Una festa di cui non c’è bisogno. L’8 marzo in un racconto intenso e possibile.

Tempio Pausania, 8 marzo 2014-

Vi riporto un racconto che ho appena letto perché ritengo questa giornata una ennesima dimostrazione che le disparità sociali tra uomini e donne esistano ancora e quindi una festa inutile. Ecco il racconto di Beatrice Gallus, l’autrice. Emozionante, vero, possibile.

“Ciao cara, auguri!” –
– “Per cosa?” – 
– “E’ la tua festa!” – 
– “La mia festa? Siamo a Maggio, non è la festa delle donne, non è il mio compleanno…” – 
– “Chi se ne frega, è la tua festa! Mi sono alzato con quest’idea in testa, stamattina.” –
– “Boh, va bene. E come festeggiamo?” –
– “Parlando.” – 
– “Ah! Dimmi!” –
– “Mi sono svegliato presto, stamattina, e tu già non c’eri più. Ho allungato la mano nel letto, e ho sentito il freddo del lenzuolo. In quell’istante mi sono reso conto di quanto sia freddo il mattino, senza di te. Di quanto la tua presenza e il tuo profumo invadano silenziosamente le mie giornate…a tal punto da diventare un qualcosa di scontato.” –
– “Uhm…continua.” –
– Beh, ho pensato a come sarebbero i miei mattini senza di te. Senza quei caffè condivisi, senza la confusione delle cene, tra bambini e tv, senza le tue urla quando lascio la roba sporca in giro per casa, senza i tuoi musi quando litighiamo, senza i tuoi sguardi, che nonostante tutto ancora riescono a vedermi, senza darmi per scontato.” –
– “Mi vuoi fare piangere…” –
– “No, anzi, ti voglio chiedere perdono per tutte le volte in cui ti ho fatto piangere, per tutte le volte che non ti ho guardata, per tutto ciò che non ho notato, per tutte le premure che non ho avuto, per tutti i ti amo che non ti ho detto.” –
– “Beh, sì, mi vuoi far piangere davvero…” –
– “Ecco, ti voglio chiedere perdono perché ti fa piangere qualcosa che dovrebbe essere quotidianità. Perché il tempo è volato, e tu sei cambiata, cresciuta, ti sei messa sulle spalle tutti i pesi del mondo, e hai concesso a me di rimanere un po’ bambino…e come un bambino non ho capito che dietro i tuoi silenzi c’erano le parole che avresti voluto sentirti dire.” – 
– Grazie…aspetta che ora smetto di piangere.” – 
– “No, non smettere di piangere. Piangi, adirati, dimmi ciò che senti. Ma perdonami, per tutti i grazie che non ti ho detto io.” –
– “Ecco…io piango perché aspettavo da una vita queste parole. Ma solo ora mi rendo conto che anch’io non ho ringraziato te, per tutto ciò che, seppur nei silenzi, hai saputo darmi. Ci sono dei momenti in cui le strade diventano parallele, e non si incontrano più. Capita a un’infinità di coppie. Capita a quasi tutte le coppie. Ma se tu ti sei svegliato sentendo il freddo della mia mancanza, se i tuoi primi pensieri sono stati ricordi piacevoli, se ancora nelle narici persiste il mio profumo…allora posso dirti che siamo fortunati.” – 
– “Lo siamo, ma non lo sapevo. E siccome la memoria vacilla, con l’andare del tempo, ho dimenticato che ogni giorno è il tuo giorno. Che ogni giorno, può essere il nostro giorno. Non sempre sarà un giorno splendido, magari ci sarà una bufera, e ne saremo travolti. Ma se continuerò nella nebbia a cercare te, e tu me, allora sarà ancora il nostro giorno.” – 
– “Sai…stavo pensando che se ogni giorno, per tutti, fosse fatto di rispetto, calore e ascolto per la propria compagna, per tutte le donne, la festa delle donne potrebbe scomparire. Non ci sarebbe più bisogno di festeggiare un giorno per ricordare l’importanza delle nostre conquiste, del rispetto nei nostri confronti, dell’amore che dobbiamo a noi stesse. Non ci sarebbero date da festeggiare nei calendari. Basterebbe il calore all’interno della casa. E gli occhi pieni di amore del proprio compagno, e il rispetto negli occhi di chiunque. Ecco, allora sarebbe la nostra festa. Ogni giorno.” –
“E allora smettila di piangere, ora. E’ la tua festa.” – 

(A tutte le donne, e a tutti gli uomini che le amano.)

                                                                                                                                                         Beatrice Gallus

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