La Maddalena, 4 mar. 2017-

Definire ancora il piano di riordino della Sanità in Sardegna, in tutta sincerità, non ce la sentiamo più. Questa diabolica strategia, atta a risparmiare, per meglio dire a tagliare, non ha molto senso chiamarla in questo modo. Meglio è chiamarla “perversione”, una sorta di ultima e fatale mano che intende sopprimere i diritti sacrosanti della salute pubblica a tutto vantaggio, repetita juvant, della sanità privata e di quel mostro dalle grandi fauci che sta divorando ogni ultima briciola di stato sociale e che si chiama con un nome di assoluta bellezza “neoliberismo”, creato come se dietro ci fosse un abile disegnatore di marketing aziendale che vuol confondere. Come se la parola stessa desse adito a libertà. In realtà è assolutamente l’opposto. Il neoliberismo è schiavitù dei popoli a vantaggio di elites ristrette, dove un nugolo di capitalisti assetati di sangue umano, divorano insaziabili tutto quel che possono. Il neoliberismo, è figlio della politica che da esso viene nutrita in maniera soddisfacente e continuativa, campeggia nei posti di potere della politica e dispensa elemosine, tenendo per se il cibo migliore,
La politica è prona al potere del neoliberismo finanziario, pronta ad ogni momento e per qualsiasi “questio” di cui il potere stesso si interessa, a cedere senza discutere, dare insomma a prescindere da cosa si ha in cambio. La privatizzazione della Sanità, è a sua volta figlia della nostra cecaggine allorquando abbiamo aderito a quei famosi trattati europei che hanno creato l’UE e la moneta che ne è nata qualche anno più tardi, l’euro. Abominio e giogo di un sistema che ha impoverito il tessuto sociale, lo ha reso schiavo, costringendolo a chiedere persino un obolo per sopravvivere.
“Gli ospedali? Vanno tagliati! Troppi gli sprechi!”. E così si è fatto, in virtù di un assestamento del debito pubblico che altro non è poi che la nostra ricchezza. Perché uno stato che fa debito, attenzione uno stato non il popolo, lo fa perché crea ricchezza dalla spesa pubblica, crea lavoro e ridistribuisce a più persone la stessa col lavoro che nasce da una costruzione, ad esempio, di un ospedale, o di una scuola, di una strada, o di una qualsiasi struttura pubblica. Ma questi meccanismi economici, il popolo bue, non deve conoscerli, esso deve sottostare alle scelte che ha fatto col voto, mettendo ai posti di comando personaggi regolarmente eletti per essere i numi tutelari del bene comune. Scoprire alla fine, che quegli stessi politici eletti da loro stanno facendo gli interessi di tutt’altra specie, mica fa piacere. Anzi, fa proprio schifo! Si nutrono, tuttavia, seri dubbi, che alle prossime tornate elettorali le stesse vittime, cioè noi tutti, memori che con quei politici di prima siamo diventati più poveri, siamo senza ospedali, senza scuole, senza strade, senza lo stato sociale nella sua totalità, non saremo pronti a rivotarli.
Perché la politica, nella sua accezione nobile, può fare tanto, anzi tutto. Questa politica non può e non potrà far nulla. Mancano attributi, forse la conoscenza delle cose, ma è latitante soprattutto la voglia di lottare per la giustizia sociale di questo paese (Italia) allo sbando.
La Maddalena, città di oltre 10.000 abitanti, isola nell’isola, collegata da traghetti che percorrono ogni giorno, a diverse ore, la tratta tra l’isola e la terra ferma (Palau), disagiata da questa lingua di mare che ne impedisce la fuga immediata e il raggiungimento della terra ferma con normali mezzi se non con l’elicottero, problemi di lavoro e di forte disoccupazione a causa della morte di realtà lavorative prima presenti, gabbata pure, come si ricorderà, da quel G8 spostato alla fine nelle zone terremotate dopo ingenti spese affrontate e mai ripagate, sta vivendo un dramma sociale infinito per il proprio ospedale, il Paolo Merlo. Struttura sanitaria che ha conosciuto in questi anni un depauperamento scellerato tra cui, ultima follia, quello del punto nascita.
Cosa c’è da discutere su un punto nascita all’interno di un ospedale come questo? Beh, cari lettori, la sua definitiva chiusura. La Maddalena non ci sta e scende in piazza, allarga il suo dissenso alla Gallura tutta che partecipa alla sua lotta. Perché i paesi e le città sono 26 in Gallura (quelli della ex provincia) ma il popolo si è unito in questa lotta al potere che, lo ripetiamo ancora, non è la Regione che pure potrebbe fare tanto, ma quel diabolico piano strategico di cui abbiamo detto all’inizio.
Vivaci proteste, scioperi, amplificazione sulla stampa e sui social, ma chi deve decidere fa scendere un impietoso silenzio sulla vicenda, tanto prima o poi “quelli” la smetteranno di urlare e accetteranno di far partorire le proprie donne, madri, su un battello o dopo travagli indefinibili, a Olbia.
A Tempio e a La Maddalena, due paesi uniti dallo stesso problema, l’ospedale che non ci deve stare come prima ma molto ridimensionato. E tutti zitti, in silenzio!
Che la politica receda e opponga armi semplici e efficaci, innanzitutto quelle di un ritorno a considerare le persone come esseri umani e non numeri da sopprimere.
Antonio Masoni