ASL, il percorso one way (direzione obbligata) del reparto di oncologia dell’ospedale di Olbia.

OLBIA, 08 LUGLIO 2014 – Si è concluso all’ospedale di Olbia One Way > Deviazioni ad Arte©, immagini che racchiudono un percorso di vita e donate al reparto di Oncologia del Giovanni Paolo II dall’artista gallurese Sebastiana Falchi, in arte #Martinez.
“Abbiamo accolto con piacere questa donazione, certi che simili integrazioni tra l’ospedale e il territorio aiutino ad umanizzare quelli che vengono definiti “luoghi della sofferenza”, come può esser appunto il reparto di Oncologia”, spiega Salvatore Ortu, direttore del servizio di Oncologia dell’Asl di Olbia. “Affinchè la sofferenza umana e la percezione del dolore possano essere umanizzate, oltre ai percorsi realizzati dagli operatori sanitari per migliorare la qualità delle cure offerte, è necessario utilizzare diverse forme di comunicazione che ci consentano di trasmettere un messaggio all’altro. Nella nostra struttura siamo convinti che l’umanizzazione dipenda dalla nostra capacità di parlare e ascoltare le persone che abbiamo intorno. In quest’ottica si inserisce il progetto creato dall’artista, figlia di una nostra paziente, che siamo certi possa trasmettere dei messaggi di volta in volta differenti a seconda dello stato e dallo spirito del visitatore che in quel momento le osserva”, conclude Ortu..
Con l’arrivo dell’estate, si è virtualmente concluso nel reparto di oncologia dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, un percorso intrapreso il 21 dicembre 2013, “una sorta di ideale preludio di Primavera, concluso con l’arrivo dell’estate, che ha visto la posa dell’ultimo pannello del progetto One Way, che ha preso posto sulle pareti dell’ospedale chiudendo un cerchio che in realtà sembra essere soltanto l’inizio di un lento movimento di gioiosa contaminazione artistica”, spiega l’artista Sebastiana Falchi.
Sono 42 i pannelli fotografici che l’artista sarda Sebastiana Falchi ha donato al reparto di Oncologia di Olbia. “Il progetto nasce dal mio incontro – scontro con la malattia di mia madre, una sofferta presa di coscienza che nell’espressione One Way vuole in qualche modo tradurre la direzione obbligata del cancro. Il progetto vuole creare digressioni e tappe salvifiche, una frattura nel dolore, in grado di aprire nuove finestre da cui poter guardare”. Un percorso, quello dell’artista originaria di Buddusò, che ha creato all’interno della struttura ospedaliera un “altrove” temporaneo dove chiunque varchi la soglia del reparto può fermarsi, con “l’obiettivo, di creare un nuovo movimento, una contaminazione che riesca a portare l’arte nei luoghi dove spesso il dolore non lascia spazio”, conclude la fotografa che porterà il suo progetto iniziato a Olbia anche negli ospedali di Cagliari e Milano.

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