Tempio Pausania, 29 lug. 2018-
Il racconto di una giornata di commemorazione, di quel 28 luglio 1983 tatuato nella memoria di chi c’era, di chi ha perso un padre, un fratello, un figlio, un marito, un parente. La stessa immutabile emozione del ricordo che piange ancora.
La deposizione della corona accanto al monumento, il momento del raccoglimento nel cimitero con l’altra corona, la messa in cattedrale, i canti, le parole del vice parroco Don Dario D’Angelo. Nulla è cambiato e nulla potrà mai cambiare. Curragghja non si dimenticherà mai. E’ stata la tragedia che ha cambiato il destino di Tempio, che ebbe bisogno del sacrificio di 9 uomini che affrontarono il fuoco indomabile. Non possono esserci altre parole, bastano le immagini e le foto. Il tempo non ha sbiadito la memoria di nessuno, persino chi non c’era ha vissuto quel giorno, lo ha archiviato e portato dentro di se immaginandolo dai racconti di questi 35 anni. Vanni ne contò 31 di celebrazioni e di piaghe, lui che non fu vittima allora ma morì nel gennaio del 2015. Alcuni giovani presenti ascoltano il racconto di chi c’era, i loro occhi vanno alle mani che indicano “il canalone” a valle da dove partirono le fiamme…. Qui hanno trovato…qui lo hanno “parato”…. gli aerei sono arrivati tardi…io ero là….io li ho visti morire….
Non bisogna dimenticare, non succederà mai. “Questa commemorazione a Tempio si farà sempre” – dice il sindaco Biancareddu, forse respingendo i pareri contrari di chi quel giorno lo vede superato anche dalla memoria, chi lo vorrebbe togliere dalla storia di una città che il 28 luglio del 1983 conobbe la sua tragedia maggiore. Non lo dobbiamo mai dimenticare, fu la pagina dell’altruismo migliore, il coraggio che diventa incoscienza a discapito della propria vita, il momento in cui per la prima volta una comunità divenne tale. Nel dolore condiviso, si leggono le migliori pagine del libro del 28 luglio, giornata regionale per la Lotta agli incendi. Non dimentichiamo mai, e non chiediamoci più cosa sia quel monumento di granito con i nomi incisi. Raccontiamo sempre di Curragghja e di quegli uomini che vi persero la vita.