Tempio Pausania, 1 set. 2017-
Bocciata quest’oggi a Oristano dal Consiglio delle Autonomie Locali (CAL) la riforma della rete ospedaliera. Secondo parere negativo in pochi giorni, a dimostrazione che il piano era e resta inaccettabile per i sindaci (36 primi cittadini che compongono il Consiglio).
Così, mentre il CAL rivendica “..cambio di prospettiva, una visione meno contabile e scelte di visione politica per la costruzione di una rete ospedaliera diffusa, improntata all’efficienza e alla qualità, piuttosto che alla declassificazione o all’eliminazione dei servizi. Il parere non vincolante potrebbe trasformarsi in positivo “qualora la commissione consiliare, in accoglimento della volontà espressa, trasmetta al Consiglio regionale la proposta di rete ospedaliera rimodulata con le istanze” presenti nel documento stilato e votato dall’assemblea.”,
l’assessore Arru insiste
“… Mi dispiace che il Consiglio delle Autonomie locali abbia dato un parere negativo, perché questa riforma rappresenta una opportunità importante di cambiamento e di miglioramento per il sistema sanitario della Sardegna”. E ancora “… “la riorganizzazione che noi proponiamo tiene in considerazione le caratteristiche dei territori, la densità abitativa, la viabilità. Questi aspetti, così cari anche ai sindaci, sono stati valutati e siamo andati anche oltre quanto previsto dal DM 70, proprio per dare alle Comunità delle zone più disagiate dell’Isola garanzie di mantenimento di servizi altrimenti a rischio soppressione, secondo disposizioni nazionali. Peraltro – prosegue l’assessore – il documento, come uscito dalla Commissione Sanità del Consiglio regionale, ha rafforzato ulteriormente il ruolo degli ospedali di zone disagiate e delle Isole minori”.
Continua quindi ad emergere il netto divario tra ciò che l’assessore identifica, beato lui, in una migliore e più efficiente risposta sanitaria alle richieste dei territori e il pugno duro degli stessi che devono tutelare e difendere ciò che è palesemente una perdita del diritto alla sanità pubblica.
Ci vuole coraggio, forse meglio chiamarla temerarietà, a far passare per scemi i sardi. Nessuno vuole quella riforma, né i sindaci, né i cittadini dei territori penalizzati, dove si vorrebbe passare una ruspa alla Salvini per demolire le ultime speranze di democrazia di questa regione governata senza consenso (quello elettorale non può contare se una legge è brutta e va contro gli interessi collettivi).
Gli ultimi fuochi sulle forze di governo regionale sembrano stiano per spegnersi e latita la visione di insieme dei problemi e la capacità di portarli a soluzione senza fare del male a qualcuno. Nessuno pretende di accontentare tutti in tutto, ma che almeno quel poco di ossigeno che resta nell’aria di questa clamorosa disfatta sociale, lo si faccia respirare. I cittadini non sono né potranno essere mai dei numeri da togliere o da spostare.
Se i cani sono 100 gli ossi non siano 90, qui stiamo parlando di salute e non di supermercato delle offerte, tipo ” Pago 3 e prendo 1!”.
Antonio Masoni