Tempio Pausania, Tanto, mettetevi il cuore in pace, indietro non si torna.

Tempio Pausania, 7 ott. 2018-

La lettera arrivata al blog ripercorre una storia vera, un fatto accaduto, uno dei tanti con la stessa matrice di sempre “Prima gli italiani”, una vecchia e  attuale espressione che contrassegna questa nostra epoca, sempre più marcata dalla presenza di stranieri. D’altronde, non siamo noi che la globalizzazione l’abbiamo voluta, né potremmo essere noi che ne destituiremo la forza, opponendoci con mere discussioni su cosa sia razzismo e cosa voglia dire. Nessuno ha in mano le chiavi per risolvere il problema, ricette non ne esistono, al più si deve prendere atto che indietro non si torna, che ci siano o meno movimenti politici, ora al governo, che vogliono bloccarla o ridurne l’impatto.

Siamo anni, decenni, che ci diciamo l’un l’altro, di non essere razzisti, di accettare gli altri, di volerci e poterci convivere ma, alla prima occasione, viene fuori l’anima, variamente cangiante, dal grigio al nero, che sopprime le nostre stesse parole e intenzioni. La lettera, per chi ha voluto leggerla con la dovuta empatia, non l’ha scritta un africano, che pure ne avrebbe avuto il diritto, ma dei cittadini tempiesi che la vita la guardano nei suoi molteplici colori, senza soffermarsi su alcuni speciali o più belli, non ne distinguono le sfumature. I colori, insomma, sono tutti belli, nessuno escluso. Non sono anime candide che vogliono la vita adorna di fiori e bellezza, ma hanno studiato, sono empatici, si mettono il problema, lo affrontano, si proiettano nel mondo di ciascun colore, ne sanno toccare gli aspetti intimi, non badano ai geni dominanti o recessivi, stanno bene nel mondo con qualsiasi tonalità. Ciò non vuol dire che non conoscano i rischi e i pericoli della società attuale, ma sono gli stessi dei pregiudizi verso i meridionali, quelli che portano la medesima tinta di pelle, quelli degli arabi, dei musulmani, etc.

Vi racconto un piccolo episodio, già reso pubblico qualche settimana fa e che ha benevolmente colpito il pubblico dei lettori. Ne faccio una opportuna sintesi perché la storia è già nota, giusto per trarne quel che vorrei dire. Quando fui raggiunto da un messaggio di un signore napoletano, comunque campano, all’inizio mi ritrassi. Costui chiedeva informazioni su un suo conterraneo ma non sapevo per quali ragioni lo facesse. Potevo fidarmi o no, ho solo tentennato un po’ perché magari dietro poteva esserci un “regolamento di conti”, pensando alla camorra viene quasi in automatico. Per una frazione di secondo infatti, anche io l’ho pensato, allontanandomene subito dopo perché era inverosimile che quello fosse un caso del genere. Poi, ho scoperto che si trattava di un figlio che cercava un padre che non vedeva da 44 anni, che scoprì poi essere morto da 7, vissuto a Tempio sino alla morte.

Ecco, il pensiero del diverso, sfiora tutti, ma da questo a far diventare in automatico un individuo e la sua origine col fenomeno peggiore che in quella regione tutti conoscono, passa un tempo differente per ognuno di noi. A volte, passa, a volte resta imperituro e diventa associazione….. sardi= pastori, banditismo, campani= camorra, siciliani= mafia, e via dicendo.

Proiettiamo le stesse analogie su un mappamondo e vedremo che ne abbiamo per ogni stato del mondo, e non sto qui a citarne uno per tutti ma credo si sia capito cosa voglio dire.

Il pregiudizio tocca tutti, ma è lo stesso che proveremo per un collega di lavoro che pensiamo ci stia ingannando, o per un commerciante che a tutti è capitato di pensare  ci stia fregando su un acquisto, o su un imbonitore che ci propone investimenti fantastici ma punta solo a farci cadere in qualche trappola. Trovate differenze nei pregiudizi? Allora, se non ve ne sono, perché un pizzaiolo africano o rumeno vi inducono ad un pregiudizio diverso da quello di chi vi stra fregando e ha la vostra stessa pelle? Mistero!

La lettera lo esprime al meglio, perché magari nessuno è in realtà razzista ma se la sua clientela in qualche misura lo è, deve prendere la decisione di non assumere quel ragazzo di colore. A meno che non si parli di  Morgan Freeman, Denzel Washington, Lebron James, Tiger Woods. A questi famosi personaggi del cinema e dello sport, non si deve dire nulla, mentre al ragazzo africano che cerca un umile lavoro in una pizzeria, di cose ce ne sono da dire….

La faccio terra terra, è nelle mie tonalità scrivere semplice, non mi interessa in questo caso approfondire nulla, solo lanciare un sassolino in mare, stimolare una sana discussione sul mondo a 360°, con tutti i colori e tutte le sfumature. 

Tanto, mettetevi il cuore in pace, indietro non si torna. Potremmo anche regolamentare accessi, trovare soluzioni umanitarie che parlano di dignità sociale senza distinzioni, ma provare non ad accettare ma a convivere con chi ha un colore diverso, è la sola strada percorribile per arrivare ad un mondo decisamente migliore di questo. E partendo anche dalla nostra piccola realtà, potrebbe essere un ottimo segnale per comprendere che gli ancoraggi agli stereotipi, ai luoghi comuni, alle convinzioni, siano solo retaggi di interpretazioni errate del modello sociale ideale che cerchiamo di raggiungere.

Il mondo è cambiato, spetta noi cambiare.

Antonio Masoni

 

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