Tempio Pausania: sull’episodio del calcio al bambino.

Tempio Pausania, 14 marzo 2014-

La cronaca di questo Carnevale appena concluso, oltre ai dati significativi di una grande edizione per numeri, presenza di pubblico ed entusiasmo,. ha lasciato anche uno strascico di cronaca per l’episodio venuto alla luce da una denuncia di un genitore su un calcio sferrato all’addome di un suo figlio da un figurante. Il padre ha ripreso col telefonino l’accaduto (era intento a riprendere la sfilata) ed ora la prova visiva e sonora dell’episodio, peraltro già visionata dalla polizia, rischia di diventare determinante per l’accusa. Al bambino, trasportato all”ospedale è stato riscontrato un trauma toracico contusivo con ricovero ed una prognosi di sette giorni senza, per fortuna, pericoli di altro genere.

La reazione, stigmatizzata da tutti come , violenta e spropositata, ha davvero poco senso quando si pensa al fatto che il bambino gettava, come fanno tutti, coriandoli ai figuranti che a loro volta, da sempre, fanno altrettanto durante la sfilata. D’altra parte se andiamo ad una sfilata e non vogliamo nemmeno che ci tirino addosso dei coriandoli, faremmo meglio a starcene a casa e vederci il Carnevale in televisione.

Nella storia del Carnevale tempiese sono successi casi di ogni genere ma mai un caso di indicibile reazione nei confronti di un bambino., per giunta reo di aver gettato dei coriandoli. Il mostro, non solo per il gesto ma anche per la sua maschera da dragone (il che faciliterà anche la sua identità), ora ha sulle sue spalle un’accusa grave che rischia di andare oltre il fatto stesso. Non appena si verrà a sapere di chi si tratta il suo nome sarà per sempre assimilato a quello di uno prepotente e violento.

Analizzando il fenomeno, possiamo inquadrare l’episodio come l’ennesimo caso di bullismo,  la forma estrema di prepotenza e di prevaricazione finalizzata a provocare un danno alla vittima, sia essa un nostro coetaneo o, come in queso caso, un bambino. Dietro al prepotenza cova spesso emarginazione, droga, alcool e verrebbe da chiedersi se al momento dell’atto la sua testa fosse in grado di intendere e di volere o fosse, come molti pensano, annebbiata da fattori esogeni e insiti nelle sfilate del nostro Carnevale. Per ciò che attiene ai fatti anche l’ipotesi che l’attentatore fosse ubriaco servirebbe solo ad aggravare la sua situazione ma rappresenterebbe, in qualche modo, una spiegazione almeno per l’opinione pubblica che ha spesso assistito a comportamenti deviati di tanti figuranti proprio a causa dell’alcool.

Resta l’amarezza di un episodio triste e assurdo ma che, a nostro avviso, andrebbe anche esaminato alla luce della presenza esagerata di alcool nelle sfilate, di quella sorta di propellente chimico che abbatte i freni inibitori e che spesso diverte ma che, come nel caso specifico, ottura anche la mente trasformando chicchessia in persona sgradevole e violenta.

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