Tempio Pausania, “Terremoti, Euro e la Sinistra scomparsa”, di Roberto Santilli. Rubrica economica a cura di Antonello Loriga.

Tempio Pausania, 7 nov. 2016-

fonte abruzzoweb.it

Roberto Santilli
Roberto Santilli 

Chi sta subendo i terremoti in questo periodo “deve ‘battere’ sul tasto del finanziamento per le ricostruzioni che però nel progetto dell’Euro, fallimentare per il popolo fin dall’inizio, hanno le catene”.

E poi, “ricominciare a spendere a deficit con le sovranità monetaria e di bilancio. I problemi interni si risolvono con uno Stato sovrano, evitando che per reperire dei soldi si vada a tagliare nel settore pubblico, sul quale già si è tagliato troppo”.

È uscito da poco più di un mese il suo ultimo libro, La scomparsa della sinistra in Europa (Imprimatur), scritto insieme ad Aldo Barba, ma Massimo Pivetti, classe 1940, da ex professore di Economia politica all’Università “La Sapienza” di Roma, continua ad aggiornare i pensieri e gli studi di una vita.

E parla da critico del progetto Euro, definito anche “emblema dell’unificazione monetaria europea che ha avuto successo perché si è pienamente realizzato l’obiettivo primario che questo progetto si poneva: il drastico indebolimento del potere contrattuale ai salariati”, ma pure, inevitabilmente e come annuncia nel titolo della sua ultima opera, della scomparsa della sinistra nel Vecchio Continente della “ottusa austerity della Banca centrale europea”.

Facendo spesso i conti con chi, politici e popolo, quando arriva il momento per l’Italia di mettere mano portafoglio – che con la moneta Euro non è più suo – come ad esempio per l’attuale emergenza terremoto in Centro Italia, punta a discorsi su mafie, malaffare come “cultura” generale, corruzione, incapacità degli italiani di spendere bene, governarsi, essere insomma affidabili come, da propaganda eurista – quindi legata a doppio filo al liberismo che Pivetti mal sopporta – o se volete anti-italiana, i tedeschi e similari.

Il tutto in mezzo a un turbine di lotterie e beneficenze varie, oppure all’uso delle polizze assicurative, citate forse non a caso dal capo della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio.

“È un fatto che riguarda due facce della stessa medaglia – ammonisce Pivetti –. Non c’è dubbio che il nostro Paese abbia sempre sofferto poteri paralleli, corruzioni, mafie, ma questi non sono motivi sufficienti per chiedere una sorta di ‘protettorato’ dall’esterno”.

“E uno dei problemi più gravi – puntualizza quindi il professore – è che in questo momento non esistono in Italia le condizioni per un recupero di sovranità in campo economico neppure per fa fronte ai poteri paralleli di cui sopra”.

“Tutte le forze politiche – aggiunge – la pensano allo stesso modo, quindi possiamo soltanto ragionare e convincerci a livello di analisi che il Paese ha bisogno di recuperare la sovranità in campo economico per far fronte a certe esigenze, cioè la possibilità di creare moneta liberamente evitando di sacrificare altri bisogni collettivi che sono già stati sacrificati abbastanza”.

Un quadro fosco, dunque, secondo Pivetti, che vede il governo guidato dal segretario nazionale del Partito democratico, Matteo Renzi, “privo di intenzione di recuperare effettive ‘fette’ di sovranità. Togliere le bandiere dell’Unione Europea e lasciare solo il Tricolore a Palazzo Chigi per la conferenza stampa dopo il terremoto di domenica scorsa, riguarda la sfera del consenso popolare che si sta perdendo, specie con il referendum sulla riforma costituzionale ormai alle porte”.

“Eventi drammatici come il terremoto, con il rischio concreto di perdere vite umane e patrimonio artistico e culturale – ribadisce– vanno affrontati con uno Stato che deve avere mano libera nell’economia e nella programmazione degli interventi di ricostruzione e recupero.

E se anche si concretizzasse un interesse mafioso, restare dentro i vincoli, diabolici, europei, farebbe male ulteriore ai bisogni sociali della popolazione. Del resto, problematiche di corruzione e criminalità non esistono soltanto in Italia. Pensare che certi fenomeni siano presenti solo da noi, non corrisponde al vero”.

Ma c’è un altro fronte che in questo contesto preoccupa il professor Pivetti, ed è il vuoto lasciato dalla sinistra che lui considera ormai scomparsa.

Nel libro viene spiegato tra l’altro che le proporzioni del successo in Europa e i suoi esiti economici e sociali del progetto di “Totale liberalizzazione della circolazione internazionale dei capitali, delle merci, della manodopera, mercato del lavoro deregolamentato, banca centrale indipendente dai governi, detassazione dei redditi da capitale e fine della progressività del sistema impositivo; pareggio del bilancio, ridimensionamento della spesa pubblica, privatizzazione delle industrie di Stato e dei servizi sociali”, siano da ricondurre proprio al fenomeno della scomparsa della sinistra nel Vecchio Continente.

Ecco perché, ragiona Pivetti, “oggi l’ostacolo principale alla rinascita di una sinistra capace di ricollocare al centro della sua attenzione le grandi questioni economiche e di classe è rappresentato dalla generale subalternità, radicatasi nel continente nel corso di oltre un trentennio, nei confronti della cultura economica dominante”.

“Questo vuoto – il pensiero del professore – viene riempito, non solo in Italia, da movimenti che hanno sì un consenso popolare, ma sono pure confusi nei programmi economici, sono tutto e il contrario di tutto, come il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Non me la sento di essere tremendamente ottimista se domani una di queste forze fosse al governo con la maggioranza, perché su temi fondamentali e delicati si muovono, appunto, con confusione”.

“Intanto – fa notare poi – la propaganda lavora con i suoi ‘spauracchi’, quelli che portano a definire ‘fascista’ chi è contro l’Europa ed è per il recupero della sovranità in campo economico. E la sinistra, in questa ‘trappola’ ideologica, è caduta con tutte le scarpe. Forse – ironizza – non mi hanno definito fascista perché ho già una certa età”.

“Ma da tempo il popolo considera ‘nemica’ la sinistra – conclude – e nel mentre l’estrema destra si sposta, pur pasticciando come in Francia, su posizioni stataliste e sovraniste che vanno ad acquisire pezzi di elettorato prima legato alla sinistra. Una sinistra che ormai non c’è più”.

Roberto Santilli, giornalista Abruzzoweb

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