Calangianus, « Angelo è stato questo per me e per le mie figlie», il dolore e l’emozione della compagna.

Calangianus, 28 mag. 2018-

« Angelo, ne avete scritto tutti, era una persona speciale, con le sue passioni, le sue moto, le macchine, ma aveva anche un’altra grande passione per noi, da 8 anni. Ci siamo incontrati così, casualmente. Io avevo perso mio marito da 4 anni, ma quando io e lui ci siamo conosciuti, è stata una cosa strana. Ho sentito subito che di lui mi potevo fidare perché aveva un aspetto gentile e gli occhi che sorridevano sempre. Glielo dissi subito, poi abbiamo iniziato a frequentarci e gli dissi “Guarda Angelo che non stai facendo un buono affare, devi prendere il pacchetto completo, tutte e tre”. Lui mi rispose che quello era semmai qualcosa di più, lo chiamò un valore aggiunto, e da quel momento è nata la nostra storia»

Ascoltare Menica Giagheddu, la compagna di Angelo Corsaro è un tuffo al cuore, senti  il rimpianto per aver perso un amore immenso, quello  di una persona che per lei era davvero un angelo, anche di fatto. Sono entrato in questa triste vicenda per la vicinanza con la famiglia di lui ma, forse per qualcosa che mi fa muovere in punta di piedi nelle altrui vite e nelle storie sentimentali, ho trascurato questo bellissimo ritratto di Angelo. Non conoscevo Menica, sapevo solo del suo nome, che era la compagna di lui e poco altro. Menica ha capito, ed ha anche accettato di descrivermi la figura  di Angelo  sotto una luce differente.  Da quello che leggerete, emerge una straordinaria donna che aveva già dato il suo contributo di dolore alla sua vita con la perdita del marito e un uomo altrettanto straordinario che riceve da Menica un tributo di riconoscenza per quello che lui ha saputo darle. Menica, oggi, sta rivivendo una nuova tragedia per quell’uomo dagli occhi buoni e sorridenti, sempre con le scarpe di gomma ovunque camminasse e con la delicatezza ed il rispetto che per lui erano elementi caratteriali ma per tutti noi il valore e l’essenza di un’anima dolcissima.

« Avevamo dei punti di vista forti in comune, ci scontravamo anche, ma era capace di scordare sempre perché da subito si era immerso nel mio dolore per aver perso mio marito e ne aveva rispetto, ma non convenzionale, vero, come reale era lui, un uomo autentico che aveva insite le qualità migliori che sono rare. Stavamo costruendo la casa assieme, avevamo già scelto tutto, dagli arredi alla cucina, e questo prossimo inverno ci saremmo trasferiti. Per acquistare la casa, aveva venduto il tabacchino, acceso un mutuo. Ornella, mia figlia minore, quando perse il babbo aveva 3 anni, oggi ne ha 14 e quando ha conosciuto Angelo, lui era diventato suo padre. Era il riferimento anche per Giorgia che era grandicella quando morì Carlo, mio marito. Sono stati tanti i viaggi assieme, Parigi, questo scorso inverno a Matera per Natale. Ogni fine settimana uscivamo insieme. La prima cosa che faceva ogni mattina, era il suo buongiorno con una foto dal mare di Santa Teresa, dove lavorava da una decina d’anni. Per qualsiasi cosa, anche la più banale, era sempre pronto a correre o suggerirmi la soluzione e ci pensava sempre lui. Quando ero al mare a Bados, prendeva la moto da Santa Teresa e correva da noi, fosse solo per un’ora e poi andava via. Quando Giorgia ha preso la patente, veniva appositamente per farle la scuola guida».

Le lacrime interrompono continuamente il racconto di una donna provata da un dolore profondo, sconcertata per come tutta la vicenda si è svolta, una morte che ha solo domande e forse avrà una risposta. Oltre la figura di un uomo degli anni nostri, che si è raccontata nei suoi aspetti legati alle capacità umane e lavorative, vi è anche una figura romantica  e gentile d’altri tempi che, nel privato, mantiene solidità nella vita sentimentale e diventa padre senza  mai essere stato genitore. Padre  lo era diventato, senza alcun sacrificio ma solo con la sua essenza di uomo vero. Angelo era così, un dono prezioso per chi lo ha conosciuto e un solido riferimento umano per la sua compagna e per le figlie.

«La nostra relazione era silenziosa, ci piaceva poco ad entrambi stare a casa e preferivamo gli amici, quelli della compagnia mia con Piera e Walter, che era diventata col tempo anche la sua compagnia. A me non piaceva andare in moto ma ho sempre rispettato la sua passione per i motori, anche se gli dicevo che doveva smetterla perché lamentava dei dolori alla schiena, ma lui ci scherzava sopra. Questo volevo dire, nella vita di Angelo c’era tutto quello che si sapeva ma anche questa parte della sua vita che lo completava, l’amore per me e per le mie figlie, qualcosa che chiude il cerchio della vita di una persona, rendendola compiuta. Questo  tenevo a far conoscere di quest’uomo meraviglioso».

« Io ogni mercoledì andavo a Sassari, al corso di medicina – dice Giorgia, la figlia maggiore di Menicache frequenterò da settembre prossimo, dopo il diploma al Liceo Scientifico che mi appresto a prendere. Lui veniva a prendermi a scuola ogni mercoledì a Sassari e mi portava a mangiare e poi mi accompagnava a  prendere il pullman per Calangianus. Anche quando era a Santa Teresa».

Le calde  lacrime di Giorgia suggellano il profondo legame che Angelo aveva saputo creare con lei, con la sua semplicità, la sua naturalezza senza obblighi, la sua immensa voglia di essere vicino anche a quella ragazza che sentiva figlia, come e più di una figlia. Non erano solo intenzioni le sue, quando Menica gli disse “pacchetto completo”, per Angelo davvero quelle due figlie erano il valore aggiunto.

« Mai una sola volta ha alzato le voci. Si, diceva la sua, col suo carattere forte e determinato. Però, anche quando qualche volta capitava di bisticciare, questo non era per Angelo un motivo per scordarsi di chiamare Giorgia o di pensare ad entrambe, se quello doveva fare. Lui c’era sempre, pieno di vita e forte. Mi diceva sempre, tu hai sofferto tanto, troppo, e quando tra me e loro (Giorgia e Ornella) si litigava e loro mi rispondevano male, lui le riprendeva con dolcezza e gli diceva “non trattatela così vostra madre, ricordatevi sempre quanto abbia sofferto”».

Le frasi diventano inevitabilmente tronche, interrotte continuamente dal pianto, come se venissero a sgorgare da un fiume di montagna, tanto sono pulite e emozionanti anche per me che ne registro l’intensità e il dolore.

« Con la sua discrezione, il suo garbo, ci aveva conquistato tutti -dice Piera, collega di Menica con cui ha uno studio legale al centro del paese – mio marito Walter era molto amico di Carlo, il marito di Menica. Eravamo sempre assieme e inizialmente questa relazione non la potevamo immaginare. Poi, conoscendoci meglio, Angelo sempre in punta di piedi, entrò nelle nostre vite e non solo in quella di Menica e delle figlie e per tutti noi era diventato insostituibile. Walter pensa un po’, all’inizio non voleva nemmeno conoscerlo. Angelo non si era offeso per questo, lui capiva, lui capiva sempre tutto e tutti».

«Angelo era diventato uno di noi, per me e le mie figlie era stato un grande dono ma anche per mio padre, 92 anni, che da subito si mostrò riluttante a vederselo in casa. Era molto legato a Carlo e non accettava questo uomo nella vita di sua figlia. Piano piano anche lui fu travolto da Angelo, che quando lo vedeva entrare sorridente, lo abbracciava, mentre lui gli offriva solo la mano per un saluto. Io vedevo la faccia di babbo che era stupito, ma alla fine contento. Aveva capito che Angelo voleva solo manifestare il suo affetto e la sua presenza. Questo era Angelo, questo era per me, per noi, per chi lo ha conosciuto».

Sono tante le emozioni di questa serata, nella quale la figura di un uomo che ci la lasciati, è stata letta anche da una nuova angolazione. Era giusto farlo, perché aldilà del rombo di un motore di una moto o di una macchina, nella breve vita di Angelo è esistito l’amore vero per una donna già provata dalla vita e verso cui lui è stato non solo compagno ma anche padre per le sue figlie.

Si aggiunge anche questo profilo a conferma della grandezza di un uomo che non viene misurata da quanto fa nella vita ma dal come ha saputo essere se stesso, silenzioso e determinato, amorevole e allegro, prezioso interprete del miglior copione che si possa pensare di vivere.

Grazie Menica, Ornella, Giorgia, Piera, e grazie Angelo perché oggi sappiamo meglio chi sei stato.

Antonio Masoni

 

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