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Tempio Pausania, Acqua potabile? Sono già 158 giorni che Tempio attende di poterla riutilizzare.

Tempio Pausnia, 2 lug. 2016-

Lo abbiamo ripetuto e scritto tante volte, l’acqua è un bene primario e dobbiamo poterla usare senza la preoccupazione di saperla sporca, piena di contaminanti pericolosi per la salute. Lo diciamo sempre che Tempio, città dell’acqua, non deve e non può vivere questo paradosso. Attendere da ben 158 giorni che venga dato il consenso al suo riutilizzo. La Asl, o quel che ancora ne resta, tace, non rispetta la popolazione del territorio, in altre parole se ne infischia di esaminare l’acqua. La realtà che viviamo in Gallura, una delle terre più fortunate della Sardegna, perché l’acqua davvero non manca, assume una valenza ancor più grave. Vero che la stagione delle piogge non è stata come ci si attendeva ma è anche vero che qui, in alta Gallura l’acqua c’è ed è pure di eccellente qualità.

La rete che porterebbe l’acqua del rio Paggjolu, quella del troppo pieno della diga, è stata finalmente  finanziata ma nulla ancora si conosce sui tempi e sulle modalità della nuova conduttura. Una cosa è stata certa da subito: anche questa preziosa e ottima acqua, entrerà nel controllo di Abbanoa. Già questa certezza non fa dormire sonni tranquilli agli abitanti di questa porzione di Gallura. Si teme, ed a ragione, che andremo incontro all’ennesimo “buco nell’acqua”, come dire dalla padella alla brace. Intanto, l’acqua della rete cittadina non è ancora potabile e il silenzio che persiste da quasi 6 mesi è imbarazzante. 

L’amministrazione al riguardo tace. Non si conosce di azioni intraprese contro l’autorità preposta, in questo caso l’azienda sanitaria locale, e nulla si sa di quando l’acqua verrà resa potabile.

Il comitato civico Essere Cittadini ha postato sui social una foto emblematica, per rammentare i giorni di mancanza di acqua potabile con una foto. L’ironia si spinge sino al sarcasmo con il solo nome della città, con quella parola che fa pensare a ben altro, ad un sogno ormai infranto di poter davvero beneficiare di quell’attributo mai definito: Terme. Pensiamo all’utopia di Rinagghju, alla infanzia dei cinquantenni di oggi che accarezzavano quel decollo verso un turismo termale mai avvenuto, ad un’utopica visione turistica che facesse leva proprio sull’acqua.

La foto, che mostra molto bene la metà del contenuto del bicchiere scuro, indica la schifezza che ci viene erogata, dentro condutture obsolete, i continui disagi derivati dalle interruzioni, quei nostri candidi lavabo che vediamo diventare scuri quando apriamo il rubinetto, quella sporcizia di chissà quale natura, mista tra fango e cacca che scorre. Ma dai, cari amministratori e cari cittadini, come possiamo tollerare ancora che questa sia la nostra acqua?

Una parola che si usa spesso in questi casi è vergogna. Io non la uso stavolta, sarebbe come dire che dovrei anche vergognarmi di viverci in questa città e in questa terra, quella stessa che sappiamo essere baciata da un ambiente bellissimo, in cui manca solo il rispetto per un dono che dovevamo proteggere e coltivare. Io invece continuo ad essere positivo e pensare che trasformare la collera in energia positiva ed intelligente, alla fine porterà a prendere coscienza di cosa stiamo perdendo e di cosa significhi rivoltare le cose e puntare in maniera collettiva a quel bene comune che è vita, gratitudine per ciò che non siamo ancora stati in grado di tutelare, per mancanza di amore verso questa nosta terra.

Antonio Masoni

 

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