vendere estratti di mosche con cui edificavano le loro moschee. Fraccus e i suoi amici fecero irruzione nella basilica delle Pie illusioni e picchiarono a più non posso i canterini guidati da Suorpaolina che erano arrivate all’ultima strofa della canzone.

“…Ma quaggiù non siamo in cielo,  e se un uomo perde il filo, è soltanto un uomo solo”. Sbam, pak, sbot, doppio sbot con triplo avvitamento carpiale, sbadapam….una carneficina che non risparmiò nessuno. Intervennero le forze dell’ordine che misero tutti al fresco, qualcuno fu portato in ospedale, altri direttamente estradati verso Fake City con la disposizione tassativa di non rimettere mai più piede ad Assisi. Gli ultimi a cadere furono i molossi, i plinti e le colonne, diuretiche e lassative colonne invertebrate del palazzo.

Il fuggi fuggi verso le corriere CQ24, che attendevano alla periferia del paese e avevano spalancato prudentemente le portiere, accolsero la massa dei reduci da quella inattesa battaglia. Fra Gandolfo, come Mimì Metallurgico ferito nell’onore, elevò la sciabola a raggi laser e gridò “Vendetta, tremenda vendetta!”. La cronaca del tempo, sempre nel capitolo del Testo Sacro La Bubbola, riporta anche le fragorose risate del pianeta dei New Detractor’s che lessero della sconfitta e pare che qualcuno, nelle segrete del palazzo di Re Tarlok, celato ai molossi di guardia, rise anch’egli di gusto. Anzi, preso da euforica libidine galattica, aprì una bottiglia di liquore Fuffalante del 1500 (oh, sto numero ricorre sempre, mah!), prezioso nettare di cui il re era particolarmente goloso.  

Nel Libro Sacro, tra omissis e parti mancanti, questa è una delle pagine più tragiche che a Millantar evocano ancora come monito. Persino il motto del popolo “Male non fare e paura non avere”, fu ridiscusso e questo triste episodio fu portato ad esempio che la paura esiste eccome, anche quando si pensa di non fare del male. Perché  è vero che l’ignoranza non sia sempre una colpa ma in certi casi lo è eccome. Provare per credere, come diceva quello del mobilificio Sganassone.

Dopo Assisi il tour, nonostante la cocente sconfitta, proseguì per altre fantasmagoriche avventure per questa che, a buon diritto, è passata alla storia come la Never Ending Story della Fuffa.

Antonio Masoni

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