Tempio Pausania, « Quale significato dai al tuo essere figlio? E quale significato dai al tuo desiderio di averne?». Il tema di Laura Pirrigheddu che ha vinto un concorso scolastico che la farà volare a Strasburgo.

Tempio Pausania, 20 giu. 2015-

La storia dell’uomo ha un lungo andamento ciclico. Il perpetuarsi della vita esige il rispetto di questi cicli: donne che generano figli, figlie che diventeranno madri, in un avvicendarsi di soluzioni che oggi implicano sviluppi etici oggetto di accesi dibattiti. Desiderare un figlio risponde, tra le altre cose, al desiderio di “immortalità” insito in ognuno di noi: mio figlio continuerà la mia stirpe, quindi, in qualche modo, continuerò a vivere in lui … Una prospettiva egoistica, certo, che nessuno ammetterà mai. È altrettanto certo, tuttavia, che fare un figlio ci avvicina alle facoltà creative che per i credenti sono una prerogativa divina. Ma avere un figlio è anche e soprattutto un potente gesto d’amore incondizionato, che forse ha senso solo in se stesso. E qui arriviamo a te: quale significato dai al tuo essere figlio? E quale significato dai al tuo desiderio di averne?

Era questa la premessa del tema  che i ragazzi delle scuole hanno affrontato per la partecipazione ad un concorso scolastico che dava la possibilità ai vincitori di vincere un soggiorno a Strasburgo al Parlamento Europeo, la 28° edizione del concorso scolastico europeo promosso dal Movimento per la vita. Si tratta di un concorso finanziato dai parlamentari europei (non dal parlamento), che ogni anno mettono a disposizione un fondo proprio appositamente. Sono invitati a partecipare tutti i ragazzi delle terze, quarte e quinte di ogni scuola secondaria italiana, ma in alcuni anni il concorso ha visto la partecipazione di alcune scuole di altri Paesi europei: Francia, Germania, Polonia, Ungheria, Croazia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Albania, Romania, Bulgaria, Slovenia.
Vengono proposti sempre temi etici che fanno riferimento alla vita in tutte le sue manifestazioni. Il tema di quest’anno era “Essere figli: una sfida, un’avventura”.
Il premio consiste in un viaggio a Strasburgo (Francia): 4-5 giorni spesati di tutto, presso la sede del parlamento europeo.

Ben nove i sardi scelti dalla giuria, tra cui due galluresi, Giovanni Ambrosino dell’IPIA di Calangianus e Laura Pirrigheddu del Liceo Linguistico Dettori di Tempio. Laura Pirrigheddu, terza linguistico del Liceo G.M. Dettori, ragazza di estrema sensibilità e di sicuro talento. Una simpaticissima ragazza che conosco molto bene perché, tra le sue tante doti,  ha anche quella di essere una cantante assai promettente, vincitrice di numerosi concorsi canori e che ho avuto il piacere di avere in tanti anni in cui ho organizzato eventi musicali e di spettacolo a Tempio e in Gallura. Ecco il suo tema.

Laura Pirrigheddu, 3^ linguistico Tempio.
Laura Pirrigheddu, 3^ linguistico Tempio.

Ogni essere vivente, ogni elemento in questo universo occupa un ruolo fondamentale. È come se fosse un vero e proprio gioco di squadra: il sole con il suo calore ci regala la vita, le piante con il loro duro lavoro ci permettono di respirare, gli animali ci donano un eterno nutrimento, e noi uomini? Il nostro compito è quello di salvaguardare, di proteggere, di coltivare ciò che è indispensabile per la nostra esistenza, e far sì che la specie umana non si dissolva nel nulla ma si evolva e che il suo legame con la natura si rafforzi giorno dopo giorno. La storia dell’uomo può essere paragonata ad un grande cerchio: la linea che delimita il perimetro di questa figura segue un andamento ciclico, è come se il suo percorso fosse infinito; il suo punto di partenza coincide esattamente con la sua fine e viceversa.

Alla morte corrisponde la nascita di una nuova vita. Ma allora stiamo forse affermando che facciamo solo parte di una grande “macchina” per il cui funzionamento è necessaria la continua procreazione degli esseri umani? Generare figli, dunque, è l’unico motivo per il quale siamo stati creati? O non possiamo fare a meno di rispettare il ciclo della vita semplicemente perché è questa la vera felicità? Quando due persone si innamorano è come se sentissero l’esigenza di creare una famiglia, di avere un figlio. In quel momento non pensano di mettere al mondo una piccola creatura innocente per contribuire allo sviluppo dell’uomo, lo fanno e basta, il loro è un gesto del tutto disinteressato, che va oltre la ragione e che simboleggia e rappresenta il loro amore. Purtroppo, però, non sempre accade questo, basti pensare ai bimbi figli di una violenza, di un obbligo o persino di un commercio. Sono figlio come tutti gli altri? In quanto figli “sbagliati”, dovrebbero essere abbandonati al loro destino o l’essere figli è un diritto che appartiene a tutti a prescindere dall’origine? Forse lo si dà per scontato, ma se ci pensiamo bene tutti siamo stati, siamo e saremo sempre figli. Anche quando si diventa genitori, la nostra essenza di “figli” non ci abbandona. È come se fosse un bisogno del quale necessitiamo e che involontariamente pretendiamo. Ma dato che tutti siamo figli, e che tutti dunque è come se fossimo figli di una stessa madre, perché non esiste una realtà oggettiva? Perché molti bimbi con una particolare malattia o con un handicap sono considerati diversi o addirittura esseri “puniti” dallo stesso Dio? Io sono una figlia e non mi sento figlia solo dei miei genitori, ma di nostro Signore, di tutti coloro che quando mi trovo in difficoltà sono sempre pronti a tendermi una mano, degli insegnanti, figlia del mondo. Si è figli quando ancora non si ha l’esperienza, quando ancora non si è pronti abbastanza ad affrontare gli ostacoli della vita, quando si chiede protezione, una spiegazione, amore. E quando diventiamo adulti, smettiamo di essere figli? Certo che no. Anzi, la nostra natura si rafforza, diventa più grande perché non solo, in quanto genitori, siamo un esempio per i nostri figli e dobbiamo trasmettere loro tutto ciò che fino a quell’istante abbiamo appreso, ma anche perché la vita, essendo imprevedibile, cambia in continuazione, e non smetteremo mai di imparare e di stupirci: avremo sempre bisogno di una luce che illumini il nostro cammino. Il vero problema, però, si presenta quando due persone pur non avendo la possibilità, si ostinano a tutti i costi a soddisfare il loro “diritto” di essere genitori. Pur di avere un figlio a loro immagine e somiglianza, sono disposti a ricorrere persino a delle soluzioni artificiali, delle volte anche dannose: inseminazioni artificiale, uteri in affitto. Significa questo essere genitori? I figli per essere nostri figli, devono assolutamente ereditare alcune nostre caratteristiche fisiche? Perché non ricorrere all’adozione? Ci sono così tanti bambini soli al mondo, che hanno bisogno di una casa, vestiti, cibo, ma soprattutto tanto amore e affetto. È sbagliato essere genitori di bambini con colore di pelle diverso dalla nostra? O siamo troppo accecati dall’egoismo, dall’invidia e dalla presunzione, per capire e per cogliere il vero senso dell’essere genitori e figli?

Laura Pirrigheddu –  Tempio Pausania (OT)

Classe III A Linguistico

Liceo Classico – Scientifico – Linguistico – Scienze Umane “G.M Dettori”,

Tempio Pausania (OT)

Il ciclo della vita, il rinascere sempre un po’ nei nostri figli, il concetto di essere figli del mondo, valore saliente della comprensione oggettiva della vita, il suo perpetuarsi infinito, il suo rinascere e il suo morire, i valori nobilissimi dell’adozione, il desiderio spesso morboso di essere genitori a tutti i costi. Laura si districa con saggia abilità da tutte le domande che essa stessa si pone e, senza rispondere, lascia al lettore, la risposta mettendo a nudo le nostre sensibilità e ci trasporta nel mondo reale, lo stesso nel quale lei appare già pronta a sostenerne  l’impresa. e la fatica. Una ragazza che ama la vita in tutti i suoi aspetti, che ci trascina con il suo italiano perfetto nel suo mondo. Una dimostrazione di intelligente e raffinata capacità di rispondere alle domande che investono la società italiana in questi anni di sbarchi di immigrati a chi manifesta mal di pancia continui e sfora nel bieco razzismo, tanto di moda. Sono felice di aver pubblicato questo tema che da spunto di riflettere anhe su grandi temi attuali. Laura, di certo, non si farà contagiare dai troppi che parlano di valore della vita e poi inneggiano alle ruspe o alle mitragliatrici per affrontare gli immigrati. Laura sa cos’è la vita, ne conosce il valore che prescinde dal colore della pelle, ne sa cogliere l’essenza e sa vivere non solo la propria vita ma anche quella degli altri. Chapeau! (A. Mas.)

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