Tempio Pausania, 278 set. 2018-
Massimo Masu, noto fotografo che fa dell’intimità delle opere la vera espressione del suo personale animo alla ricerca di nuove forme di comunicazione, ha esposto allo Spazio Faber una serie di foto sugli stati d’animo, gli stessi della sua fortissima interiorità, legata alla interpretazione della vita e degli accadimenti che spesso sono concatenati l’un l’altro, senza una separazione netta, seguendo semplicemente un continuo naturale alternarsi, senza una precisa correlazione. Massimo esprime la sua creativa natura attraverso dei volti, di solito femminili, a suo dire capaci di una migliore identificazione della sua personale intimità, l’alter ego che meglio riflette il suo pensiero di attento raccoglitore di emozioni altrui che sono in fondo le sue stesse reazioni a quanto sente o avverte. Progetta un racconto, avendo solo una base di quotidiane motivazioni, le stesse che le donne esprimono nelle pose, e che altro non sono che lo specchio che riflette ciò che lui vuole far risaltare.

“ L’alternanza senza fine degli stati d’animo, è una parte di me, sono io che metto a nudo la mia intimità e le mie sensazioni e ne chiedo la realizzazione a delle donne che scelgo a volte casualmente. Qualche volta non scelgo neppure, sono incontri fortuiti, in un bar, per strada, come se tutto non avvenga per caso ma attraverso opportunità reciproche che determinano l’incontro che diventa posa e fotografia”.
“Stati d’animo”, la personale di Massimo, è un pugno nello stomaco, sono volti di giovani donne che sembrano tridimensionali, parlano, urlano, entrano come coltelli nel fianco, presenze che guardano te negli occhi, ti dicono cosa stanno provando, trasmettono la loro anima in chiaroscuri fantastici esaltati dalla modernità di una foto di cui apprezzi solo il soggetto e il suo stato.
” Meglio il bianco e nero, senza soffermarsi alla distrazione del colore – racconta Massimo. Ciò che emerge è quanto voglio trasmettere. Al resto basta una didascalia anche se la foto racconta qualcosa di comprensibile senza che una guida didattica te lo dica. Nicola (Comerci, docente di filosofia e curatore delle didascalie) ci mette del suo, legge “oltre” quello scatto al punto che io stesso stento a capire quali diverse reazioni vengano indotte in chi osserva. La sua lettura, a volte, sembra eccessiva, tesa a intravvedere nella foto cose che mai avrei immaginato. Però è proprio questo il valore di una foto, ciascuno ci vede riflessi i propri stati d’animo e lui sa tradurre magistralmente attraverso la conoscenza e le parole. Le reazioni di chi ha visto questa mostra sono state tutte improntate alla veridicità delle mie raffigurazioni, più di un visitatore mi ha voluto dire di averci visto il proprio ritratto in quei volti. Qualcuno lo ha fatto anche commosso, tanta è stata la immedesimazione in esse”.
In un secondo vieni attraversato da 100 stati diversi, seguendo sequenze spesso illogiche ma assolutamente comuni a tutti. La bellezza di una foto, e di questa esposizione, consiste nella sua verità, inappuntabile se esaminata da un punto di vista tecnico, concretamente partecipe della vita e delle sue mille sfumature se vista non solo con gli occhi ma anche con l’anima.
Le “donne”, alle quali Massimo ha solo chiesto la libera interpretazione di un preciso stato d’animo, sono entrate nella necessaria empatia con l’autore e, mi permetto di notare, anche col visitatore che ne ha colto la valenza, sia stato donna o uomo. In fondo, un sorriso, uno stato di disagio, la rabbia, la malinconia, la spensieratezza, la felicità, il senso di colpa, col sesso hanno poco a che fare.
Bravo Massimo e eccezionali i volti delle 10 bellissime donne che hanno esaltato questa eccellente mostra.
Antonio Masoni