Sindia, 24 lug. 2017-
A MIO BABBO
voglio crescere a modo mio
come la mia natura vuole
26 luglio 2017
Via Enrico Berlinguer alle ore 18:30
A Mio babbo voglio crescere a modo mio come la mia natura vuole è il titolo della performance/azione che l’artista performer Nicola Mette realizzerà insieme a suo padre, Agostino Mette, a Sindia, un piccolo paese dell’entroterra sardo della provincia nuorese. (Cliccare qui per google maps di Sindia )
A un anno di distanza dalla morte della madre Giovanna Piu, l’artista ha fatto ritorno nella sua casa natia per celebrarne il ricordo con una performance che indaga questi spazi intimi familiari e si compie nell’orto coltivato amorevolmente dal padre.
Tutto ruota intorno a questa incolmabile assenza che si è fatta presenza attraverso il ricordo ancora vivido e ad una cultura matriarcale ancora oggi diffusa in Sardegna.
Questa perdita ha segnato inevitabilmente le vite dei componenti di tutta la famiglia e ha inciso sulla vita di tutti giorni: il sostegno ai figli e al marito, l’amministrazione della casa, i lavori domestici, l’educazione dei nipoti. Ciò ha reso però possibile un nuovo dialogo e un allontanamento di chi è rimasto, aprendo nuove possibilità in particolare nella relazione padre-figlio che prima d’ora l’artista non aveva mai sperimentato.
Ma le distanze restano e per colmare un bisogno d’amore non soddisfatto l’artista, per la sua crescita personale, si trapianterà nella terra dell’orto, curato ogni giorno dal padre, in attesa di quel nutrimento che gli è mancato durante l’adolescenza.
Alcune note dal sito dell’artista.
Artista militante, vive e lavora tra la Sardegna, Roma e Milano. La sua ricerca indaga i cambiamenti del comportamento individuale e sociale in diversi ambiti e contesti, locali e globali, dalla sessualità (etero e LGBTI), ai conflitti interiori e geopolitici, nonché problematiche riguardanti l’uomo e la natura e la natura dell’uomo. Artista impegnato da anni in una serie di battaglie per svelare i meccanismi e le contraddizioni delle ipocrisie sociali, politiche e sessuali, cercando però di evitare di cadere nella sfera dei moralisti e degli inquisitori. Per questo motivo l’artista si mette in gioco in prima persona, mostrandosi nella sua sfera più intima e personale, con quelli che la società definisce i “mali”: le psicopatologie, le diversità.