Tempio Pausania, 10 apr. 2017-
Stavolta la racconto personalmente, essendomi trovato in qualche modo a vivere questa esperienza seppure non riguardante la mia persona.
Una donna di Tempio, con tre by pass coronarici da 10 anni, avverte malori allo stomaco e allo sterno. Si chiama immediatamente il 118 e si diagnostica un probabile infarto. Manca la certezza che solo al P.S. del Paolo Dettori può essere espressa attraverso un prelievo e una successiva elaborazione di un apparecchio che determina la troponina, una proteina dei muscoli che negli infarti di solito aumenta di valore. Questo valore è determinante per una corretta diagnosi di infarto o di una sua esclusione.
La paziente dal 118 viene mandata dunque al P.S, e stabilizzata, ma manca il conforto dell’esame della troponina di cui sopra.
Il macchinario che determina questo valore è fuori uso dalla giornata di sabato. Sono tre giorni quindi che è preferibile non farsi venire un infarto! (sigh!). Ora il macchinario sembra sia stato aggiustato, ma sono passati tre giorni. Un tempo infinito per un Pronto Soccorso che quotidianamente si trova ad affrontare anche queste emergenze.
Cosa fare? Semplice, basta prelevare il campione e via a Olbia, dove l’esame viene eseguito e la risposta arriva “on line” nel giro di qualche ora, viaggio compreso. Che volete che sia! Giusto quelle due orette per il tutto! Tanto, la paziente mica conta se non ha ancora la certezza di cosa sia quel dolore fitto allo sterno e allo stomaco e quello sbalzo continuo della pressione sanguigna!
In tutto questo caos, i medici di Tempio non possono fare miracoli, seguono la paziente che nel frattempo raggiunge una quasi certa stazionarietà delle sue condizioni. Arriva l’esame, sono passate giuste due ore... finalmente! Il valore è sintomo di infarto, ora la paziente deve essere ricoverata a Olbia. Si, avete sentito bene, a Olbia. A Tempio non è possibile seguirla, manca il reparto attrezzato, l’emodinamica, insomma non è sicura.
Ora, manca ancora qualche dettaglio importante. Questa mia ennesima esposizione, corretta nella cronologia, non vuole essere assolutamente una crociata contro il personale sanitario di Tempio e di Olbia, anzi. Nella sanità esiste l’eccellenza ovunque ma resta sempre quella tristissima rivendicazione di presidi che scarseggiano, di operatori impossibilitati ad operare in sicurezza, di malati che vengono sballottati da qui a là senza che ci sia una soluzione decente e di un eccessivo carico di utenze verso Olbia che certamente comporterà anche là qualche preoccupazione.
Che dite? Oggi è toccata a te? Non è così cari lettori, sono anni che scrivo e denuncio queste mancanze, anni che cerco di farvi capire che perdere un ospedale e permettere alla sanità pubblica di definirsi al capolinea, è qualcosa che riguarda tutti noi, nessuno escluso.
Probabilmente, la paziente stavolta ce la farà a superare ma per un caso risolto bene ci saranno altri casi risolti male. Allora non possiamo più parlare di malasanità ma di assenza di sanità.
Questo appare il disegno finale di chi ha voluto calare la forbice su una delle poche cose che funzionava in Italia, di una totale rassegnazione della politica nell’accettare questo sfascio, di questa pianificazione del nulla che sembra interessare tutto lo stato sociale. Ora esiste un esposto alla procura, non so quale possa essere il suo esito. Ci vogliono uomini di legge coraggiosi, quegli stessi che 70 anni fa promulgarono la nostra carta costituzionale, vituperata, preda di questo neo liberismo che sta riducendo tutti a perfetti anonimi, numeri zero di una esistenza che diventa ogni giorno più difficile e complicata. Per tutti.
Antonio Masoni