Tempio Pausania, 21 ago. 2015-
«Smontavo di guardia, carico di problemi, delle sofferenze dei malati e passavo il resto del mio tempo per saperne di più della mia Tempio alla Biblioteca Satta di Nuoro, una fucina inesauribile di informazioni e documentazioni».
A parlare così è Gennaro Landriscina, medico oncologo di 71 anni, tempiese sin nelle viscere e profondo conoscitore della storia della città, delle sue tradizioni, dei tantissimi autorevoli personaggi che ne hanno segnato la sua cultura, la politica e la sua attuale fisionomia. Il nostro incontro è avvenuto in uno studio di un comune amico, Roberto Gatto, che ha voluto che questo oceano di notizie e documenti fosse anche conosciuto dai lettori di galluranews. Grazie a Roberto per questo incontro che ha voluto propiziare.
Gennaro vive ora a Parma ma torna quando può in città ad incontrare i suoi tanti amici, a vivere le nostre vicende attuali che conosce bene ed a rivivere, appena gli è possibile, tutti i racconti splendidamente ricordati della sua vita, quelli vissuti e quelli appresi dalle innumerevoli documentazioni che si è preso la briga di andare a sfogliare. La sua ricerca di documenti è spasmodica, famelica, quasi fosse una sua necessità interiore da cui gli è impossibile scappare.
Nell’intervista ci racconta una minima parte del suo sapere, con il ricordo di alcuni dei migliori personaggi che hanno determinato la storia della sua città. Basti pensare che ha raccolto tutti gli articoli della Nuova Sardegna che parlano di Tempio dalla fine del 1800 sino al 1950. Una documentazione che, via via che viene acquisita, richiede approfondimenti che la sua sete insaziabile di sapere lo induce ad averne di ulteriori da libri, testi e quant’altro.
«Sai perché si chiama Sei Giorni? Quel nome fu dato da alcuni di noi nel 1961 (giovani carrascialai del tempo) perché in quegli anni c’era a Milano la Sei giorni di ciclismo su pista, con campioni come Antonio Maspes. Ci parve ottimo dare lo stesso nome alla sei giorni di balli del nostro Carnevale per occupare anche quel venerdì che mai si era festeggiato. Era il tempo di Paolo Careddu (fu lui a dare quel nome), uno di quei giovani che hanno fatto grande il nostro Carnevale, quello dove le sfilate ancora non erano il clou dello stesso ma solo in contorno mentre il ballo e la festa erano il vero obiettivo di quel limitato periodo dell’anno».
Ascoltate l’intervista che vi trascinerà attraverso la passionalità con cui Gennaro parla e vi condurrà in una Tempio che ridiventa improvvisamente quella città di cultura, riferimento di un territorio e anche la terra natia di persone autorevoli e grandi che forse, in questi momenti di difficoltà generale, sarebbero state necessarie.
Prima di salutarci con Gennaro Landriscina ci siamo ripromessi di rivederci una prossima volta per nuove storie che spero anche voi troverete affascinanti e stimolanti.