Tempio Pausania, 12 set. 2018-
Da qualche giorno sto pubblicando alcune poesie di un amico marchigiano di 35 anni, oltre che poeta, scrittore e anche musicista, Fabio Strinati. Mi ha confidato, in una sua comunicazione il grande amore per la Sardegna, terra che ha conosciuto e in cui vorrebbe venirci a vivere. Tanto forte è il suo legame con la nostra isola, che Fabio ha dedicato in diversi suoi lavori un particolare interesse per alcuni nostri nomi noti nel mondo, iniziando da De Andrè che sardo non era ma che in Sardegna ha vissuto una parte della sua vita, quella migliore e anche quella negativa legata al suo rapimento.
Successivamente, è stata la volta di Andrea Parodi, altra celebrità sarda a cui ha dedicato struggenti parole come di chi qui in Sardegna ci abbia sempre vissuto o comunque ne abbia tratto anima e corpo, emozioni e malinconie, stati d’animo che i viaggiatori attenti nella nostra terra colgono assai meglio di tanti che qui ci sono sempre stati. Non poteva mancare Grazia Deledda, il riferimento letterario dei sardi, quando si vuole ricordare una scrittrice che la Sardegna l’ha narrata in tutte le sue sfaccettature.
“Dolce Poesia e una perla del Nuorese”, è una lirica breve, dedicata alla grande scrittrice, premio Nobel per la letteratura nel lontanissimo 1927 con questa motivazione «per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano». Fabio Strinati aveva un arduo compito, in poche righe dare la sua visione di quel mondo agro-pastorale della Deledda, intriso di silenzi e profonde malinconie, elementi che convivevano allora nella scrittrice e che Fabio ha saputo far suoi con garbata sensibilità. La sua poesia è questa, si leggono gli accenti delle armoniche atmosfere della Deledda, raffinati passaggi che ne rammentano il tempo, “…la tua è storia di un ardore per la penna che nel cuore ascolta linfa e fertile radice in un orto nella serra…” o “…nel foglio bianco che scalpita, che smuove rami e fronde…” e ritraggono bene la vivacità della scrittura della Deledda, rivolta alla forza delle parole che arrivano forti e dirette al lettore, ma sono anche energiche e dettagliate narrazioni dei suoi personaggi, come un bagno nella natura che gradisce le parole carezzevoli e risponde da par suo. (A. Mas.)
DOLCE POESIA E UNA PERLA NEL NUORESE
Alla mia scrittrice preferita. Con affetto immenso!
A Grazia Deledda
Una gioia è firma autentica
nel foglio bianco che scalpita,
che smuove rami e fronde,
che argomenta: è amore e reale è l’insonnia
quando corteggiar parole
è quel suono greve di sensibilità
che sorge disgrega e strazia,
quando svanisce
e in un attimo riappare la tua terra
senza maschere né artifizi
se non il vizio per il bello
che nel profondo scuote il filo
di un legame intrecciato con la solitudine
distribuita e solitaria;
la tua è storia di un ardore per la penna
che nel cuore ascolta linfa
e fertile radice in un orto nella serra
che incasella lettere in forme che di verità
si nutrono come l’amore è sagoma,
di eterno o di salvezza.
FABIO STRINATI