Tempio pausania, 14 apr. 2015-
Parlare di legalità a degli studenti non è semplice. Il rischio concreto di annoiare un pubblico giovane, distratto da troppe devianze ad hoc del Sistema, è sempre presente. Lo ha detto Giovanni Impastato, fratello di Peppino, il giovane siciliano che dalla sua Radio (Radio Aut) lanciava ogni giorno i suoi strali contro il sistema della cupola nel regno di Tano Badalementi, il boss mafioso la cui casa distava appena cento passi dalla sua e che lo fece uccidere. La mafia è dappertutto, nelle istituzioni, nella politica, ovunque sia necessario l’intervento della forza per scardinare una resistenza civile, laddove ci si confronti con qualcosa di non meglio definito che siamo abituati ad accettare e subire.
Un bell’incontro quello di Conta e Cammina, il festival della Legalità, organizzato col contributo dell’associazione Peppino Impastato di Tempio, che sta girando in Sardegna da ieri e che oggi ha fatto tappa a Tempio. Un racconto storico puntuale quello di Giovanni Impastato che ha ripercorso la storia del fratello, del padre (mafioso a sua volta) e della madre. Il momento storico complicato di allora, era il 1978, con le rivolte delle Brigate Rosse, gli omicidi dei magistrati, da Chinnici a Falcone, Borsellino, il generale Dalla Chiesa. Un resoconto che ha aperto gli occhi dei presenti sulla possibilità concreta che la mafia, quella mafia, la si può combattere e vincere.
“In fondo sono uomini come tutti noi” – dice Impastato -” E alcune vittorie ci sono state attraverso leggi giuste, come la confisca dei beni appartenenti alla mafia -” ma l’attenzione va spostata alla collusione continua col sistema politico, quello dei grandi appalti dove l’intervento criminale è sempre in agguato”
“Imparate, giovani, la cultura della disobbedienza civile. La colpa più grave che potete commettere è l’ubbidienza ai soprusi, al potere che tende a sopraffarvi con le sue continue sollecitazioni”
Quella casa di Peppino, ora chiamata Casa della Memoria a Cinisi (30 Km da Palermo) che ora è un museo storico a disposizione della comunità e di tutti. La casa del boss, distante 100 passi, ad ogni passo un mattone ricorda le vittime di mafia (mattone dell’inciampo), che ora appartiene alla Famiglia di Peppino e che ospita Rete 100 Passi, un network di radio, comunicazioni in rete, giornale e TV. Un esempio di come da questa e da tante altre stragi di mafia, si può e si debba ripartire per non smettere mai di lottare contro la mafia e contro i soprusi del sistema.

L’attività di confisca dei beni della mafia ha dato importanti risultati in Sicilia e dappertutto e sta consentendo anche di formare tanti giovani ed inserirli nel mondo del lavoro. A Rete 100 passi attualmente lavorano molti giovani tecnici e stanno per partire i corsi di giornalismo. Da tutta Italia i giovani possono scrivere degli articoli e mandarli per essere pubblicati o anche dei video che abbiano sempre una valenza sociale.
Un monito a mandare al diavolo quelle ombre persuasive della tv, quella comunicazione distorta che serve solo a disorientare i giovani dalla realtà, la passività che si impadronisce dei nostri giovani catapultandoli nei mondi virtuali che hanno valore solo se servono a comunicare.
“Informatevi sempre, un giovane informato è sempre pronto a capire cosa succede” ha concluso Giovanni Impastato in una sala strapiena ed entusiasta. Speriamo non restino solo parole quelle ascoltate da tutti i presenti e che si prenda coscienza che senza un’adeguata informazione non si affronta nessuna lotta e non si risolve nessuna questione di vitale importanza.
