Tempio Pausania, 6 mar. 2017-

Sono passati oltre 13 mesi, a Tempio e in altri centri dell’hinterland, da quando fu firmata l’ordinanza del sindaco che impediva l’utilizzo dell’acqua potabile. Era il 25 gennaio del 2016: Andrea Biancareddu firmava quella che è a tutt’oggi la più perversa delle ordinanze, la più assurda e la meno accettata dalla popolazione. La presenza di valori altissimi di manganese, alluminio e ferro, metalli pesanti che sono molto pericolosi per l’organismo, ma che normalmente, dopo interventi ad hoc per eliminarli, vengono trattenuti dai macchinari della depurazione e quindi gli si impedisce di entrare nella nostra catena alimentare. Dappertutto succede questo, a Tempio e zona no.
Da quel momento dell’ordinanza, è tutto una serie di deviazioni dalle responsabilità e ciascuno dei preposti alla soluzione accusa l’altro.
In realtà esiste un unico responsabile “Abbanoa”, la SpA che da oltre 10 anni gestisce la risorsa idrica in Sardegna in quasi tutti i comuni, tranne una ventina che non aderirono mai ad essa e che oggi gestiscono da soli la preziosa e insostituibile acqua di rete. Tra l’altro, chi non ha mai aderito ad Abbanoa, è in grado di proporre tariffazioni migliori ed accontentare i propri concittadini con la tutela, manutenzione e potabilità dell’acqua stessa. Una specie di Eldorado insomma. Di più non si può pretendere.
Tempio no, Tempio la città dell’acqua, con sorgenti dentro la città di acqua purissima e con la vicinanza al Limbara che sosterrebbe il fabbisogno non solo interno ma di altri centri con l’acqua della diga sul rio Pagghjolu, è costretta a rinunciare alla sua acqua. L’adduzione nella rete idrica interna, arriva dal Lerno, un fiume che scorre vicino a Pattada, nel Logudoro, distante oltre 60 chilometri da Tempio, mentre le nostre acque del Limbara si perdono amaramente senza essere utilizzate o alimentando il lago del Liscia che però serve altri territori, sempre della Gallura.
Fu inoltrato anche un esposto alla Procura per denunciare il gestore Abbanoa ma, dopo tutti questi lunghi mesi, nulla ancora è stato risolto e si continua affannosamente a far provvista di acqua dalle fontane o nei supermercati, per far bollire l’acqua per gli alimenti (pasta, ecc,) e permangono seri dubbi anche con gli esercenti di locali dove vengono servite bevande (bar) perché non si conosce se tutti dispongano di attrezzati macchinari interni di filtrazione a monte. Lo stesso problema con i panificatori, di cui non sappiamo se dispongano dei necessari accorgimenti per filtrare dai metalli pesanti l’acqua usata per fare pane e dolci. Tutti speriamo che siano consapevoli dei rischi di unire la farina con acqua che contenga questi elementi pericolosi e contiamo sulla loro responsabile onestà. Non basta però. Bisogna risolvere in altro modo, dobbiamo avere l’acqua di rete potabile.
Le amministrazioni civiche dei paesi interessati hanno manifestato più volte il disagio che si è creato nelle popolazioni, ma sul fronte Abbanoa tutto tace. Altrettanto silenzio anche sul fronte adduzione dell’acqua del Pagghjolu, che sappiamo essere stata finanziata ma ancora appare lontana nella piena definizione dei lavori. Nella migliore delle ipotesi, occorreranno anni prima che la rete si dipani dal fiume ai centri collegati, anche per via del superamento delle altitudini dei paesi stessi.
Abbanoa, in tutto questo sperpero di denaro pubblico, ma che usufruisce di continui finanziamenti e ricapitalizzazioni dalla Regione, se ne sta in disparte. Qui a Tempio e zona dovrebbe affrontare spese ingenti per risolvere la questione ma tentenna e continua a emettere fatture salate che i cittadini stanno ripudiando con evidente e legittimo disgusto. Cosa si deve pagare? Un’acqua che arriva a periodi che sembra té. con residui terrosi e che possiamo usare solo per lavarci e poco altro?
A volte ci chiediamo come possa, il cittadino sardo, ancora sopportare questo sopruso, a cui si unisce il gravissimo disagio della mancanza di acqua potabile.
Da tempo, urliamo di adire a vie meno diplomatiche della concertazione ma di altra incisività e determinazione ma qui, in questa terra che prima era chiamata “dell’acqua”, siamo dei cani sciolti che preferiscono essere condotti al guinzaglio e chiacchierare dentro i bar piuttosto che smuovere il sedere e rivendicare giustizia per questa ennesima perversione.
Antonio Masoni