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Tempio Pausania, Tirato per la giacca, dico solo che….

Tempio Pausania, 12 feb. 2016-

Finito il Carnevale, si torna tutti alla quotidianità, orba di fronzoli e pelucchi, stracarica di problemi irrisolti e anche irrisolvibili. La sei giorni, così preziosa, va in archivio e con essa tutta una marea di polemicucce e dissensi su ciò che è stato e non poteva essere o su questa o l’altra occasione perduta.

Certo, qualcuno dice, alcuni episodi potevano essere evitati e tanti altri invece sono stati il corollario degnissimo di una manifestazione che cela molti interessi  e che lascia pochi risvolti economici. Una boccata d’aria fresca, se la vogliamo chiamare così, non si disdegna mai e almeno qualche buon riscontro economico c’è stato. Onore ai meritevoli, dunque, a coloro che tutti gli anni sputano impegno  e qualche sorsetto di rabbia per ingoiare il rospetto di turno, quello che, come si dice, è duro da mandar giù. Per motivi di salute, purtroppo, non sono riuscito una sola volta ad uscire ed assistere alle tradizionali sfilate che mi dicono si siano svolte in perfetto ordine ed altrettanta sicurezza e,  cosa che non guasta mai, finalmente in perfetto orario.

La kermesse ha avuto degni vincitori, appassionati aggesi che da 20 anni vengono al nostro carnevale e sempre attrezzati di simpatia e di tanta qualità artistica ed umana. Passate anche le polemiche degli anni scorsi quando gli stessi, indubbiamente potenziali e meritevoli del  primo premio, sono stati, a loro dire, danneggiati da decisioni delle giurie. Ci sta, amici di Aggius, che qualche volta si possa esultare e qualche volta lamentarsi, ma questo è il gioco di cui voi in questa edizione siete stati assoluti protagonisti.

Alcune altre valutazioni sulla manifestazione, le lascio a chi “de visu” ha assistito alle sfilate ma, in buona sostanza, i giudizi letti e sentiti, sono tutti allineati ad una “deliberazione finale popolare” positiva.

Ho apprezzato, come sempre tra l’altro, la telecronaca di Videolina, del mezzo sangue  tempiese Fausto Spano, ormai un istituzione del Carnevale. Può non esserci la diretta, ma lui c’è e ci deve essere. Solo chi lo conosce bene, sa apprezzarne il suo attaccamento alla città ed a questo evento che segue da bambino e che ora lo vede nelle vesti del narratore puntuale e professionale. Apprezzato anche il co-commentatore Giuseppe Barraqueddu, profondo e colto conoscitore della tempiesità più autentica, sia che vi partecipi come direttore artistico del Carnevale, sia che ne parli seguendo quelle  radici storico-culturali che riesce sempre a condire con apprezzate battute, tese a non dissipare quel felice connubio tra satira e cultura che è un elemento primario della manifestazione.

Come dice il titolo, sono stato chiamato ad esprimere un mio parere ma non posso farlo in maniera compiuta per i motivi spiegati poc’anzi. Non ero presente e il “fuori luogo”, nel mio caso, sarebbe quanto meno d’ufficio. Come detto, ho solo letto dappertutto i risvolti e guardo quel milione e mezzo di foto pubblicate su facebook che, piacevolmente, raccontano delle vicende di ciascun presente, prima, durante e dopo. Per fortuna, le vicende del dopo, sono state escluse dalle preferenze dei foto-book perché si sarebbe rischiato, in qualche caso, poco piacevoli resoconti. Come più volte ha detto Barraqueddu, la chjarina, è sempre in agguato. Prendiamola però come simpatica testimonianza e non per i troppi inviti alle beozie che, al solito, provengono da quello sbagliato “mito” carnascialesco, a cui in sempre troppi si ispirano: “Se non ci si ubriaca, non è carnevale”. Trattasi di un postulato becero che accompagna l’evento da sempre, almeno relativamente alle edizioni degli ultimi 30 anni.

Potrei dire tanto su una certa persona, definita da tanti, indegna in un delirante sproloquio processuale a Re Giorgio. Mi astengo, in ragione di una passato burrascoso con lui. Ognuno, diceva mia nonna, si qualifica per ciò che è e non per ciò che dice. Signori si nasce, io lo nacqui.

Una prece, piuttosto al rosmarino, pianta indecorosa, inutile e odiosa che da mercoledì mattina ha preso la sua parte di cenere “e non solo”, così come tanti altri, piante e umani, che si chiedono ancora: “Cui prodest?”

Ma va là che ho detto persino troppo, al prossimo carnevale.

Antonio Masoni

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